Formula 1

Published on Febbraio 6th, 2024 | by Massimo Campi

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Hamilton & Ferrari: il parere di Zermiani

 

Di Carlo Baffi

Il popolare giornalista della Rai commenta l’ingaggio del sette volte iridato inglese da parte del Cavallino.

L’ufficialità dell’arrivo di Lewis Hamilton alla Ferrari risale al primo di febbraio scorso, giorno in cui la Scuderia ha presentato gli ottimi risultati dell’esercizio 2023 con il conseguente balzo in borsa. Ma il clamore della notizia è stato così dirompente che si continua a parlarne, anche se il passaggio alla corte di Maranello si perfezionerà solo nel 2025, quando l’eptacampione avrà 40 anni tondi tondi. E siamo certi che questo matrimonio, ritenuto impossibile fino a poco fa dato il forte legame tra il fuoriclasse britannico e la Mercedes, terrà banco per tutta la stagione di F.1 2024, che scatterà il prossimo 2 marzo in Bahrain. Abbiamo quindi interpellato Ezio Zermiani, voce autorevolissima delle discipline motoristiche dell’emittente di Stato che per molti anni ci ha raccontato le vicende del Circus in diretta dalle piste. Indimenticabili ed originali i suoi siparietti col tre volte iridato Nelson Piquet sulla griglia di partenza dei Gran Premi.

“C’è un elemento significativo in tutta quest’operazione – attacca Zermiani – ed è il tempo, che in questo sport ha un ruolo cruciale. Ci troviamo di fronte ad un pilota fantastico che però è a fine carriera. Anche se c’è da sottolineare che in tempi non sospetti, un certo Juan Manuel Fangio proveniente dall’Argentina, iniziò a correre in Europa nella neonata F.1 all’età di 39 anni, proprio quella di Hamilton. Era il 1950 e le macchine di allora erano difficili da guidare perché non erano servo-assistite ed i piloti compivano grossi sforzi, di conseguenza l’età giocava un ruolo determinante. Ebbene in sette anni, Fangio conquistò cinque corone iridate. Per cui con le monoposto moderne dotate di sistemi che agevolano la guida, il fattore anagrafico non dovrebbe essere un ostacolo insormontabile. Per altro, in risposta a quelli che guardano con scetticismo i piloti quarantenni, c’è Fernando Alonso che a 42 anni suonati ci ha regalato emozioni e forse con una Red Bull tra le mani avrebbe potuto togliersi grandi soddisfazioni nel 2023. Questo perché ha ancora la testa, la voglia di vincere a cui si somma una notevole esperienza. Elementi che fanno la differenza e che Hamilton porterà in Ferrari. Inoltre, non mi sento di escludere che all’interno di questa vicenda ci sia un’altra componente che non è mai comparsa in maniera evidente in F.1, quella legata alla moda. Un settore in cui orbitano marchi e sponsor di livello altissimo che hanno un’influenza notevole. Un movimento economico miliardario che non va trascurato, che fino a poco tempo fa poteva essere visto con una certa indifferenza, ma che oggi ha il suo peso con i suoi prodotti costosi ed esclusivi che fanno la differenza. E qui entra in gioco il personaggio, in questo caso il pilota, che può diventare un prezioso portatore di messaggi consumistici. Sta prendendo piede una nuova tendenza basata sull’immagine, dove il valore del testimonial del brand è quasi pari ai suoi risultati sportivi. Si genera il movimento di grandi capitali che permettono ad un team di fare importanti investimenti per la sua crescita tecnica. E non solo, nella F.1 moderna gli sponsor che prima servivano per correre, oggi ti fanno incassare più di quanto guadagni dalla pista. Insomma è cambiata la prospettiva.”

L’aver annunciato l’ingaggio con un anno di anticipo, non è stata una manovra un po’ affrettata?

