Avrebbe compiuto 54 anni, se non ci fosse stato quel tragico 1 maggio ad Imola. Proprio lui, il mito, la leggenda: Ayrton Senna De Silva. Nasceva a San Paolo, il primo giorno di primavera. Salì da piccolo su un kart, donato a sua sorella Vivianne, non è più sceso.
Per correre ha abbandonato il cognome del padre, Silva, troppo comune in Brasile, per prendere quello di sua madre, Senna.
E’ stato un genio, un tiranno, una persona benevola e umile, ma in certi casi arrogante ed estremamente egocentrico. Le sfide erano il suo vivere quotidiano, sempre al massimo, sempre concentrato.
E’ stato un uomo che ha diviso l’opinione come nessun altro. Non c’erano vie di mezzo: o lo si amava o lo si odiava. Sapeva farsi rispettare dai suoi avversari, ma spesso era in grado di provocarli e provocare forti reazioni verso di lui. Ha vinto tanto, ma ha anche perso solo per il gusto della sfida estrema.
Ma c’era una cosa che nessuno potrà mai negare: è stato uno dei piloti più veloci, ma sicuramente il più determinato che il mondo abbia mai visto.