Storia

Published on Aprile 21st, 2013 | by Massimo Campi

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Vittorio Jano, tra Lancia e Ferrari

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Eugenio Castellotti

 

È stato uno dei grandi geni della progettazione, le più famose Alfa Romeo dell’anteguerra sono uscite dalla sua matita, ma dopo avere progettato le vetture che hanno conquistato le gare più importanti e campionati a ripetizione, in atrito con la dirigenza del Portello, voluta dall’I.R.I. decide di abbandonare l’ambiente milanese. Alla fine del 1937 Jano riprende la strada di Torino e diventa il Direttore del Reparto Esperienze della Lancia. Per il grande tecnico si apre una nuova stagione e ben presto si vedono i frutti: i progetti della Ardea, dell’Aurelia, il camion Esatau ed in seguito la piccola Appia portano la sua firma.

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Ascari alla curva della vecchia stazione_Monaco 1955

Le Lancia da Corsa

La seconda guerra mondiale è un periodo nero, soprattutto per Jano che subisce la scomparsa dell’unico figlio. Con la ripresa postbellica anche la Lancia vive un nuovo periodo di fervore e nel 1951 Gianni Lancia decide di entrare nel mondo delle competizioni affidando a Jano la progettazione della B20, derivata dalla Aurelia.

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Nurburgring 1953 le lancia D23 e D24 al via

Non pago dei pur eccellenti risultati ottenuti con le B20, Gianni Lancia, contando anche sull’esperienza e sulla capacità del suo più celebre progettista, vuole fare un salto di qualità e partecipare con una “vera” macchina da competizione alle gare di maggior rilevanza, anche per misurarsi nel Campionato Internazionale Vetture Sport che viene varato nel 1953. Viene così messa in cantiere la berlinetta D20 da 3 litri, che esordisce proprio nel 1953 alla Mille Miglia (dove ottiene uno splendido terzo posto) e che si aggiudica, nello stesso anno, la Targa Florio. Appare subito evidente che la D20 non può che rappresentare l’inizio e già nella primavera del 1953, Gianni Lancia ritiene imprescindibile far trasformare la sua “arma” da coupé in spider, per risparmiare in peso ed incrementare le doti di agilità facendo nascere la D23 che verrà presto evoluta nella nuova più moderna D24 che raggiungerà fama internazionale dopo la strepitosa vittoria allaCarrera Panamericana nel novembre 1953 e nel 1954 continua ottenendo parecchie affermazioni di prestigio (Mille Miglia, Targa Florio, Giro di Sicilia, ecc).

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Ascari ai box di Montecarlo 1955

Vittorio Jano è però impegnato nel progetto della vettura di F.1, la D50, che rappresenta il canto del cigno della lunga carriera del torinese. La gestazione è lunga, la vettura è abbastanza rivoluzionara con serbatoi laterali in stile aeronautico, e sospensioni a ruote indipendenti.  Jano, termina la progettazione esecutiva nel settembre 1953. Il problema piloti è presto risolto, dal momento che Gianni Lancia riesce a convincere della bontà del progetto due nomi altisonanti: Alberto Ascari e Luigi Villoresi ma il lungo periodo di messa a punto fa debuttare la vettura nel 1955. Intanto la Lancia non naviga finanziariamente in acque tranquille, in fabbrica arriva l’ing Antonio Fessia poco incline all’attività agonistica, a cui verrà in seguito data la direzione tecnica dell’azienda. Vittorio Jano ad inizio del 1955 rassegna le dimissioni, pur rimanendo come consulente tecnico.

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Peter Collins con la Lancia-Ferrari D50

Il 22 maggio 1955, a Montecarlo, Ascari finisce in mare con la sua D50, poi, appena 4 giorni dopo, il fatale incidente. Eugenio Castellotti (impegnato con la Lancia soltanto per la Formula Uno) sta provando una Ferrari sport da 3 litri, del tipo 750S. Lo raggiunge Alberto Ascari, invitato telefonicamente dallo stesso Eugenio ad assistere a questi test. Inaspettatamente, Ascari chiede di poter effettuare un paio di giri. Il campione italiano sale in macchina, compie un primo giro d’assaggio, poi si lancia in velocità ed alla curva del vialone, apparentemente senza una ragione precisa, sbanda e vola fuori dalla pista. La macchina finisce la sua corsa, a ruote all’aria, tra il verde e gli alberi del parco. Ascari è proiettato fuori dalla vettura e muore praticamente sul colpo.

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la Lancia D24 alla mille miglia

L’annuncio che segue alla morte di Ascari, pur scarno, anticipa “tutto” ciò che sta accadendo in casa Lancia. “La scuderia Lancia, in seguito alla morte del suo capitano, Alberto Ascari, ha deciso di sospendere la sua attività agonistica”. Gianni Lancia nel contempo viene estromesso dalla sua fabbrica e parte per il Sudamerica, un viaggio che sancisce la conclusione dell’avventura dell’ingegnere in seno alla casa che reca il suo nome. In quegli stessi giorni, infatti, la famiglia lombarda Pesenti (proprietaria anche dell’Italcementi) sta trattando per rilevare la maggioranza azionaria Lancia e pare pretenda dalla Signora Adele Lancia, che al momento mantiene la Presidenza, l’allontanamento del figlio Gianni. Le Lancia D50 vengono cedute alla Ferrari e Vittorio Jano segue le sue creature a Maranello. Manuel Fangio conquista il titolo mondiale del 1956 con la Ferrari-Lancia D50, il tecnico torinese continuerà a fare il consulente per il Cavallino Rampante andando diverse volte a trovare Enzo Ferrari per alcuni anni.

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Fangio, campione mondiale con la Lancia-Ferrari D50

Il dramma della fine

“Noto progettista di auto da corsa si uccide con un colpo di pistola” titola La Stampa di Torino il 14 marzo 1965. Non lasciò un biglietto, nessuna spiegazione: con un gesto estremo cessò drammaticamente l’esistenza di uno dei più grandi progettisti dello scorso secolo. Aveva 74 anni, la moglie Rosina gli era ancora accanto, nella loro solitudine, dopo la morte del figlio Francesco avvenuta 20 anni prima per una malattia polmonare durante il servizio militare in tempo di guerra. Forse la depressione, forse la scoperta di una brutta malattia come quella che aveva appena portato via il fratello, il mistero non è mai stato chiarito.

Jano non era un ingegnere, si era diplomato all’Istituto Professionale Operaio di Torino. Si intendeva molto con Enzo Ferrari, erano abbastanza simili, duri e determinati. Anche Ferrari non era Ingegnere, anche se gli fu data una laurea ad honoris causa, a Jano no, ma avevano una visione delle meccanica applicata alle corse superiore a tutti quanti.

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Ha vissuto da forte e da forte ci ha lasciato” con queste ultime parole Enzo Ferrari ha condensato il senso dell’esistenza di Vittorio Jano.

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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