Published on Marzo 13th, 2013 | by Massimo Campi
0Ettore Bugatti: l’artista dell’automobile
Il 15 settembre del 1885 nasceva in un palazzo nobile milanese, esattamente al n°3 di Piazzale Baimonti, Ettore Arco Isidoro Bugatti, un uomo che ha rivoluzionato lo styling dell’automobile. Ettore Bugatti in gioventù viene formato all’accademia di Brera, sia il padre Carlo che il nonno sono artisti rinomati. Carlo è un fabbricante di originali mobili in stile orientali, mentre il nonno è uno scultore e l’arte è di casa nella famiglia Bugatti. Nella casa di Piazzale Baiamonti sono molti gli artisti che passano: Giacomo Puccini, Ruggero Leoncavallo, Tito Ricordi, Pavel Troubetzkoy, Ercole Rosa, Giovanni Segantini. L’atmosfera bohemienne influenzò molto le scelte famigliari, tanto che il fratello minore di Ettore venne chiamato Rembrant e divenne un valente scultore, ma si suicidò nel 1916 in preda ad una depressione dopo avere subito i bombardamenti ad Anversa.
Nonostante gli studi artististici, a 16 anni Ettore rimane folgorato dal mondo dei motori ed a 16 anni lascia gli studi accademici per entrare come apprendista dalla Prinetti e Stucchi, una società che fabbricava tricicli a motore in via Tortona n°11 a Milano. In breve tempo le qualità di Ettore emergono e diventa ben presto il progettista della ditta e realizza il triciclo bimotore che conquista la vittoria di classe nella corsa Verona-Brescia-Verona nel 1899. Il tracciato è di 161 Km e viene percorso a quasi 40 all’ora di media. Nel 1901 Bugatti vince la medaglia d’oro alla Mostra Internazionale di Milano con una vettura ideata da lui. Arriva ben presto la notorietà internazionale e l’anno successivo si trasferisce in Germania dove lavora come progettista per tre importanti case: De Dietrich, Mathis e Deutz. Mentre lavora ancora per la Deutz inizia a progettare per se stesso preparandosi al grande salto come costruttore in proprio. Le sua passioni, oltre ai motori, sono i cavalli e nel 1908 costruisce nella sua cantina una Vetturetta che battezza “Le Petit Pur Sang”, il piccolo purosangue, in onore alla sua seconda passione. Il radiatore è già a ferro di cavallo, proprio per simboleggiare il veloce quadrupede. Alla fine del 1909 il grande salto ed a Molsheim, in Alsazia, nasce la Bugatti, una fabbrica che segnerà una importante tappa nella storia dell’automobile. L’anno successivo escono solamente cinque auto da Molsheim, ma nel 1910 sono già 75 le vetture prodotte.
Le vetture prodotte nei 29 anni della storia di questo marchio (dal 1910 al 1939), sono solamente 7.800, tutto sommato numeri piccoli, ma il patron Ettore non ha mai badato alla quantità, ma alla qualità, con una ossessione soprattutto per le soluzioni estetiche, sempre di alto pregio. Le Bugatti sono vetture potenti e veloci, agili nelle forme, ideali per prendere parte alle competizioni. Tutti i più grandi campioni tra le due guerre hanno impugnato il volante di una Bugatti e tra il 1924 ed il 1927 vengono vinte ben 1.851 gare dalle vetture di Molsheim.
Il capolavoro è la tipo “35”, che domina la scena dal ’24 al ’30. La formazione artistica di Ettore Bugatti si vede soprattutto nei particolari: anche i motori i motori hanno una eleganza strutturale, con superfici tirate a lucido e finite a raschietto. Le ruote sono già in lega leggera, una soluzione rivoluzionaria per le vetture anteguerra. Anche il figlio Jean viene ben presto integrato nell’azienda, dimostra subito di avere grandi doti come progettista realizzando la “57”, la vettura di maggior successo costruita in ben 710 esemplari dal ’34 al ’40. Ettore ebbe ben sei figli, ma il più famoso fu proprio Jean, nato nel 1909, che disegnò splendidi coupè aerodinamici come la 57C Atlantic, una delle più belle vetture mai realizzate.
Ettore Bugatti fu un lavoratore instancabile ed innamorato della sua attività, anche se lo stile di vita della famiglia Bugatti era sempre influenzato dal lato estetico delle cose. Comprò castelli, un grande yacht, allevò cavalli, si fece sempre fare abiti da grandi sarti.
Ettore Bugatti nel 1929 decise di realizzare la sua auto più imponente: la tipo “41 Royale”, una vettura senza nessun limite per l’epoca. Si può iniziare dal motore, un 8 cilindri di ben 12.763 cc, un passo di ben 4.318 mm, ed il prezzo tre volte superiore alle più costose e lussuose auto dell’epoca. Ne vennero realizzati solo sei esemplari, ricarozzati diverse volte ed acquistati dai più grandi nababbi dell’epoca. La fine degli anni ’30, ed il secondo conflitto mondiale, decretano il declino della casa di Molsheim. L’11 agosto del 1939 Jean Bugatti muore mentre sta collaudando una vettura da corsa. L’Alsazia è una regione contesa tra Germania e Francia: nel 1909 è ancora tedesca, quando Ettore Bugatti si instaura a Molsheim, ma dopo la prima guerra mondiale passa alla Francia. La Germania all’inizio della seconda guerra mondiale invade nuovamente l’Alsazia, la fabbrica viene convertita alla produzione bellica di siluri e Bugatti riesce a trasferire la produzione di vetture a Bordeaux prima dell’occupazione nazista. Alla fine del conflitto Ettore Bugatti viene accusato di collaborazionismo con i tedeschi, ma riesce a dimostrare di non avere mai lavorato con il nemico. Intanto il governo francese ha sequestrato la fabbrica ed i possedimenti e Bugatti si deve inoltrare in una lunga causa per riavere i suoi beni. L’11 giugno del 1947 la corte di appello di Colmar riconosce le ragioni dei Bugatti, ma Ettore non riuscirà più a tornare in Alsazia. Le sofferenze patite durante la guerra, la morte del figlio Jean, il lungo processo hanno gravemente minato la sua salute ed il 21 agosto dello stesso anno muore all’ospedale di Neully vicino a Parigi.
Gli eredi hanno tentato di fare rivivere la casa di Molsheim, nel dopoguerra alcune vetture furono carrozzate da importanti carrozzieri, una monoposto venne schierata senza successo nel G.P. di Francia del ’56, ma senza il genio di Ettore e Jean la Bugatti chiuse ben presto i battenti.
Nei primi anni ’90 Romano Artioli riprese il marchio Bugatti per dare vita ad una fabbrica di supercar a Campogalliano, un tentativo ben presto naufragato anche se venne prodotta la 110, una delle più potenti ed esclusive granturismo di quegli anni. Il marchio viene successivamente acquistato dalla Volkswagen nel 1998 che realizza la Veyron (dal nome del vincitore di Le Mans del 1939), la più esclusiva supercar presente sul mercato. In puro stile di Ettore Bugatti, monta un motore 16 cilindri di 7.993 cc, con una potenza di 1.001 cv, 407 Km/h di velocità massima ed un costo di 1.200.000 euro (Iva esclusa!).