Published on Novembre 6th, 2024 | by Massimo Campi
0F1 – Interlagos: Verstappen stravince!
l’analisi di Carlo Baffi
Il tre volte iridato torna alla vittoria dopo oltre 4 mesi contro tutto e tutti in un weekend falcidiato dal maltempo. Artefice di una perentoria rimonta dal 17° posto, ha ridicolizzato il suo diretto avversario che partiva in pole e finito solo 6°. Dietro alla Red Bull sono giunte a sorpresa le due Alpine di Ocon e Gasly, rinate dopo una lunga crisi. La Ferrari piazza solo una vettura all’arrivo, quella di Leclerc quinto, mentre Sainz è andato a muro. Verstappen è ormai prossimo alla conquista della sua quarta corona, manca solo il verdetto della matematica.
Questa 4^ edizione del Gran Premio di Sao Paulo è già entrata nella storia grazie all’impresa del Campione del Mondo in carica ed al contesto in cui è maturata. Dopo la Sprint Race, infatti, una violenta perturbazione s’è abbattuta sull’autodromo dedicato a Carlos Pace al punto far rinviare le qualifiche alle 7.30 locali del giorno dopo ed anticipare la gara alle 14. Un vero e proprio tour del force per gli addetti ai lavori e pure per il pubblico che ha risposto con un tutto esaurito. Purtroppo il cambiamento del time table non sarebbe servito a granché, con le qualifiche disputate per buona parte sotto il diluvio (sono state esposte ben cinque bandiere rosse). Così anche la corsa, che ha riservato colpi di scena a raffica. Com’è risaputo, l’acqua livella i valori tecnici e mette in evidenza l’uomo, in positivo e pure in negativo. Se Max Verstappen ha mostrato tutte le sue qualità, altri sono invece naufragati: parliamo di Norris, Perez, Stroll e pure Sainz. Dal mare d’Interlagos è emersa anche l’Alpine salita sul podio con entrambe le vetture. Sott’acqua è finita invece la McLaren che non è riuscita a concretizzare la sua superiorità su un tracciato congeniale.
Lectio MAXgistralis – Da 17° a trionfatore, caricato dalla rabbia di sentirsi nel mirino dei commissari e di non disporre più di una monoposto dominante. Toccava soprattutto a lui tenere la barra dritta e c’è riuscito. “Mad Max” è stato abilissimo nel trasformare il rancore in un freddo e spietato istinto cannibale. Quello che gli ha permesso sin dallo spegnimento dei semafori di guadagnare posizioni, evitando contatti, per poi costruire un leggendario capolavoro. Qualcuno ha tirato in ballo la fortuna circa la bandiera rossa che gli ha regalato un cambio gomme gratuito. Verissimo, ma va sottolineato che Verstappen ha saputo attendere in pista malgrado navigasse tra le tante pozzanghere in cerca del giusto guado. Del resto basta far mente locale al 2016, sempre a San Paulo e col medesimo meteo. L’allora 19enne olandese la suo primo anno sulla Red Bull, incantò tutti con manovre al limite su un asfalto insidiosissimo; chiedere a Nico Rosberg cosa subì alla “esse” di Senna alla 32^ tornata. Anche in quel 13 novembre, Max sceglieva traiettorie impossibili proprio come domenica in cui ha messo sempre le ruote dove c’era grip. Il taglio del traguardo ha poi liberato la sua gioia incontenibile che non si vedeva da tempo, segno inequivocabile che anche lui cela un lato umano incline alle emozioni. Il suo è stato un trionfo particolarmente sentito proprio perché figlio di tante pressioni gestite a forza nelle ultime settimane. Se dopo la garetta il margine da Norris era sceso a 44 lunghezze, la domenica sera è salito a 62, con tre round da disputare. Tanta roba.
