Published on Dicembre 18th, 2014 | by redazione
0In Ferrari, più che una rivoluzione è uno tsunami
Più che una rivoluzione è uno tsunami organizzativo quello che ha finito di abbattersi in questi giorni sulla Scuderia Ferrari.
Con l’arrivo del nuovo direttore generale / team principal Maurizio Arrivabene, ufficialmente in carica dal 1° dicembre, quel poco che era rimasto della gestione del presidentissimo Luca Montezemolo è stato spazzato via. Unico superstite del repulisti voluto dalla nuova gestione è James Allison, confermato alla direzione tecnica a cui è stata aggiunta, ad interim, quella dell’ingegneria in pista.
Ieri sono stati allontanati da Maranello altri tre pezzi da novanta: Nikolas Tombazis, progettista capo in Ferrari dal 2006 al 2014; Pat Fry, capo telaista in Ferrari dal 2010; Hamashima, dal 2012 “analista” delle performance dei pneumatici in Ferrari.
Si aggiungo all’elenco di quello che avevano lasciato la Rossa nel corso del 2014: in aprile, si era dimesso il team principal Stefano Domenicali sostituito da Marco Mattiacci; in estate era stato licenziato il capo motorista Luca Marmorini; in settembre era toccato al presidente Luca Montezemolo sostituito da Sergio Marchionne; a fine novembre a Marco Mattiacci, sostituito da Maurizio Arrivabene, e a Fernando Alonso, sostituito da Sebastian Vettel.
Per il 2015 la linea tecnica della Scuderia sarà tutta italiana: chief designer è stato nominato Simone Resta, alla direzione Power Unit Mattia Binotto, coadiuvato da Lorenzo Sassi in qualità di Chief Designer Power Unit.
La direzione delle attività sportive relative alla Formula 1 è stata affidata a Massimo Rivola, mentre per le competizioni GT e Corse Clienti la responsabilità è stata attribuita ad Antonello Coletta. La Ferrari Driver Academy rimane gestita da Luca Baldisserri.
L’ufficio stampa è stata affidato ad Alberto Antonini, firma nota di Autosprint e commentatore Gran Premi prima in Rai e poi in Sky Sport. Antonini subentra a Renato Bisignani, nominato Marketing Manager e Acquisition.
Che dire di tutta questa ventata tricolore in Ferrari dopo anni di egemonia anglofila? Forse il tentativo di dare una bella pennellata rigenatrice di “made in Italy” (elemento che nonostante tutto ha ancora molto valore nel mondo) al marchio del Cavallino per accrescerne il valore prima della sua collocazione in Borsa?
Nella foto, bicchierata d’auguri tra Piero Ferrari, Maurizio Arrivabene, Sergio Marchionne, Amedeo Felisa e John Elkann. Porterà bene?