Di Carlo Baffi
Il 23enne australiano sigla il suo primo trionfo in F.1 al volante della McLaren che completa la doppietta con il poleman Norris. Polemiche per l’ordine di scuderia che ha cambiato le posizioni tra i due nel finale. Terzo un grande Hamilton al suo 200° podio in carriera. La Ferrari chiude 4^ e 6^ con Leclerc e Sainz. In mezzo si piazza un Verstappen nevrotico e capriccioso.
Quando è giunto in parco chiuso ed è uscito dall’abitacolo della sua McLaren-Mercedes è stato freddo, quasi incurante dell’impresa appena realizzata. Così Oscar Piastri ha reagito al suo primo successo nella categoria regina, un obiettivo raggiunto al suo 35° Gran Premio. Per le statistiche è il più giovane driver australiano ad esser salito sul gradino più alto del podio ed il primo vincitore in F.1 ad esser nato nel nuovo millennio. Qualcuno sostiene che questa freddezza sia tipica dei fuoriclasse. D’accordo, Oscar sarà ancora acerbo sotto certi aspetti, ma è indubbio che la base di partenza è ottima ed a testimoniarlo sono i risultati conseguiti nelle categorie addestrative. Non è un caso che la McLaren l’abbia strappato di forza all’Alpine ed il tempo ci dirà se Zac Brown ha visto lungo. Forse un risultato del genere avrebbe meritato una dinamica un po’ differente, visto che è maturato in seguito all’intervento del pit-wall per mettere una toppa ad una scelta strategica che aveva proiettato in testa Lando Norris. Da qui i ripetuti messaggi via radio al britannico che controvoglia (atteggiamento molto comprensibile) ha risposto col proverbiale “obbedisco”.
Primi della classe – La doppietta in casa McLaren mancava dal 2021, per la precisione da Monza. Allora a vincere fu Daniel Ricciardo che partì in seconda fila dietro a Verstappen (finito ko sopra la Mercedes di Hamilton per un altro assalto all’arma bianca) e secondo fu Norris, guarda caso. Quello splendido risultato mise in risalto le potenzialità del team inglese seguite però da un periodo complicato. La definitiva resurrezione sarebbe iniziata nel 2023 e ci sta mostrando una monoposto capace di vincere su ogni circuito. Si tenga presente che la MCL38 s’è presentata all’Hungaroring senza alcuna novità ed ha messo tutti in riga a partire dalle qualifiche. Purtroppo nonostante lo strepitoso uno-due, a Woking si sono rovinati la giornata con la manfrina dell’ordine di scuderia che ha scambiato le posizioni dei suoi drivers. Un pasticcio sorto al 46° passaggio con la chiamata di Norris alla seconda sosta prima di Piastri che era in testa. Oscar conduceva sin dalla prima curva quando aveva freddato il compagno, non impeccabile allo start sebbene fosse scattato dalla pole. Una strategia dettata dal timore rappresentato dalla minaccia di Hamilton, ma che gioco forza ha penalizzato momentaneamente Piastri a cui il team doveva restituirgli la posizione: l’australiano era stato infatti rassicurato dal pit-wall. Ne è nato un siparietto kafkiano, con il muretto che via radio invitava Lando allo “swap”, ma mai in modo esplicito come quello con cui Todt si rivolse a Barrichello in Austria nel 2001 e nel 2002:” Rubens let pass Michael for championship !” Sono state usate frasi meno coercitive, tipo :”…quando te la senti ridai la posizione a Oscar”, oppure:”… dalla Pirelli segnalano di stare attento alle gomme.” Ovvio che Norris non intendesse ingoiare il rospo e facesse orecchio da mercante, non rispondendo alla radio ed aumentando il ritmo. A tre tornate dal termine però, il buon Lando ha rispettato l’accordo alzando il piede e s’è fatto superare; il che ha generato non poche discussioni. Norris avrebbe dovuto infischiarsene e pensare a rosicchiare punti importanti a Verstappen entrando in rotta di collisione col team? Una situazione imbarazzante per tutti, tant’è che sul podio regnavano i musi lunghi. A freddo, riteniamo che in McLaren sanno benissimo che il target del mondiale piloti rasenta l’utopia, salvo un suicidio di “Mad Max”. Il titolo costruttori è invece molto più alla portata. Solo 51 lunghezze dividono Woking da Milton Keynes, considerando pure che la Red Bull può contare solo su un pilota (Verstappen ndr.). Per cui è logico che Andrea Stella & C. non hanno voluto deludere il bravo Piastri, lasciandogli quella vittoria sudata. Un’iniezione di fiducia ulteriore che carica l’australiano di origini italiane. Comprensibile il broncio di Norris, che forse s’è reso conto che certi suoi errori commessi finora e la mancanza di una certa cattiveria, potrebbero indurre la squadra a considerare Piastri il pilota di punta dei prossimi anni: un’ipotesi da non sottovalutare. Sono piovute critiche a raffica sulla McLaren, colpevole di un altro peccato di gioventù, ma come detto in altre circostanze, è solo una mera questione di tempo. La macchina ha grossi margini di miglioramento e la coppia di drivers è tosta.
