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Published on Luglio 15th, 2014 | by redazione

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Autodromo di Monza: una valigetta dimenticata fa scoprire una nuova evasione fiscale

Ormai si continua a scoprire che per almeno un decennio l’Autodromo di Monza è stato più “scena del crimine” che impianto sportivo, con la Magistratura che scopre sempre nuovi fatti penali su cui indagare. L’ultimo in ordine di tempo riguarda, come svela Marco Galvani sul sito on line del quotidiano Il Giorno, “un sistema di incassi in nero che sarebbero sfuggiti alla contabilità ufficiale della Sias”, ossia della società che da sempre gestisce l’autodromo. L’evasione fiscale stimata si aggira sui tre milioni di euro”.

Il nuovo filone d’inchiesta ha origine da un fatto casuale. Il settembre scorso viene trovata da un passante una valigetta abbandonata. Aperta, con tutte le precauzioni del caso, la Polizia trova documenti e soprattutto 105mila euro in contanti. Viene anche individuato il proprietario, uno sbadato berlinese di 72 anni, che, portato in Commissariato, spiega candidamente che quei soldi servivano per un evento organizzato in Autodromo.

Ferrari Enrico

L’ex direttore dell’Autodromo Enrico Ferrari al centro di una nuova indagine per reati fiscali.

“Proprio in quei giorni giorni – scrive Galvani – in pista c’erano le gare di auto del Porsche Club Nurburgring, proprio una di quelle manifestazioni che oggi risultano essere oggetto d’indagine. Perché i riscontri effettuati dai finanzieri dimostrano una sospetta non corrispondenza fra i prezzi di listino dell’Autodromo per il noleggio della pista e gli incassi documentati. Ancor più sospetti perché «non c’è alcuna direttiva o disposizione attributiva della facoltà, in capo al direttore generale (Enrico Ferrari, ndr) di praticare tariffe agevolate o comunque non in linea con quanto previsto dai listini ufficiali annualmente aggiornati”.

Nel mirino, gli affitti del circuito da parte di due società svizzere (Kuno e Moto Center Thun) e di una tedesca (Porsche Club Nurburgring Sportpromotion) fra il 2007 e il 2012.

“Ci sono casi in cui il pagamento documentato è la metà di quanto previsto dal listino e addirittura fine settimana in cui la pista risulterebbe data a titolo completamente gratuito. E visto che di sconti e di trattamenti di favore non ne sono previsti, gli investigatori ritengono che la differenza o l’intero importo venisse versata in contanti nelle mani del direttore Ferrari”.

La consuetudine cambia, però, nel 2013, quando, conclude l’artico Marco Galvani, “l’inchiesta appura che il nuovo management dell’Autodromo applica i prezzi previsti da listino e fattura corrispondenti importi. E tornando ai sei anni sotto esame dalla magistratura, i conti sono presto fatti, arrivando a calcolare un mancato introito sofferto da Sias di almeno 1.033.400 euro presumibilmente gestiti, secondo l’accusa, dall’ex direttore”.

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