Ma per un Verstappen che rappresenta il fattore alfa, a Milton Keynes c’è pure l’omega, ossia Sergio Perez: un confronto decisamente impari. Il messicano torna a casa con le ossa rotte pure da Interlagos. Nella garetta ha chiuso ottavo (partiva 13°), in qualifica non ha superato la tagliola delle Q2 ed in gara dopo essersi girato al primo passaggio ha cercato di risalire. Peccato per lui che sia finito 11° a ridosso della top-ten restando a bocca asciutta. Le Racing Bulls di Tsunoda (3° in qualifica) e Lawson gli sono state davanti, con il 22enne neozelandese che gli ha risposto ancora per le rime. Insomma, su “Checo” non servono ulteriori commenti.
Allons enfants! – Che la cura Briatore inizi a fare effetto? Il diretto interessato, nell’intervista rilasciata a Sky Italia, ha ammesso che la pioggia ha dato una grossa mano all’Alpine:” Forse è una macchina da bagnato…” ha ironizzato. E’ indubbio però che quando s’è presentata l’occasione in cui il meteo ha ridotto i vantaggi delle power unit più potenti, l’Alpine ha saputo approfittarne. Una determinazione frutto dello spirito introdotto dal nuovo corso:” Abbiamo fatto le pulizie in casa – ha spiegato Briatore – siamo passati da 1150 unità a 850. Gente che ha capito che lavora in un racing team e non in una corporate.” Dopo aver elogiato il superlavoro dei piloti, il manager piemontese ha guardato in faccia la realtà:” A Las Vegas (tra due settimane) soffriremo, così come nel 2025. I 3 decimi di gap dovuti al motore, dovremo sopperirli lavorando sull’aerodinamica e sul rendimento delle gomme. Oggi è stato un Gran Premio fantastico.” Il doppio podio brasiliano grazie al 2° posto di Esteban Ocon (non riconfermato nel ‘25) ed al 3° di Pierre Gasly (che aggiunge i 2 punti della garetta), permette alla compagine di d’oltralpe di spiccare un balzo dal nono ed ultimo posto al sesto tra i costruttori, superando di 3 lunghezze la Haas-Ferrari. Un’ascesa che rimpingua le casse di Enstone.
NO…rris – E’ alquanto difficile non essere severi nel giudicare l’inglese della McLaren. Malgrado i tanti svarioni, si era cercato finora di sostenerlo nella sua sfida mondiale contro il cannibale olandese. Sostegno arrivatogli pure dal team. Ora basta. Non è possibile ambire al campionato palesando sempre le medesime lacune caratteriali. In Brasile, Lando Norris ha avuto la grandissima chance di assestare un colpo per riaprire veramente la corsa al titolo. Dopo aver vinto la Sprint Race grazie all’aiuto del compagno Oscar Piastri, ha siglato una pole nel diluvio a dispetto di Verstappen che veniva eliminato in Q2. Un colpaccio incredibile se pensiamo che Lando aveva rischiato di non superare la Q1. Così s’è presentato in griglia nella condizione ideale: lui al palo e Max 17°, in quanto sommava anche cinque posizioni di arretramento per il cambio della power unit. Un segno del destino? Macché. L’illusione ha iniziato ad evaporare appena concluso il giro di schieramento. Complice l’uscita di Stroll lo start è stato abolito, ma lui s’è rimesso in moto per un secondo “formation lap”; manovra che l’ha posto sotto investigazione insieme a quelli che l’hanno seguito. L’avviso sui pannelli era evidente. Fortuna loro che tutto si sia risolto con una semplice reprimenda ed una multa di 5mila euro per Lando e Russell, che gli era a fianco. Quando invece s’è trattato di partire sul serio, Norris s’è fatto sorprendere da Russell che gli partiva al fianco. Stesso copione nel restart dopo la bandiera rossa (tornata 34), quando finito lungo è stato ancora beffato dal connazionale e solo un secondo favore di Piastri gli ha regalato la sesta piazza. E che dire del giro 43? Al rientro della safety-car viene infilato da Leclerc e precipita 7° dopo un altro largo. Tutto questo mentre Max pigliava il comando della gara. Per sua