Immagini ©Massimo Campi – Raul Zacchè/Actualfoto
Sul tracciato della Sarthe la Ferrari ha scritto pagine indelebili, con due date in particolare che risuonano con un’eco potente: il 1965 e il 2025. Due vittorie, sessant’anni di storia, ma un unico, inconfondibile filo a legarle: la passione, l’ingegno e la determinazione del Cavallino Rampante e di chi sa gestire le sue vetture.
Il 1965 rappresenta l’ultima danza della Ferrari 250 LM, la fine di un’epoca. In quegli anni il mondo del motorsport correva veloce, le tecnologie si evolvevano e la concorrenza a Le Mans si faceva sempre più agguerrita. Stava iniziando la sfide della grande Ford contro il piccolo costruttore di Maranello, che ogni lunedì riempiva le pagine dei giornali con i successi sportivi. Le Mans 1965 diventa il principale terreno di sfida e di conquista, con le vetture ufficiali che saltano come tappi di champagne durante le ore di gara, lasciando campo libero alle vetture gestite dai team privati.
La Ferrari 250 LM, era una vettura agile e potente, spinta da un motore V12 da 3.3 litri. Era l’espressione massima della filosofia Ferrari dell’epoca: eleganza nel design e brutalità nelle prestazioni.
In quella edizione del ’65, diverse scuderie private correvano con le vetture di Maranello, in supporto a quelle ufficiali. Fu proprio una di queste, quella del North American Racing Team (NART) di Luigi Chinetti, ad aggiudicarsi la vittoria. Al volante, una coppia di piloti d’eccezione: Masten Gregory e Jochen Rindt. La loro gara fu un capolavoro di costanza e intelligenza. Mentre i grandi favoriti, comprese le Ford GT40 e altre Ferrari ufficiali, venivano via via messe fuori gioco da guasti meccanici o incidenti, Gregory e Rindt mantennero un ritmo regolare, evitando rischi e gestendo al meglio la meccanica della loro vettura.
La loro vittoria fu una dimostrazione di come a Le Mans non vinca sempre la macchina più veloce, ma quella più affidabile e meglio gestita. Fu un trionfo inaspettato che consolidò ulteriormente la leggenda del marchio, capace di vincere anche quando i pronostici sembravano contro. La 250 LM, con la sua silhouette inconfondibile e il sound inebriante del suo V12, entrò nell’immaginario collettivo come l’ultima delle grandi GT Ferrari a dominare Le Mans, prima dell’avvento dei prototipi puri.
Ferrari 499P, il prototipo per il ritorno al successo
Nel 2023 la Ferrari torna a Le Mans da protagonista assoluta con una vittoria che apre una nuova era del cavallino nell’endurance, la categoria che ha creato il mito della casa italiana.
In tre anni le vittorie si sono tramutate in un vero trionfo con la 499P Hypercar che si conferma regina della Sarthe, consolidando una striscia di vittorie che la proietta tra le vetture più vincenti della sua era. La 499P è il frutto di un’ingegneria all’avanguardia, un prototipo ibrido che fonde un potente motore termico V6 biturbo con un sofisticato sistema ibrido, capace di erogare complessivamente 700 cavalli come previsto dai regolamenti attuali. L’aerodinamica è spinta all’estremo, ogni linea, ogni appendice, studiata per massimizzare l’efficienza e la deportanza. Il telaio in fibra di carbonio è un capolavoro di leggerezza e rigidità.
Tre vetture al via, due delle squadra ufficiale e la terza delle AF Corse, il braccio operativo di Maranello che ancora una volta ha dimostrato di essere all’altezze delle squadre più blasonate e vincenti della categoria.
L’equipaggio che ha portato la 499P al successo quest’anno è un mix di esperienza e talento giovanile, piloti che hanno saputo sfruttare ogni grammo di potenziale della vettura, gestendo la pressione e le insidie di una gara estenuante. Ye, Hanson e soprattutto Robert Kubica non hanno commesso nessun errore ed hanno sempre dimostrato di essere all’altezza di quella vittoria tanto sognata, soprattutto dal polacco che si è commosso dopo una vita trascorsa nell’abitacolo di vetture da corse, rischiando più volte la vita in drammatici incidenti.
Dalla 250 LM della Scuderia NART alla gialla 499P della AF Corse ci sono sessant’anni di evoluzione tecnologica, di cambiamenti regolamentari e di sfide sempre nuove. Ma la Ferrari a Le Mans è rimasta un’icona. Le vittorie del 1965 e del 2025 sono due facce della stessa medaglia: la dimostrazione che, indipendentemente dalle epoche e dalle tecnologie, la Ferrari possiede quel “qualcosa” in più che le permette di trionfare nella gara più leggendaria del mondo. Un filo rosso, fatto di passione, ingegno e un’innata vocazione alla vittoria, che continua a tessere la storia immortale del Cavallino Rampante a Le Mans.
La vittoria del 2025 non è solo il frutto del talento dei piloti o dell’eccellenza ingegneristica. È il risultato di un lavoro di squadra titanico, di centinaia di persone che lavorano a Maranello e in pista, animati da una passione sconfinata per le corse. È il suono di un motore che, dopo sessant’anni, continua a evocare gloria e vittorie, anche se con una melodia molto diversa ma ancora carica di antiche emozioni.