Arrogance – Nessuna intenzione di pubblicizzare una nota linea di cosmetici per uomo e donna, bensì ci riferiamo all’atteggiamento avuto per tutta la gara da Max Verstappen. Per la verità già il sabato in qualifica, quando ha fallito la pole per soli 46 millesimi nel vedere il gap sul volante ha sferrato un cazzotto sul volante stizzito; reazione normale per un cannibale come lui. Molto opinabile quanto ha combinato il giorno dopo sin dal via. Allo spegnimento dei semafori s’è avventato dalla seconda fila sulle due McLaren che gli partivano davanti. Dopo averle affiancate all’esterno della prima curva, è finito oltre la pista e s’è ributtato nella mischia alle spalle del leader Piastri, incurante della presenza di Norris. Il solito blitz dei suoi, finito immediatamente sotto la lente d’ingrandimento dei commissari, motivo per il quale dal muretto l’hanno invitato a cedere il posto “all’amico Lando” che tuonava via radio. Max quasi stupito ha chiesto se da quel momento si poteva spingere la gente fuori pista, aggiungendo che d’ora in avanti avrebbe fatto altrettanto. Nonostante l’avvertimento, avrebbe dato strada al britannico al 4° dei 70 giri previsti. Sentitosi leso nell’orgoglio dev’essersi ulteriormente innervosito e s’è sfogato rivolgendosi al proprio ingegnere (il paziente Gianpiero Lambiase) con toni indisponenti. Dapprima s’è lamentato per il comportamento in frenata della macchina e dopo per l’undercut che l’ha rispedito in pista dietro a Leclerc ed Hamilton. Il tutto con parole non facenti parte del miglior galateo oxfordiano:” … voi mi avete dato questa strategia di m…da ed io cerco di salvare ciò che rimane. So quello che faccio.” Ed arriviamo al momento clou. E’ il passaggio 62, l’oranje ha avuto vita facile con Leclerc ed ha raggiunto Hamilton. E’ famelico, cerca il massimo dalle sue medie e punta al terzo posto dell’eptacampione che appare un po’ in difficoltà con le hard. Va all’arrembaggio in curva 2, ma viene respinto abilmente, al che apre la radio accusando il rivale di averlo portato fuori. Pronta la replica di Lambiase che se da un lato smorza la protesta, dall’altro aumenta la furia dell’iridato che alla tornata 63 irrompe a ruote bloccate in curva 1. Per contro il saggio Lewis mantiene la calma e muovendo il volante per impostare il tornante urta la RB20 che decolla col posteriore, picchia di muso e finisce nella via di fuga senza riportare alcun danno; infatti tornerà subito in pista. Per certi versi la toccata è stata provvidenziale, perchè ha evitato alla Red Bull di stamparsi contro le barriere, tale era la sua elevata velocità. Max non ha perso tempo lagnandosi, ma s’è sentito dire di non fare il bamboccio. Una replica tagliente ascoltata in mondo visione che fotografa lo stato confusionale dell’olandese. La sua manovra scriteriata in cui è arrivato lungo non lascia dubbi, anche se entrambi i protagonisti sono finiti davanti ai commissari. In un primo tempo si è parlato di 10” di penalty per Verstappen, ma poi tutto è rientrato per l’ennesima volta ed il “Reuccio” è rimasto 5°. Ciò nonostante un nuovo sproloquio via etere. Avvertito che nel dopo gara il delegato medico, intendeva verificare le sue condizioni dopo la collisione con Hamilton, ha commentato:” Controllino i commissari se sono okay. Io sono a posto.” Parole eloquenti sulle quali non si può chiudere un occhio. Dall’Austria è palese che Max sia tornato al suo stato primordiale. Se qualcuno credeva che i tre titoli mondiali avessero completato il processo di maturazione, s’è sbagliato di grosso … nessuna metamorfosi. Il disgregamento continuo della Red Bull sta mettendo in crisi anche le sue doti innate, grazie alle quali è riuscito a tenere in piedi la baracca, almeno fino a