Di Carlo Baffi
E’ già trascorso un decennio dal tragico incidente che ha cambiato la vita del sette volte Campione del Mondo di Formula Uno.
Sono da poco passate le 13 di domenica 29 dicembre 2013, quando si diffonde la notizia che Michael Schumacher, è rimasto vittima di un incidente sugli sci ed è stato trasportato d’urgenza in ospedale. Purtroppo dopo un primo dispaccio pomeridiano rilasciato dalla sua addetta stampa Sabine Kehm che conferma l’accaduto e parla di contusioni al capo, si susseguono continui aggiornamenti sullo stato di salute del fuoriclasse tedesco, che confermano la gravità del quadro clinico. Ma che è successo?
L’incidente – Schumacher, ormai ritiratosi dall’attività agonistica al termine della stagione 2012, sta trascorrendo le vacanze natalizie sulle nevi di Meribel nelle Alpi francesi dell’Alta Savoia, dove da circa dieci anni è proprietario di uno chalet. Niente più ferie nella lontana Norvegia dove si recava in precedenza con famiglia ed amici, meglio la più vicina Francia. Intorno alle 11 e 07, sta sciando sotto il sole e con visibilità ottima ai piedi del Monte Saulire insieme al figlio 14enne Mick, tra le piste Biche (marcata col colore blu, quindi facile) e Chamois (rossa e più impegnativa). Improvvisamente urta un gruppo di rocce, sbanda, si sbilancia e finisce a terra battendo la testa su una seconda roccia. Alla caduta assistono alcuni testimoni oculari che provvedono a chiamare i soccorsi che giungono tempestivamente. C’è chi sostiene che Michael sia cosciente seppure un po’ scosso, secondo altri ha perso i sensi.
Il ricovero – Sta di fatto che il malcapitato versa in condizioni serie malgrado fosse protetto da un casco. Viene quindi chiamato un elicottero, che dapprima fa tappa all’ospedale di Moutiers e successivamente (sono le 12:40) al Centro Ospedaliero Universitario di Grenoble. Qui Schumacher viene ricoverato in terapia intensiva. Il bollettino medico descrive una patologia cranica grave con stato di coma che ha reso necessario un immediato intervento neurochirurgico. Una situazione che viene definita critica. Il tutto è confermato dall’arrivo con un aereo privato dell’illustre chirurgo ortopedico Gerard Saillant, amico del pilota e del Presidente Fia Jean Todt, che si dice preoccupato.
La degenza – Al capezzale di Michael vi sono costantemente la moglie Corinna ed i figli Gina Maria e Mick, il padre Rolf ed il fratello Ralf. Dal mondo dello sport e non piovono messaggi d’affetto. Nella notte tra lunedì 30 e martedì 31, l’ex ferrarista viene sottoposto ad un secondo intervento chirurgico di circa due ore al fine di rimuovere un edema sul lato sinistro del capo apparso più semplice da trattare. Intanto, intorno alla struttura ospedaliera s’è creato un vero e proprio accampamento di media e tv che attendono quotidianamente i bollettini e le conferenze stampa dei primari. Ad una di queste partecipa anche Saillant che non si sbilancia:”…i pronostici non hanno alcun senso – dice il medico – vi riferiamo i fatti e non quello che accadrà. La partita non è ancora vinta, fateci quindi fare il nostro lavoro senza mettere pressione.” A portare il suo supporto alla famiglia di Schumi si palesa anche Jean Todt, con la compagna Michelle Yeoh rientrato anticipatamente da una vacanza. E’ noto il legame molto stretto tra il Presidente Federale ed il pilota che ha gestito per tanti anni a Maranello. A Grenoble giunge anche Luca Badoer terzo pilota Ferrari e grande amico del teutonico. E non mancano nemmeno i tanti tifosi arrivati in pellegrinaggio per sostenere il loro beniamino. Il 3 gennaio, in occasione del 45esimo compleanno di Michael, circa duecento fans si radunano davanti all’ospedale, sfilano con le bandiere della Ferrari e su una facciata dell’Hospital Nord viene proiettato l’incitamento:” ’45 – Schumi Stay strong! Keep fighting!”. Altri depongono su un’aiuola davanti all’ingresso uno striscione con scritto in inglese:” Schumi, tutti i nostri pensieri sono con te e con la tua famiglia. Testimonianze di un caloroso affetto che commuovono i familiari del paziente. Pure la Ferrari porge il doppio augurio al suo Campione, pubblicando sul proprio sito una galleria fotografica dei successi del “Kaiser” sulla Rossa.
L’inchiesta – Nel frattempo, s’è messa in moto anche la magistratura aprendo un fascicolo sull’incidente. Gli inquirenti cercano di acquisire più elementi possibili per verificare gli standard di sicurezza dell’impianto sciistico e capire come siano andati i fatti. Un quesito riguarda se Schumacher stesse sciando sulla pista, o fuori, visto che quel giorno il pericolo di valanghe era notevole. La polizia di Albertville interroga i testimoni ed ascolta anche il figlio Mick presente al momento della tragedia. Il quotidiano locale “Le Dauphinè Libéré” sostiene che la Procura avrebbe ottenuto dalla famiglia anche il casco dotato di microtelecamera che indossava Michael al fine di visionare un’eventuale ripresa diretta della caduta. Le indagini proseguiranno sino al 17 febbraio, quando i magistrati chiuderanno l’inchiesta stabilendo che non è stata rilevata alcuna infrazione a carico di nessuno e che Schumacher ha scelto deliberatamente di andare nella zona della caduta.
