Storia

Published on Agosto 23rd, 2024 | by Massimo Campi

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GP Italia nella storia: 05 settembre 1954 la vittoria di Fangio

 

Di Carlo Baffi

Il 1954 vede il debutto in Formula Uno della Mercedes a partire dal Gran Premio di Francia a Reims, in cui s’impone con Juan Manuel Fangio. Il fuoriclasse argentino, già campione del mondo nel 1951 sull’Alfa Romeo, sarebbe stato il dominatore della stagione al volante della potentissima W196: le prime 2 vittorie delle 6 totali, le aveva però siglate sulla Maserati. Alla vigilia del G.P. d’Italia, penultimo appuntamento del mondiale, Fangio guida la classifica piloti con 42 punti contro i 23 del connazionale Josè Froilan Gonzalez (soprannominato “El cabezon” per via del capo voluminoso) in forza alla Ferrari, che in occasione della corsa monzese avrebbe schierato nuovamente un suo glorioso portacolori, Alberto “Ciccio” Ascari. Il due volte iridato milanese aveva lasciato Maranello sul finire del ’53 per tuffarsi nella nuova esperienza targata Lancia, ma i ritardi nella messa a punto della D50 lo indussero a riprogrammare la stagione. Grazie alla deroga concessagli dalla casa torinese disputò alcune gare con la Maserati ed in vista di Monza si accordò con il Cavallino. Sorte analoga per l’amico fraterno di Ascari, Gigi Villoresi, anch’egli passato alla Lancia. Complice le problematiche precedentemente descritte salì su un’altra monoposto, nella fattispecie la Maserati. Davanti ad alla folla assiepata sulle tribune, Fangio ottiene il miglior tempo nelle prove ufficiali sulla versione carenata della “Freccia d’Argento” in 1’59”. Alle sue spalle si piazzano, Ascari e Stirling Moss con la Maserati che chiudono la prima fila della griglia. Poi Kling, Gonzalez e Villoresi. Secondo indiscrezioni il direttore sportivo della “Stella a Tre Punte”, l’autoritario Alfred Neubauer, visto l’abbondante margine di vantaggio in classifica, avrebbe cercato di convincere Fangio a dar via libera al tedesco Karl Kling, una mossa pubblicitaria per enfatizzare un completo trionfo teutonico con vettura e pilota. Ma l’argentino avrebbe posto il suo veto dal momento che il duello ravvicinato con Ascari rappresentava per lui una questione di prestigio. Alle 15 della domenica, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale Ezio Vigorelli in rappresentanza del Governo, da il via il 25° Gran Premio d’Italia. In testa si porta Kling seguito da Fangio, mentre Ascari partito lento si rifà al secondo degli 80 giri in programma salendo al comando approfittando di una sbandata del tedesco della Mercedes a Lesmo che retrocede quinto. Ascari cerca di allungare seguito da Gonzales che da li a poco riparerà ai box per un problema alla trasmissione e ripartirà sulla Rossa di Umberto Maglioli costretto alla fermata. “Ciccio” rimane capofila con Fangio che non lo perde di vista, ma senza forzare eccessivamente il suo propulsore. Al passaggio 49, il colpo di scena! La fuga del ferrarista s’interrompe, “Cicco è stato tradito da una candela ed il tifo sugli spalti si spegne. Al comando balza uno scatenato Moss, il quale a poco a poco aumenta il vantaggio su Fangio che aveva passato in precedenza: se al 53° giro i secondi erano 3, 14 tornate dopo era di ben 22. L’argentino non ci sta e spinge, peccato che giunto alla Curva del Porfido (oggi intitolata a Michele Alboreto) rischia di finire fuori per via di una leggera patina di detriti di gomma formatasi sull’asfalto. Fangio però è abilissimo a governare la sua W196, la lascia andare sul prato per un breve tratto e rientra in pista. Per sua fortuna, non ha rimediato alcun danno e si rimette a caccia di Moss pur risultando più lento. Una rincorsa che inizialmente appare vana visto il ritmo del britannico, che però al passaggio 68 imbocca la corsia dei box. Urge un rifornimento dell’olio e così Fangio diventa primo. Ritornato in battaglia, Moss non demorde, ma un nuovo guasto al serbatoio supplementare dell’olio lo costringerà ad alzare bandiera bianca alla 68^ tornata: si classificherà solo 10° a 53”7 dal vincitore. Fangio può così tagliare il traguardo vittorioso dopo 2 ore 47’47”9 alla media di 180,218 km/h ed una volta uscito dall’abitacolo sarà portato in trionfo dai suoi meccanici davanti allo sguardo della moglie Andreina. Secondo giunge Hawthorn sulla Ferrari e terza l’altra Rossa condivisa tra Maglioli e Gonzales. L’argentino aveva ceduto il volante al piemontese al 55° giro ed ai box si assistette ad un intermezzo curioso, con un meccanico che sostituì il sedile con un cuscino inzuppato d’acqua. “El cabezon” si era lamentato per via delle dolorose bruciature provocate dall’albero di trasmissione che aveva riscaldato eccessivamente il suo posto di guida, al punto che una volta sceso dall’auto gli vennero innaffiati abbondantemente i calzoni. Il campionato del mondo si sarebbe concluso oltre un mese dopo, il 24 ottobre, in Spagna a Pedralbes. Sul circuito sito in un quartiere di Barcellona, avrebbe trionfato la Ferrari di Hawthorn, precedendo la Maserati di Musso e Fangio che mise le mani sulla sua seconda corona iridata.

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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