fortuna, Lando non s’è mai ritrovato a diretto confronto con l’olandese, altrimenti sarebbe stato ulteriormente asfaltato. Quella subita è una lezione durissima che conferma il giudizio inclemente di Helmut Marko secondo cui l’inglese è debole mentalmente e che forse spiega il motivo per cui la McLaren abbia preso tempo nel varare le cosiddette “papaya rules”. Oscar Piastri sebbene sia ancora acerbo, ha già mostrato carattere e classe, credenziali che lo candideranno ad essere il pilota di punta del futuro. In Brasile s’è piegato alla ragion di squadra e non ha brillato pigliandosi pure una penalità per aver mandato in testacoda Lawson. L’impressione è che da quando Norris ha ricevuto i gradi di capitano, l’australiano sia meno combattivo. Se così fosse la McLaren rischierebbe di compromettere pure la sua scalata verso il mondiale costruttori con la Ferrari in agguato. Urgono punti pesanti e chissà che non arrivino proprio da Norris che archiviati i sogni iridati si liberi dell’incubo di “Mad Max”. Quando al termine della qualifica sprint (era secondo dietro a Piastri), gli è stato chiesto cosa pensasse della battaglia mondiale e di Verstappen, s’è scocciato:”… è la stessa domanda ogni volta.” Aggiungendo:” Non mi interessa, che sia primo o ultimo, farò del mio meglio.” E cosa mai avrebbero dovuto chiedergli, se gradisce di più la samba, o la bossa nova?
Agrodolce – Dopo i successi consecutivi negli Stati Uniti ed in Messico, i tifosi del Cavallino sognavano di completare una storica tripletta in Brasile. Invece sin dal venerdì s’è visto che le McLaren ne avevano di più, poi il maltempo ha complicato ulteriormente il quadro generale. Charles Leclerc, scattato dalla 6^ posizione, ha rimediato un 5° posto mettendosi alle spalle le favorite vetture papaya. Lodevole la sua difesa sullo scatenato Verstappen dopo un errore al giro 22. Il “Principino” è uno dei pochi che non mostra affatto soggezione verso l’oranje, anzi. Una rivalità nata ai tempi del karting, con il monegasco che fece imbufalire il piccolo Max nel maggio 2012 in un round del campionato WSK Euro Series su pista bagnata. I punti incamerati da Charles sono utilissimi al Cavallino per non perdere troppo terreno dalla McLaren, leader sul fronte costruttori. Il gap è passato da 29 a 36 punti per colpa dello zero rimediato da Carlos Sainz, dopo esser finito ko sia in qualifica che in gara (partiva dalla pit-lane per aver montato una nuova PU), a cui si aggiunge un’opaca Sprint Race. Una brutta metamorfosi quella del madrileno dopo la stupenda affermazione a Città del Messico. Attendiamolo fiduciosi a Las Vegas.
Grigiore – A tenere alto l’onore della Mercedes ci ha pensato ancora George Russell che ha chiuso quarto, poco fortunato nel momento in cui è stata esposta la bandiera rossa e s’è giocato un possibile podio. Ha combattuto con Norris e solo in un’occasione gli ha ceduto il passo, per la precisione al 30° passaggio subito dopo il pit-stop, fatto insieme a Lando. Lewis Hamilton ha vissuto invece un altro weekend da incubo. Eliminato in Q1, è partito dalle retrovie lamentandosi continuamente della sua W15E ed ha subito pure i sorpassi di due rookie, Colapinto prima e Bearman poi. Nel finale è stato protagonista di una lotta a tre per la nona piazza contro Lawson e Perez ed ha avuto la meglio solo su “Checo” chiudendo decimo. Tutto sommato la trasferta è finita bene per la “Stella a Tre Punte”, che ha rischiato una pesante punizione dopo esser finita sotto indagine per aver cambiato la pressione delle gomme in griglia su entrambe le vetture. I commissari sono stati magnanimi e dopo aver accolto le ragioni portate dagli uomini di Toto Wolff si sono limitati a sanzionare l’accaduto con una multa. Alla base della decisione clemente, le condizioni atmosferiche in cui s’è corso il Gran Premio.