Ritorno a casa – Dopo oltre sei mesi dall’incidente, il 16 giugno, Michael lascia l’ospedale di Grenoble e viene trasferito in ambulanza in una clinica specializzata nella riabilitazione neurologica del Cantone di Vaud vicino a Losanna, in Svizzera. Precedentemente, la portavoce Sabine Kehm aveva parlato di piccoli segnali incoraggianti; dopo esser stato dichiarato fuori pericolo il 6 gennaio, il 29 era cominciata la fase del risveglio. A marzo, la “Gazzetta dello Sport” rivelava che il driver respirava autonomamente ed un mese dopo si è parlato di momenti di coscienza e risveglio. Il nuovo percorso sarebbe durato circa tre mesi, dopodiché arriviamo al 9 settembre. E’ il martedì successivo al G.P. d’Italia vinto da Lewis Hamilton (proprio il pilota che aveva sostituito Schumi sulla Mercedes) e la Khem dirama il seguente comunicato ufficiale:” La riabilitazione di Michael da adesso proseguirà nella sua casa. Considerate le ferite importanti di cui ha sofferto, nelle ultime settimane e mesi sono stati fatti progressi. La strada davanti a lui resta comunque lunga e difficile. Vorremmo ringraziare l’intero team all’ospedale universitario di Losanna per il suo lavoro continuo e competente. Chiediamo ancora che la privacy della famiglia di Michael sia rispettata e che siano evitate le speculazioni relative al suo stato di salute.” Dopo ben 255 giorni dall’incidente, Schumacher poteva finalmente fare il suo ritorno nella sua lussuosa villa di Gland, situata tra Losanna e Ginevra, assistito dall’affetto dei suoi cari.
Sciacallaggio – L’assoluto riserbo voluto giustamente dalla famiglia, ha purtroppo generato il diffondersi di fake news e speculazioni, in particolare nell’ambito dei social media. Il 6 febbraio 2014, il falso annuncio via Twitter del decesso del pilota richiedeva una secca smentita dal portavoce dell’Ospedale di Grenoble. Contemporaneamente circolavano voci secondo cui il paziente avesse ricominciato a parlare, mentre a detta di altre dagli ultimi esami l’encefalogramma era completamente piatto. Insomma, una situazione paradossale. Decisamente più grave l’episodio datato 25 giugno 2014, quando una fonte anonima offrì alla stampa i dati relativi alla cartella clinica del tedesco in cambio di 50 mila Euro. Da notare che la direzione sanitaria dell’ospedale aveva bloccato l’accesso ai relativi files, la cui consultazione era riservata solo ai medici curanti e non ai 1.600 dipendenti della struttura. Una vicenda che a breve distanza si sarebbe anche tinta di giallo. Il 6 agosto di quell’anno infatti, moriva suicida in una cella del carcere di Zurigo l’uomo arrestato con l’accusa di aver sottratto i dati clinici. Si trattava di un dipendente della società che s’era occupata del trasferimento di Schumacher da Grenoble a Losanna. Non ultimo il deprecabile falso scoop pubblicato nell’aprile scorso dal settimanale tedesco “Die Aktuelle”, sulla cui copertina compariva il volto sorridente di Michael accompagnato dal titolo:” La prima intervista !” Si trattava in realtà di una “one to one” realizzata con l’intelligenza artificiale che ha indotto la famiglia Schumacher ad adire le vie legali. Una squallida scelta editoriale con il solo scopo di aumentare le vendite, che ha prodotto una forte indignazione e discredito verso la testata.
La situazione – Ad oggi non sono emerse grandi novità sullo stato del tedesco e su eventuali miglioramenti. Le notizie più fresche ci sono arrivate per bocca di Todt, che si reca spesso a trovare l’amico pilota. Lo scorso 15 dicembre in un’intervista al quotidiano transalpino “L’Equipe”, il manager francese ha rivelato:” … non è il Michael di prima, quello che tutti ricordano ai tempi della Formula 1. Oggi è diverso ed è magnificamente sostenuto da sua moglie e dai suoi figli che lo proteggono. La sua vita è diversa ed ho il privilegio di poter condividere alcuni momenti insieme a lui. Questo è tutto quello che c’è da dire.” In tanti si chiedono come stia Michael, ma il tutto resta avvolto in una coltre di silenzio fittissima. Qualcosa può intuirsi dalle parole e dalle espressioni della moglie e del figlio nel documentario realizzato per la piattaforma Netflix. Basta questo. E’ inutile porsi ulteriori domande. Ricordiamoci sempre che prima di tutto viene il rispetto verso un uomo e la sua famiglia che da dieci anni sono alle prese con una dura realtà.