qualche Gran Premio fa. Una situazione logorante che pone a dura prova i nervi del Campione e che ha fatto riemergere quella metà oscura mai scomparsa, quella che non contempla la parola sconfitta. Ne conseguono reazioni fuori luogo non solo contro gli avversari, bensì contro il suo team. Max di colpo s’è scordato che fino alla stagione passata sia i tecnici che i meccanici di Milton Keynes gli hanno sempre fornito un mezzo superlativo col quale correva in solitario. E così facendo non puoi fare gruppo e non diventerai mai un leader. Giusto per fare un esempio, Michael Schumacher era sicuramente un pilota ferocissimo, ma ha sempre avuto un grandissimo rispetto per gli uomini che lavoravano intorno a lui dando il massimo. Nel 2005 a Suzuka, penultimo round di un mondiale che si giocava con Alonso, finì ko mentre era in testa per il cedimento del motore della sua Ferrari. Una rottura che consegnò praticamente il titolo all’asturiano. Ebbene, il Kaiser dopo aver raggiunto il box, anziché dare di matto strinse la mano ad ognuno dei suoi meccanici. Un gesto nobilissimo di cui l’olandesino dovrebbe far tesoro. In un momento critico come questo, la presenza di un fuoriclasse come Max è determinante per la sua squadra, sia in qualità di trascinatore che in ottica di classifica. In Ungheria la Red Bull è giunta con novità aerodinamiche, che però non hanno risolto i problemi, fortuna vuole che malgrado il botto Verstappen abbia incamerato 10 punti e non uno zero. A questi si sommano i 6 rimediati da Perez piazzatosi settimo dopo che in Q1 aveva demolito la sua RB20. L’orange si mantiene primo con 76 lunghezze su Norris, il rivale più prossimo, un margine abbastanza sicuro per la vittoria finale. Restano però tanti, troppi dubbi sul futuro e Max lo sa bene ed ciò che lo rende sempre più inquieto. Di colpo vede che i sogni di raggiungere i primati di Schumacher ed Hamilton non sono più così sicuri, se rimane a Milton Keynes e se le cose non migliorano. Da qui gli accorati appelli ai tecnici, non ultimo quello lanciato dopo le qualifiche ammettendo di essere frustrato per le modifiche non sufficienti a risalire la china:” Forse non tutti in squadra sono sulla stessa frequenza, alcuni debbono svegliarsi un po’ adesso. Non importa fare i nomi. So che le 12 gare rimanenti possono essere molto lunghe.” La sirena Mercedes lo tenta, al punto che Chris Horner cerca di blindarlo in ogni modo (trattenendo il suo mentore Helmut Marko), ma sarà fondamentale che il team boss inglese (sempre in guerra con Jos Verstappen) riesca a ridare fiducia a Max garantendogli un ritorno alla competitività della monoposto. Questo però non è semplice ed immediato, perché a nostro parere lo splendido giocattolo creato dai bibitari s’è rotto.
Hamilton c’è! – Dopo il trionfo di Silverstone, il sette volte iridato s’è tolto un’altra soddisfazione nei confronti di Verstappen, il suo eterno rivale con cui ha un conto aperto dal 2021. La sua terza piazza è preziosissima per la Mercedes, che difficilmente avrebbe potuto contare su George Russell eliminato in Q1 per un errore del team che mandandolo in pista con poca benzina gli ha impedito di fare più tentativi per migliorarsi. Partito 17° è già tanto che sia arrivato ottavo. Hamilton invece, dopo aver rischiato anch’egli con la tagliola della Q1 per soli 10 millesimi, s’è schierato col 5° crono facendosi valere su una pista che è sempre stata di suo gradimento ed a confermarlo sono i suoi otto successi. In merito allo scontro con “Mad Max”, “Hammertime” ha evitato punzecchiature:” L’ho visto arrivare da molto lontano ed ha frenato tardissimo. S’è buttato all’interno, io sono rimasto fermo e lui mi ha preso sulla gomma. Ritengo sia stato un incidente di gara.”