“Beh, bisognerebbe conoscere bene la scadenza dei contratti. A volte, per via degl’incastri di varie situazioni, si è costretti ad ufficializzare prima certe notizie per bloccare altre operazioni. Per contro c’è un rovescio della medaglia, dal momento che la nuova stagione è alle porte e si presenta con accoppiamenti che durano solo un anno, con piloti che appartengono già ad un altro team. Il rischio è quello di avere gare falsate psicologicamente alimentate da sospetti che valgono più della realtà. E ciò potrebbe togliere il sapore alla competizione.”

Ritiene che il blitz della Ferrari fosse stato pianificato da tempo?

“Forse mi sbaglierò, ma partendo dal presupposto che molto ruota intorno ai brand, penso che Hamilton sia stato preso perché è uno dei più grandi campioni sportivi capace di far breccia attraverso la propria immagine. Pensiamo ad esempio alle sue battaglie per i diritti sociali. Certo i risultati in pista conteranno e molto, però non dimentichiamoci che il britannico è inserito da tempo nel fashion a livello internazionale in quanto veste in maniera diversa. A differenza dei suoi colleghi, lui è un modello da sfilata e lo si vede ogni volta che entra negli autodromi durante i weekend di gara. Le sue passerelle nel paddock catalizzano l’interesse di migliaia in persone. E qui a mio avviso potrebbe esserci lo zampino della moglie di John Elkann (Lavinia Borromeo ndr), attiva nell’ambito della moda come stilista.”

Parliamo quindi di un business legato a logiche di marketing?

Certo. Si tratta di un affare già vincente sotto il profilo della comunicazione, perchè Hamilton è un numero uno grazie al suo ritorno mediatico. Nell’ambito di un evento mondano è al pari delle star di Hollywood, o di una top model. Ciò a differenza della logica corsaiola in cui l’affare lo fai se vinci in pista. Siamo di fronte ad un nuovo corso, in cui la Ferrari ha voluto assicurarsi un’icona che sportivamente ha raggiunto i titoli di Michael Schumacher e potrebbe anche superarli, ma che è pure un faro comunicativo. Una luce che però non durerà a lungo, di conseguenza a Maranello hanno dovuto però agire in fretta. Hamilton è tutt’oggi una figura di vertice dotato ancora di un alto potenziale. E’ un concetto fondato sull’immagine che si coniuga con questa Formula Uno moderna del dopo-Ecclestone, improntata sulla spettacolarizzazione. Con l’avvento di Liberty Media, le piste si stanno trasformando in “red carpet”, la dimostrazione l’abbiamo vista con l’acqua di plastica nel porto artificiale realizzato ai bordi del tracciato di Miami (l’oceano era molto distante – ndr.), o del mega show allestito a Las Vegas.”

In questa vicenda ci guadagnerà di più la Ferrari, o Hamilton?

Tutto sommato, Hamilton dall’alto dei suoi trionfi non deve dimostrare niente e non ha bisogno di quattrini. Ha voluto togliersi uno sfizio, che se gli porterà l’ottavo mondiale lo proietterà dalla storia alla leggenda, anche perché poi sarebbe il pilota che ridarà un titolo a Maranello dopo tanto tempo. E poi ricordiamoci che il Cavallino resta il sogno di ogni pilota. Ayrton Senna diceva di non lasciarsi fuorviare dalle false dichiarazioni dei suoi colleghi che affermavano di non voler guidare una rossa, perché ci avrebbero corso anche se il mezzo non era vincente. Una vittoria sotto le insegne del Cavallino muove il mondo, è un’emozione che non ha pari ed è quella che vuole vivere Hamilton. Ma anche soltanto il correre con su una Rossa. Non dimentichiamoci che il fascino della Ferrari non è stato minimamente scalfito dai momenti difficili che sta vivendo sotto il profilo sportivo. I dati di vendita sono ottimi, per acquistare una Ferrari vi sono liste di attese lunghe due anni. Il mito del Cavallino si basa di più su quello che ha fatto, che su ciò che farà. Di sicuro, in quest’operazione i rischi non mancano e quelli che potrebbero sorgere riguardano la gestione dei piloti.”

