Emmo, il fenomeno del 1970 - Motoremotion.it


Storia

Published on Dicembre 11th, 2013 | by Massimo Campi

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Emmo, il fenomeno del 1970

fittipaldi1 Brasiliano, di origini italiane e russo polacche,  soprannominato  “Emmo”  ma anche “El Rato” per la sua dentatura caratteristica. Parliamo di Emerson Fittipaldi, nato a San Paolo il 12 dicembre del 1946. Emerson e Wilson, i due fratelli, uniti dalla grande passione per la meccanica e le corse. Emerson inizia la sua carriera con le due ruote, ma a 16 anni segue le orme del fratello maggiore che aveva già iniziato a correre con i kart. I Fittipaldi vanno forte, Emerson fa anche il meccanico e nel 1966 debutta in Formula Vee. Un anno di apprendistato ed il secondo per conquistare il suo primo titolo. È campione Brasiliano, ma le piste sudamericane gli vanno presto strette e nel 1969 non gli resta che sbarcare in Europa, arriva in Inghilterra, ben altro clima rispetto alle assolate piste brasiliane, anche in pista, dove i piloti sono dei veri duri e spesso si fa a ruotate per emergere. Gareggia in Formula Ford e dopo un inizio difficile, si unì al team di Denny Rowland, col quale ottenne ottimi risultati tanto che in tre mesi passò alla F3 inglese. Qui, alla guida di una Lotus fornitagli dal team di Jim Russell, si mostrò intelligente e molto veloce, tanto che conquistò il titolo.

Colin Chapman si accorge presto di quel ragazzo brasiliano, grandi basette e un sorriso spesso stampato sulle labbra. Lo mette al volante della sua Formula Due. In pista è veloce, pulito, ma soprattutto intelligente, ha già una visione della gara, e capisce che non serve rischiare più del dovuto, ma l’importante è sapere sfruttare al meglio il mezzo e le situazioni per conquistare il miglior risultato possibile. È il 1970, la Lotus 72 e Jochen Rindt stanno sbancando il campionato. Il secondo pilota della Lotus è Miles, ma non sempre è all’altezza della situazione e Chapman fa debuttare Fittipaldi nel GP d’Inghilterra per aiutare Rindt nella conquista del titolo. In qualifica è 21° in gara finisce 8°, non un risultato eclatante ma un buon debutto per quel giovane che guidava la F.1 per la prima volta. Ma già al secondo GP, in Germania, si fece notare. Infatti dopo essere partito dalla tredicesima piazza riuscì a conquistare una quarta posizione di grande valore, mentre il suo caposquadra Rindt conquistava la sua ultima vittoria nel mondiale.

Emerson_Fittipaldi_1972_Austrian_GP

Dopo la gara dell’Austria, in cui si ritrovò quindicesimo, giunse il terribile appuntamento di Monza. Il giorno del dramma di Jochen Rindt. Alla Lotus sono nel panico, si ritirano dalla gara e John Miles traumatizzato dalla morte dell’austriaco, annunciò il suo improvviso e immediato ritiro. Fittipaldi, con soli tre Gran Premi all’attivo si ritrovò da terza guida a leader del team. Dopo che la squadra Lotus ha saltato anche il GP del Canada per lutto, Emmo si mostrò il naturale successore del defunto Rindt nel cruciale GP degli Stati Uniti, a Watkins Glen. Terzo in prova, dopo una brutta partenza, fece una poderosa rimonta, al termine della quale, a nove giri dalla fine, superò Pedro Rodríguez, andando a vincere una gara alla sua quarta partecipazione ad un GP, e impedendo a Jacky Ickx di togliere il titolo allo sfortunato Jochen Rindt, grazie anche alla possibilità di usare la nuova Lotus 72.

La stagione 1971 prometteva di essere brillante per il brasiliano. Sfortunatamente, così non accadde. Innanzitutto, prima dell’inizio del campionato, Fittipaldi fu vittima assieme alla moglie di un incidente stradale, nel quale fu ferito dai pezzi dei vetri della vettura. Chapman non contento della veloce 72 dirottò le risorse nella fallimentare vettura a turbina. Fu un disastro e presto si dovette ritirare fuori la vecchia 72. Fittipaldi ottiene due terzi posti, in Francia al Paul Ricard e in Gran Bretagna, a Silverstone, concludendo al sesto posto in campionato con 16 punti, mentre il compagno di squadra Wisell arrivò nono con 9 punti.

