Published on Marzo 18th, 2024 | by Massimo Campi
0Red Bull: calma apparente.
Di Carlo Baffi
La faida interna al team anglo-austriaco esplosa col caso-Horner pare stia vivendo una sorta di stasi. E’ la quiete che precede una nuova tempesta?
Il fine settimana del Gran Premio dell’Arabia Saudita, conclusosi il 9 marzo scorso e che ha salutato l’ennesima doppietta Red Bull (seconda consecutiva della stagione), è andato in archivio all’insegna di una sorta di tregua all’interno della compagine di Milton Keynes. E’ indubbio però che la situazione politica dei “bibitari” sia tutt’altro che risolta. Attorno al sexgate che ha coinvolto il Team Principal Christian Horner continuano a circolare veleni che a nostro avviso potranno placarsi solo con l’affermazione di una delle fazioni impegnate nella lotta di potere. Come già scritto, si affrontano la parte inglese legata ad Horner che conta sull’appoggio della famiglia thailandese Yoovidhja, i co-fondatori della multinazionale che produce la bevanda energetica e che detiene il 51% delle quote. Sull’altra barricata ci sono gli austriaci che hanno il 49%: parliamo di Helmut Marko, l’influente eminenza grigia, l’a.d. Oliver Mintzlaff e Mark Mateschitz, figlio del grande capo, il “visionario illuminato” scomparso nel 2022. A questi possiamo aggiungere i Verstappen, ossia Max ed il padre Jos, entrambi un ago della bilancia non indifferente.
Il tre volte iridato ha apertamente espresso la propria fedeltà a Marko, suo mentore, quando questi ha annunciato un suo possibile addio a seguito dell’inchiesta interna per la divulgazione di notizie riservate. Il papà invece ha attaccato Horner senza mezzi termini in un’intervista rilasciata al tabloid inglese “Daily Mail”, indicando il manager d’oltre Manica come la vera causa di una possibile disgregazione della Red Bull. Parole di fuoco che hanno aperto uno scenario di fanta-mercato che fino a poco tempo fa era pura fantascienza. I colloqui immortalati da telecamere e foto di Jos che dialoga con Toto Wolff, il Team Boss Mercedes, hanno alimentato le fondate possibilità che l’olandese volante possa avere un futuro colorato d’argento. E non sono fake-news. Horner ha sottolineato che se c’è qualcuno che non vuole far più parte della squadra non è obbligato a restare:” La persone che sono qui vogliono essere qui ed hanno passione per quello che fanno, è il DNA della Red Bull Racing e credo che continuerà nel tempo.” Delle serie la gente va e la Red Bull resta. C’è da chiedersi se questo varrebbe anche per il fuoriclasse orange, che finora ha costituito un perfetto connubio con la filosofia (e pure con le logiche di marketing) del team e con le monoposto progettate da Adrian Newey, il geniale sarto che gli ha cucito addosso dei modello perfetti. E qui entra in ballo un secondo fattore, che riguarda proprio il genio che dal tecnigrafo di Milton Keynes escogita delle soluzioni che spiazzano regolarmente la concorrenza.
A detta di radio-paddock sono circolate voci secondo cui i rapporti tra il Chief Technology Officer ed Horner si siano incrinati; s’è anche letto della presenza di una clausola per cui la presenza di Newey sia legata a quella dello stesso Horner. Così come per Verstappen, che potrebbe (d’obbligo l’uso del condizionale) risolvere anticipatamente il suo impegno (che scade nel 2028) se Marko salutasse la compagnia. Ovvio che anche sul futuro di Newey si siano sprecate ipotesi che lo vedrebbero prossimo ad emigrare a Maranello dove è già sicuro l’arrivo di Lewis Hamilton. Mica male come “dream team”… E non sono mancate anche le provocazioni di Wolff verso l’avversario Horner:” Se resta alla Red Bull si aprono scenari interessanti. Tutto dipende dalla sua persona. Non ho mie informazioni – ha proseguito il numero uno di Brackley – apprendo solo dai media quello che succede. Ogni team vorrebbe Max: è il pilota più forte ed in quanto tale cercherà sempre la miglior macchina. Dunque dobbiamo rendere la nostra vettura performante. Solo così potremo diventare un’alternativa concreta agli occhi di Verstappen.”