E qui entra in ballo il futuro di Charles Leclerc, che fino a settimana scorsa, col suo prolungamento di contratto, era il pilota di punta…

“Leclerc era ben felice di proseguire la sua carriera a Maranello, ma dalla sera alla mattina, s’è reso conto che non avrà vicino un “maggiordomo”, bensì un sette volte campione del mondo affamato. E psicologicamente ha un suo peso. Gioco forza ha dovuto accettare una situazione pesante perché non aveva altre alternative. Però è anche vero che la convivenza con Hamilton durerà una stagione, massimo due, dal momento che l’inglese non potrà correre a lungo. Nutre altri interessi al di fuori delle competizioni e non può permettersi di attendere a lungo. C’è infatti da vedere se la Ferrari tornerà ad essere competitiva. Ricordiamoci che Schumacher, giunto a Maranello nel 1996 vinse il suo primo mondiale nel 2000, dopo cinque anni. Per questo penso che l’unione tra Hamilton ed Cavallino guardi molto nella direzione del marketing. L’arma a disposizione di Leclerc è quella di crescere ulteriormente assorbendo il più possibile da Hamilton e cercare di batterlo qualche volta in pista. Così facendo ed avendo la stessa macchina ridurrebbe psicologicamente lo svantaggio. Il “Principino” non ha nulla da perdere, in quanto nessuno lo potrà criticare se non vince, è una sorta di Davide contro Golia.”

E riguardo a Carlos Sainz, sulla cui sorte i media spagnoli si sono scatenati contro Maranello?

Questa è un’altra storia. Sainz si è risentito di quanto accaduto ed a mio avviso questo complicherà non poco la gestione della squadra già da quest’anno. Sainz ha già dimostrato di far fatica a piegarsi a certi ordini di scuderia, mettendo in forse certe decisioni, figuriamoci adesso sapendo che non farà più parte del team. Per assurdo il problema di Leclerc potrebbe non essere tanto Hamilton, quanto Sainz trasformatosi in una scheggia impazzita ed il 2024 sarebbe più arduo del 2025.”

Veniamo alla Mercedes. E’ rimasta spiazzata?

“Non solo, ma forse danneggiata. Chiediamoci se alcuni sponsor resteranno senza la presenza di una figura carismatica come quella di Hamilton. Come ho detto, è una vera e propria gallina dalle uova d’oro pure al di fuori della pista.”

Secondo lei alcuni ingegneri Mercedes, legati ad Hamilton, potrebbero seguirlo in Ferrari, un po’ come accadde per Schumacher quando si portò a Maranello i migliori tecnici della Benetton?

“Non penso. Quelli della Benetton avevano realizzato una vettura vincente, la Mercedes di oggi lotta per il secondo posto contro la Ferrari e la McLaren. Con tutto rispetto, non hanno prodotto una super-macchina. Per restare in ambito tecnico, quelli validi si trovano nel fortino della Red Bull che non è stato minimamente attaccato e da lì non esce nessuno, perché li strapagano.”

Giusto per provocare. Se la Ferrari voleva regalarsi un super top driver, perché non ha lanciato una mega offerta a Max Verstappen?

“Perché sotto il profilo della comunicazione non è al livello di Hamilton. Ripeto stiamo assistendo ad un sovvertimento dei valori sportivi. Una volta chi vinceva era un dio, oggi devi avere un peso importante anche al di fuori dei circuiti. Un po’ come quando la Juventus acquistò Cristiano Ronaldo, anch’egli un fuoriclasse a fine carriera ( il portoghese divenne pure testimonial di alcuni prodotti della collezione “CR7 eyewear” creata dalla società “Italia Indipendent” di Lapo Elkann, il fratello di John – ndr). Le aziende moderne vanno avanti in questa direzione, seguendo i soldi, con buona pace dei vecchi nostalgici dello sport.”

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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