Spiaggiato – Non pago del crash con cui ha interrotto la Q2, Lance Stroll ha provveduto a finire fuori durante il giro di formazione e cercando di rientrare in pista s’è arenato in ghiaia. Peggio di così… Stoico Fernando Alonso che nel corso del 66° passaggio, mentre era 14esimo s’è lamentato dei dolori alla schiena per via dei bump presenti sulla pista nonostante il nuovo asfalto. L’asturiano ha detto che sarebbe giunto al traguardo solo per i propri meccanici, bravissimi ad aver rimesso in sesto la sua AMR24 incidentata in Q3 e pure quella di Stroll a muro in Q2. Promessa mantenuta ed un plauso meritato.
Demolitori – Weekend orribile per la Williams, che ha potuto prendere il via con la sola monoposto di Franco Colapinto. Fatali al team di Grove sono state le qualifiche in cui sia l’argentino che Alexander Albon sono finiti rovinosamente contro le barriere. In Q2 il rookie ha pagato l’inesperienza in curva 3 mentre era nono. Il thailandese invece, una volta approdato in Q3 e siglato il secondo miglior crono, ha rischiato oltre il dovuto ed ha infranto i suoi orizzonti di gloria in curva 1. La sua FW46 è andata in mille pezzi e così pure la possibilità di correre il Gran Premio, complice la mancanza di ricambi, disponibili per una sola macchina. Un vero peccato per Albon, il quale ha sciupato un’occasione importante per conquistare punti d’oro. L’ennesima mazzata sulla Williams sarebbe giunta al giro 31, con Colapinto nuovamente out con gravi danni sulla fiancata destra, tanto da esporre un’altra bandiera rossa. Inutile dire che questa trasferta avrà una ricaduta assai pesante sul budget cap.
Ordine d’arrivo
1 – Max Verstappen (Red Bull-Honda) – 69 giri
2 – Esteban Ocon (Alpine-Renault) – 19″477
3 – Pierre Gasly (Alpine-Renault) – 22″532
4 – George Russell (Mercedes) – 23″265
5 – Charles Leclerc (Ferrari) – 30″177
6 – Lando Norris (McLaren-Mercedes) – 31″372
7 – Yuki Tsunoda (Racing Bulls-Honda) – 42″056
8 – Oscar Piastri (McLaren-Mercedes) – 44″943 **
9 – Liam Lawson (Racing Bulls-Honda) – 50″452
10 – Lewis Hamilton (Mercedes) – 50″753
11 – Sergio Perez (Red Bull-Honda) – 51″531
12 – Oliver Bearman (Haas-Ferrari) – 57″085
13 – Valtteri Bottas (Sauber-Ferrari) – 1’03″588
14 – Fernando Alonso (Aston Martin-Mercedes) – 1’18″049
15 – Guan Yu Zhou (Sauber-Ferrari) – 1’19″649
** 10″ di penalità
Ritirati
Carlos Sainz (Ferrari)
Franco Colapinto (Williams-Mercedes)
Lance Stroll (Aston Martin-Mercedes)
Squalificato
Nico Hulkenberg (Haas-Ferrari)
Non partito
Alexander Albon (Williams-Mercedes)
Classifica Piloti
1° Verstappen 393 – 2° Norris 331 – 3° Leclerc 307 – 4° Piastri 262 – 5° Sainz 244 – 6° Russell 192 – 7° Hamilton 190 – 8° Perez 151 – 9° Alonso 62 – 10° Hulkenberg 31 – 11° Tsunoda 28 – 12° Gasly 26 – 13° Stroll 24 – 14° Ocon 23 – 15° Magnussen 14 – 16° Albon, Ricciardo 12 – 18° Bearman 7 – 19° Colapinto 5 – 20° Lawson 4
Classifica Costruttori
1^ McLaren-Mercedes 593 – 2^ Ferrari 557 – 3^ Red Bull-Honda 544 – 4^ Mercedes 382 – 5^ Aston Martin-Mercedes 86 – 6^ Alpine-Renault 49 – 7^ Haas-Ferrari 46 – 7^ Racing Bulls-Honda 44 – 8^ Williams-Mercedes 17