Cantiere aperto – Forse la parte più interessante del fine settimana ungherese del Cavallino è arrivata quando nel post-gara il Team Principal Frederic Vasseur, ai microfoni di Sky Sport, ha rivelato:” dopo la pausa estiva sarà annunciata la nuova organizzazione.” Solo allora capiremo lo stato dell’arte e le potenzialità future della Scuderia. Il “caso Newey” tiene ancora banco e molti s’interrogano se il genio britannico ex Red Bull, possa ancora arrivare a Maranello. L’articolo pubblicato la scorsa settimana da “la Gazzetta dello Sport” lascerebbe poche speranze dal momento che il tecnico oltre al suo compenso di 10 milioni a stagione, chiederebbe la presenza di circa una ventina di ingegneri di sua fiducia. Se così fosse, ci chiediamo se Newey stia alzando appositamente l’asticella per sentirsi dire di no e potersi così accasare tranquillamente in Aston Martin, o McLaren. Riguardo all’attualità, la Ferrari è sbarcata a Budapest con un fondo nuovo e con il tracciato che si sposava con le caratteristiche della SF-24, c’era un certo ottimismo. Ma il bilancio finale non è esaltante e rispecchia lo status di quarta forza della Rossa, anche se tra i costruttori figura terza con 81 punti di vantaggio sulla Mercedes, che in pista appare più efficace. Charles Leclerc, dopo un venerdì nero in cui ha sbattuto, s’è in parte riscattato ottenendo il 6° posto in qualifica ed è giunto al traguardo quarto, beneficiando del patatrac di Verstappen. Davanti ai media il monegasco ha affermato che il passo per il podio c’era se fosse rimasto in pista con l’olandese:” Abbiamo gestito bene la situazione e non potevamo fare molto di più, però dovremo aspettare ancora per avere dei miglioramenti.” Carlos Sainz partiva da una buona quarta piazza, ma è finito sesto. Ha parlato di una gara difficile complicata da una partenza non felice e su un toboga come quello ungherese è un handicap non da poco. Il madrileno guarda già a Spa in programma domenica prossima:” E’ una pista completamente diversa e dobbiamo lavorare per cercare di finire la prima metà della stagione con un buon risultato di squadra.” In sostanza gli sviluppi possono considerarsi un primo passo verso un miglioramento più incisivo. Vasseur è concorde sul grosso lavoro ancora da fare, ma ha sottolineato:” L’anno scorso eravamo a 65” dalla Red Bull e quest’anno siamo a 20” dalla McLaren”. Peccato che come nel 2023, di questi tempi, la Rossa è sempre quarta forza.
Novità – Si pensava che l’entrata in scena di Flavio Briatore producesse uno scossone in positivo, ma si sa che anche un navigato manager del suo calibro non ha la bacchetta magica. Vedere le due Alpine relegate in ultima fila sulla griglia di partenza non è stato un buon viatico per il G.P. d’Ungheria ed alla fine il solo Ocon ha visto la bandiera a scacchi in penultima posizione ad un giro. Gasly s’è invece ritirato. Briatore però non ama perdere tempo, guarda all’immediato futuro e per rendere la struttura più agile mira a concentrare il lavoro sulla parte che opera ad Enstone. Da qui la decisione di puntare sulla fornitura, a partire dal prossimo anno, della power unit Mercedes. La “Stella a Tre Punte” fornirebbe pure il retrotreno completo. Una decisione che forse contrasta un po’ con lo sciovinismo d’oltralpe, con il famoso proclama “Renault 100%”, ma vista la situazione contingente occorre fare di necessità virtù e forse pone fine a certi contrasti tra l’anima francofona e quella britannica.
Ordine d’arrivo
1° – Oscar Piastri (McLaren-Mercedes) – 70 giri
2° – Lando Norris (McLaren-Mercedes) – 2″141
3° – Lewis Hamilton (Mercedes) – 14″880
4° – Charles Leclerc (Ferrari) – 19″686
5° – Max Verstappen (Red Bull-Honda) – 21″349
6° – Carlos Sainz (Ferrari) – 23″073
7° – Sergio Perez (Red Bull-Honda) – 39″792
8° – George Russell (Mercedes) – 42″368
9° – Yuki Tsunoda (Racing Bulls-Honda) – 1’17″259
10° – Lance Stroll (Aston Martin-Mercedes) – 1’17″976
11° – Fernando Alonso (Aston Martin-Mercedes) – 1’22″460
12° – Daniel Ricciardo (Racing Bulls-Honda) – 1 giro
13° – Nico Hulkenberg (Haas-Ferrari) – 1 giro
14° – Alexander Albon (Williams-Mercedes) – 1 giro
15° – Kevin Magnussen (Haas-Ferrari) – 1 giro
16° – Valtteri Bottas (Sauber-Ferrari) – 1 giro
17° – Logan Sargeant (Williams-Mercedes) – 1 giro
18° – Esteban Ocon (Alpine-Renault) – 1 giro
19° – Guan Yu Zhou (Sauber-Ferrari) – 1 giro
Ritirato
Pierre Gasly (Alpine-Renault)
Classifica Piloti
1° Verstappen 265; 2° Norris 189; 3° Leclerc 162; 4° Sainz 154; 5° Piastri 149; 6°Hamilton 125; 7° Perez 124; 8° Russell 116; 9° Alonso 45; 10° Stroll 24; 11° Hulkenberg, Tsunoda 22; 13° Ricciardo 11; 14° Bearman, Gasly 6; 16° Magnussen 5; 17° Albon 4; 18° Ocon 3
Classifica Costruttori
1^ Red Bull-Honda 389; 2^ McLaren-Mercedes 338; 3^ Ferrari 322; 4^ Mercedes 241; 5^ Aston Martin-Mercedes 69; 6^ Racing Bulls-Honda 33; 7^ Haas-Ferrari 27; 8^ Alpine-Renault 9; 9^ Williams-Mercedes 4