Formula 1

Published on Aprile 23rd, 2014 | by Bruno Brida

0

Jacques Villeneuve: “La Formula 1 d’oggi è roba da vecchi!”

Checché io lo giudichi come pilota, una cosa è certa: Jacques Villeneuve è uno che non teme di dire quello che pensa, dote quantomai rara nel mondo delle corse. Soprattutto se, come accaduto sul circuito di Franciacorta in occasione della presentazione della prima edizione del mondiale di Rallycross che disputerà con una Peugeot 208 Supercar dell’Albatec Racing (nella foto è col compagno di squadra Andy Scott durante la presentazione del Mondiale), lo trovi rilassato, magari seduto sulle gradinate, con in mano un piatto di pasta.

Jacques, perché questa nuova avventura nel Rallycross? “Mi piace affrontare sempre nuove sfide e questa mi piace in modo particolare”. Perché? “Perché è il modo di correre che preferisco, senza strategie … un corpo a corpo entusiasmante, come si correva una volta. Spettacolo puro per il pubblico e scariche di adrenalina per i piloti. Una miscela esplosiva”.

Che esperienza hai nel rallycross? “Nessuna, a parte qualche giro di prova su un circuito francese. Poca roba. Comunque ho capito che si guida come sulle corse sul ghiaccio, molto pulito e cercando di derapare il meno possibile. Le spazzolate fanno divertire la gente ma fanno perdere tempo. Quello che devo imparare sono i salti … per uno abituato alla pista sono un po’ innaturali”.

Un allenamento per debuttare nei rally? “Mai e poi mai! Io voglio correre sereno, non voglio essere responsabile dell’integrità di chi mi si siede accanto. Per me i navigatori sono dei veri pazzi”.

Pazzi per pazzi, che ne pensi di quanto successo alla Ferrari con le dimissioni di Stefano Domenicali? “Domenicali è stata la vittima sacrificale di un altro inizio di stagione negativo. Le dimissioni di un capo, quando le cose vanno male, sono nella normalità. Meno normale che vengano date ed accettate quando è in pieno svolgimento un campionato. Non ha senso”.

A proposito, come sono queste nuove Formula 1? “Sono decisamente meno impegnative di quelle dell’anno scorso. In Bahrain si è visto che nelle curve vanno più piano delle GP2 e recuperano solo in rettilineo. Roba da vecchi. Sono talmente poco faticose che i piloti non devono neppure fare più palestra come un tempo, quando dovevano fare i conti con tanti G in curva. Insomma, i Gran Premi rischiano di diventare quello che erano una volta le gare endurance, dove contava più il passo regolare che la prestazione pura. Il bello è che le gare di durata di oggi, quelle del Wec, sono diventate, per impegno, fatica, velocità, delle gare sprint di sei, dodici, 24 ore”.

Insomma, una Formula 1 che non ti piace … “Non mi piace l’ambiente, dove tutti sono amici di tutti, dove il secondo arrivato festeggia esultante la vittoria del compagno. Ai miei tempi, se vinceva il mio compagno io ero incazzato nero … altro che festeggiamenti”.

Eravate più duri in pista … “Sì, ma sapevamo qual era il limite da non superare … non avremmo mai dato ruotate in pieno rettilineo come si vede accadere oggi”.

La Mercedes ha il titolo in tasca? “Nelle corse nulla è mai scontato. Diciamo che solo la Mercedes può perdere il titolo, anche perché non ha ancora messo in campo tutto il suo vero potenziale. Per farlo aspetta solo le contromosse degli avversari”.

Il titolo piloti a Rosberg o ad Hamilton? “Non lo so. Dico solo che dai dati della telemetria si vede che Rosberg consuma più gomme e più benzina per stare al passo di Hamilton. Sfrutta troppo il motore, con rischio di romperlo. Che detto tra noi, non sarebbe un guaio”. In che senso non sarebbe un guaio per lui? “Da quello che vedo da anni, un motore riparato va poi più forte di quando era nuovo. Evidentemente, già che c’erano, i tecnici gli hanno dato una bella sistemata, con la Fia che chiude spesso un occhio, se non due. Naturalmente, piccole modifiche, non stravolgimenti, ma che fanno bene alle prestazioni. Strano, vero?”.

Sei d’accordo sull’aumentare il consumo di carburante, come richiesto anche dalla Ferrari? “Perché mai? Perché la Mercedes ha lavorato meglio degli altri? Lo sapevano tutti che i tedeschi avevano iniziato a lavorare sulla loro power unit tre anni fa e che avevano ottenuto risultati incoraggianti? Bravi loro, meno bravi gli altri. Tutto qui”.

Il prossimo primo maggio sono vent’anni dalla morte di Ayrton Senna … “e di Razenberger, ci si dimentica spesso di lui. La sua scomparsa mi ha compito molto perché lo conoscevo bene. Aveva qualche anno più di me e quando correvamo in Giappone mi aveva preso sotto la sua ala protettrice. Senna non lo conoscevo personalmente”.

D’accordo, ma cosa pensi di Senna? “Senna è stato il Senna che il pubblico ricorda perché c’è stato un Prost sulla sua strada. Sono stati i loro duelli a fare nascere la leggenda Senna. Duelli duri, ma meno di quello che si vedeva in televisione. Anche a loro faceva comodo ingigantire pubblicamente la loro rivalità, a favore degli sponsor. Acerrimi rivali sì, ma fino ad un certo punto”. Ed il caso Suzuka … “Beh, lì c’era il titolo in palio. Non dimentichiamoci che erano due bravi bastardi”.

Ma Senna è diventato un mito, Prost no … “Senna è morto drammaticamente. La gente ricorda il campione morto e dimentica quello andato in pensione”.

Per concludere, tra un mese c’è la Indy500 a cui tu parteciperai dopo quasi 20 anni dalla tua vittoria? “Se ci penso mi viene la tremarella… sono emozionato. Indy è una gara fantastica, unica, con velocità pazzesche. Non vedo l’ora di calarmi nell’abitacolo per ritrovare le emozioni di un tempo. Devo solo dimenticarmi le abitudini prese correndo in Nascar. A Indianapolis possono essere molto pericolose”.

 

Print Friendly, PDF & Email

Tags: , , ,


About the Author

Laureato in ingegneria. Giornalista da oltre 40 anni nel settore motoristico, produzione e sportivo. Consulente della comunicazione. Esperienze: redattore di Quattroruote, caporedattore di Autoruore 4x4, caporedattore centrale della Gazzetta di Crema e della Gazzetta di Monza, direttore di Paddock.



Back to Top ↑