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lunedì 13 Gennaio 2025

“Alboreto is nothing!”

 

Immagini ©Massimo Campi – Raul Zacchè/Actualfoto

“Via della Spiga-Hotel Cristallo di Cortina: 2 ore, 54 minuti e 27 secondi: Alboreto is nothing!”  Prima del “Milanese imbruttito” c’era Guido Nicheli detto “Il Dogui”, ma soprattutto in quel fine anno 1983 c’era Michele Alboreto e la grande notizia che sarebbe stato il prossimo pilota della Ferrari. Come tradizione a fine anno 1983 esce il cinepanettore dei Fratelli Vanzina ed il Dogui sancisce quel magico momento con quella citazione sul pilota più invidiato della Formula 1.

La stagione 1983 vedrà Alboreto come grande protagonista, i motori turbo imperversano, ma sono ancora acerbi nell’erogazione della potenza e spesso anche fragili. Nella lotta tra i vari propulsori emerge il quattro cilindri BMW che conquista il titolo mondiale con Nelson Piquet al volante della Brabham. Grazie anche a benzine speciali, il turbo tedesco vanta potenze di oltre 800 cv in prova. Per i team minori che corrono ancora con V8 Cosworth c’è solo spazio nelle retrovie, ma la formula 1 va a correre il 5 giugno a Detroit, su un circuito cittadino dove i motori turbo non riescono ad esprimere tutto il loro potenziale. Alboreto è al volante della Tyrrell, cavalli pochi ma tanta maneggevolezza e sfrutta le doti della monoposto viaggiando nelle posizioni alte di classifica. La svolta è al giro n°51, Piquet al comando fora una gomma rientra ai box e Michele si ritrova a condurre la corsa seguito da Keke Rosberg e John Watson, due mastini che però non riescono a sopravanzarlo. La classifica rimane congelata negli ultimi giri. Alboreto conquistò così la sua seconda vittoria nel mondiale, la ventitreesima e ultima per la Tyrrell, ma anche l’unica per il Ford Cosworth DFY.

Quella vittoria convince anche i più settici, Michele è uno che va forte e tanti mettono gli occhi sul pilota di Rozzano. Tra questi ci sono anche quelli di Enzo Ferrari, che non vuole farsi sfuggire quel giovane veloce, determinato ed anche educato. Le trattative sono già in corso e lunedì 26 settembre 1983 arriva la notizia ufficiale: Renè Arnoux e Michele Alboreto saranno i cavalieri del Cavallino Rampante per la stagione 1984. Un annuncio che coglie molti di sorpresa, ma dopo quella vittoria in terra americana molti sono dalla parte di Michele.

Alboreto in una intervista definì quella notizia come “la svolta finale”: una trasformazione immediata della sua vita. Da quel momento cambia tutto, cambia il suo approccio verso quel mondo in cui si è sempre impegnato con la massima determinazione. Quella svolta era nata una settimana prima quando riceve una telefonata da Marco Piccinini, allora Direttore Sportivo della Ferrari.  “L’ingegner Ferrari sarà qui fino alle 19, vieni subito”. Alboreto corre a Maranello, insieme ad Arnoux, entra nell’ufficio del Commendatore. “Se vuole, può guidare per la Ferrari con Arnoux nel 1984”, sono le parole del Drake e la risposta non può che essere affermativa accompagnata da una stretta di mano e un “arrivederci”.

È l’atto finale di una lunga trattativa iniziata tempo prima con gli accordi preliminari presi su un camper anonimo dello sponsor Benetton all’interno del paddock.

Michele Alboreto in quell’autunno del 1983 è l’uomo del momento, il ritorno di un Italiano nell’abitacolo Ferrari dopo un decennio. La citazione del Dogui, in Vacanze di natale 1983 è una delle tante curiosità di quella stagione. Alboreto è un pilota arrivato ai massimi livelli dal basso, per i media è l’uomo giusto per fare rivivere la leggenda di Alberto Ascari, l’ultimo campione del mondo italiano. Come ultima  curiosità c’è la citazione del tempo impiegato che si ferma a 27 secondi: il numero che avrà Michele con la rossa di Maranello!!

Purtroppo il futuro sarà diverso e nonostante le potenzialità del pilota sarà la Ferrari a tradirlo, complice un cambio del fornitore delle turbine mentre Alboreto era in testa al campionato mondiale 1985. Alboreto, dopo molti ritiri deve soccombere ad Alain Prost che vince con la McLaren-Porsche. Sarà la grande occasione mancata e sprecata per quel pilota che aveva iniziato a correre con una piccola Formula 875 Monza.

Massimo Campi
Massimo Campihttp://www.motoremotion.it/
Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.

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