Wolff ha anche aperto alla possibilità di accogliere Marko come consulente:” Tutto dipende da Max e dalle sue prospettive.” E su Newey ha azzardato:” In questa folle giostra tutto è possibile. Quindi non escluderei nulla”. E come dargli torto. Chi avrebbe mai detto che Hamilton rompesse un rapporto decennale con la Stella a Tre Punte che pareva inossidabile? E chi poteva pensare che nella monolitica Red Bull covasse una guerra di secessione, che solo Mateschitz col suo carisma era riuscito a soffocare? Intanto pare concreta la corte serrata da parte della Ferrari ad alcuni tecnici facenti parte dell’equipe di Newey, in primis a Pierre Wachè l’ingegnere che lavora a stretto contatto con Adrian. Dunque uno scenario in divenire sia sul fronte piloti, che su quello dei tecnici a seconda di come cambieranno gli equilibri a Milton Keynes.
Per il momento pare che Chris Horner sia riuscito ad avere la meglio sui suoi avversari, ma l’impressione è che abbia vinto una battaglia e non ancora il conflitto. Per lui sono stati fondamentali i colloqui con i thailandesi giunti in Bahrain e a quanto pare non ha voluto epurare Marko, che dopo il confronto con Mintzlaff è rimasto al suo posto. “Le voci in merito ad una sospensione di Marko ci hanno sorpreso – ha puntualizzato Horner – non siamo parte di quel ramo aziendale e ci hanno preso alla sprovvista. Il mio rapporto con Helmut non è un problema, è sempre stato molto schietto. Lo conosco dal 1996 ed ha avuto un ruolo importante nel corso degli anni, un ruolo che si è evoluto stagione dopo stagione. Ha 81 anni ed è ancora molto motivato dalla F.1 e ciò è una cosa positiva.” Dichiarazioni di circostanza, o un’apertura verso la riappacificazione? Bella domanda, così come quando il Team Principal parla del suo rapporto con Verstappen:” Va assolutamente bene. Max sta lavorando molto bene all’interno della squadra, non c’è tensione, non c’è stress e le prestazioni sono li da vedere.” Peccato che papà Jos abbia detto che suo figlio stia soffrendo e certe affermazioni porrebbero il driver tra due fuochi. Fortunatamente per lui, è dotato di un carattere forte che gli permette di concentrarsi al massimo sulle competizioni. Di certo il continuo dominio in pista prima è un ottimo collante capace di tenere insieme la truppa e sopire i musi lunghi; ma in caso di una battuta a vuoto, che succederebbe? Nel frattempo si apprende che la dipendente, presunta vittima del sexgate che ha visto Horner come imputato (per comportamenti inappropriati) e poi assolto dall’inchiesta interna all’azienda, ha deciso di presentare un appello dopo aver cambiato legale opponendosi al suo licenziamento avvenuto le settimane scorse.
Non solo, ha presentato pure una denuncia al comitato etico della Federazione Internazionale contro il dirigente della scuderia anglo-austriaca. Secondo la rete televisiva tedesca Rtl, la lavoratrice avrebbe intascato una buonuscita intorno ai 700 mila Euro versati proprio da Horner, ma forse questa nuova controffensiva dimostra che non sarebbero bastati e ciò potrebbe far presagire ulteriori sviluppi della vicenda. Nel prossimo weekend, le monoposto torneranno in pista per il terzo round del mondiale in Australia. La Red Bull resta favoritissima malgrado il clima turbolento che si vive al suo interno. Attualmente Horner non scricchiola più come prima, ha ottenuto la fiducia dai vertici e dovrà dimostrare di meritarsela, sul medio termine ed anche in prospettiva futura. Il pensiero corre all’unità motrice del 2026 quella prodotta in autonomia con la partnership della Ford. Il nuovo settore Red Bull Powertrains è un punto cruciale della nuova sfida che vede l’ex pilota d’oltre Manica esposto in prima persona.