Nel 1972 la Lotus, chiamata ora ufficialmente col marchio JPS, migliorò la 72D permettendo a Emerson Fittipaldi di conquistare il suo primo titolo mondiale. A Monza, gara che poteva essere facilmente vinta dalla Ferrari, costretta però ad abbandonare, vinse Fittipaldi e, a 25 anni, si laureò campione del mondo con due gare d’anticipo, dopo un duello con Jackie Stewart. Emerson diventò il più giovane campione della Formula 1 a poco più di venticinque anni. Il suo record ha resistito fino al 2005 quando è stato battuto da Alonso.

Nel 1973 accanto a Fittipaldi arriva Ronnie Peterson. La lotta fratricida tra i due spianerà la strada alla Tyrrell di Stewarth che conquista il suo terzo titolo mondiale. Per il  1974 Emmo decide che è ora di lasciare la Lotus e fugge in McLaren dove Teddy Mayer schiera M23 progettata da Gordon Coppuck. Accanto a sé il brasiliano ha il campione del mondo 1967 Denny Hulme. In sintesi ha fatto la scelta giusta, in quanto la Lotus si è trovata in grande difficoltà e la McLaren invece viaggia come un treno. Le avversarie sono le Ferrari di Ragazzoni e Lauda, ma a fine anno Fittipaldi è di nuovo campione del mondo.

La M23 versione 1975 deluse enormemente, soprattutto a causa di una scarsa tenuta di strada. La squadra McLaren passò il 1975 a tentare di risolvere inutilmente questo problema tramite parecchie soluzioni, come per esempio l’installazione di elementi tipo “minigonna” sotto la carrozzeria della vettura per il GP di Germania, senza successo. Malgrado il suo talento, Emerson non ha potuto far altro che raccogliere pochi risultati e fu costretto a cedere la corona a Niki Lauda, la cui Ferrari stava dominando il campionato. Riuscì quanto meno a raccogliere un secondo posto a Montecarlo, ma le sue motivazioni stavano calando. Il suo talento però era intatto, tanto che a Silverstone colse sotto la pioggia quella che forse è considerata la sua vittoria più bella. Mentre una leggera pioggia stava cadendo sulla pista, lui azzardò, e rimase in pista con gomme da asciutto mentre altri piloti si fermavano per mettere le “rain”. La pioggia smise di cadere ed Emerson, non essendosi fermato, si ritrovò in testa alla gara. Alla fine ci fu un acquazzone che lo costrinse a fermarsi, ma la gara fu stoppata dai commissari, mantenendolo in testa alla fine della gara. Nessuno poteva ancora immaginarlo, ma da quel giorno non si sarebbe mai più rivisto Emerson Fittipaldi sul gradino più alto del podio in Formula 1.

fittipaldi3

In seguito la carriera di Fittipaldi verrà rivoluzionata. Il fratello Wilson, pur buon pilota, decide di fare il costruttore e realizza la Copersucar, vettura brasiliana finanziata con i soldi del più grande zuccherificio del sudamerica. Emerson decide di dare una mano all’avventura del fratello, ma ben presto si deve abituare agli ultimi posti della griglia, un ruolo inusuale per un bicampione del mondo come lui. Il calvario continua per diversi anni, con alcuni alti e tanti bassi. Emerson alla fine del 1980 prese la decisione di chiudere propria carriera in Formula 1. A 34 anni, dopo 10 passati nella categoria regina, dalla quale ha avuto gloria, delusioni, ma anche due titoli mondiali nel 1972 e 1974, il paulista decise di concludere la propria carriera sportiva per concentrarsi solamente sul ruolo di team manager. L’avventura continua per altri due anni ed alla fine del 1982  Emerson e Wilson Fittipaldi decisero di abbandonare l’avventura.

Un paio di anni sabbatici e nel 1984 Emerson Fittipaldi ritrova la voglia di rimettersi nell’abitacolo di una monoposto debuttando in America nella serie CART, diventando presto uno degli idoli del pubblico. Trovò un volante al team Patrick Racing in cui rimase fino al 1989. Nel 1990 passò poi alla scuderia di Roger Penske, dove rimase fino al 1995, anno in cui passò alla Lola. Nel 1996, però un grave incidente pose fine alla carriera del brasiliano.

Nel suo palmarès conta due 500 miglia di Indianapolis, che allora faceva parte del calendario della categoria, vinte nel 1989 e nel 1993. Proprio nel 1989 Fittipaldi trionfò anche nella classifica generale CART diventando il campione della serie.

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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