Published on Dicembre 13th, 2023 | by Massimo Campi
0Formula 1 ad alta tensione
Di Carlo Baffi
Dalla minaccia d’inchiesta su Toto e Susie Wolff per violazione di informazioni riservate, al dietrofront improvviso della Fia. Cosa si cela dietro al nuovo capitolo della guerra di potere in atto tra il massimo organo federale e la Fom.
Sebbene il mondiale 2023 si sia da poco concluso ad Abu Dhabi lo scorso 26 novembre, la Formula Uno continua a calamitare l’interesse dei media malgrado i motori tacciano. L’ultima vicenda ha coinvolto il Team Boss della Mercedes (ed azionista) Toto Wolff e sua moglie Susie Stoddart, finiti nel mirino della Federazione Internazionale dell’Automobile per presunta divulgazione di notizie riservate. Qualcuno ha parlato di scandalo, conflitto di interessi, ma dopo sole 48 ore tutto s’è sgonfiato. Nessun procedimento a carico dei coniugi Wolff, tutto va ben madama la marchesa (almeno per la Fia), come recitava il testo di una canzone degli anni ’40. In realtà non è così, perché questo episodio è un’ulteriore manifestazione dello scontro ai vertici del Circus. Da una parte c’è chi governa il motorsport e dall’altro la Fom (Formula One Management) che detiene i diritti economici che orbitano intorno ai Gran Premi. Da un lato, il Presidente Federale Mohammed Ben Sulayem e dall’altro l’A.D. di Formula One Group che fa capo a Liberty Media, Stefano Domenicali. Il Circus è sempre più una pentola a pressione sul fuoco, in cui ambo le parti colgono ogni pretesto per punzecchiarsi, provocarsi, o rifilarsi colpi bassi. Ma procediamo con ordine, partendo dall’inizio.
La miccia – E’ martedì 5 dicembre, quando inizia a circolare un comunicato della Fia in cui si parla di una possibile indagine in merito ad uno scambio di informazioni segrete tra un esponente della Fom ed un Team Principal del Circus. All’origine del caso, un articolo pubblicato sul magazine d’oltre Manica “Business F1” che però non cita il nome della “gola profonda”. Nel testo si parla di un team boss indispettito da alcune parole di un collega circa questioni interne alla Fom. Da qui la domanda: chi può avere accesso a tali notizie? Il pensiero di qualcuno va subito al gran capo Mercedes e all’A.D. della “Formula Academy” (Susie Stoddart per l’appunto), il campionato riservato alle giovani pilotesse su monoposto di F.4. Una categoria che ha debuttato quest’anno e che nel 2024 farà da support event in alcuni weekend di Gran Premio. Nota bene, parliamo di una serie che non è controllata dalla Fia, bensì creata da Liberty Media ed il cui responsabile è a contatto con Domenicali. Sempre per qualcuno questo è il probabile anello di congiunzione, ovvero la pistola fumante. Ci si chiede pure chi possa aver fatto rivelazioni alla rivista diretta da Tom Rubython e s’ipotizza il nome di Christian Horner, Team Principal della Red Bull campione piloti e costruttori, storico nemico di Wolff. Indizi, supposizioni, che però potrebbero aver indotto Ben Sulayem ad agire con impeto, magari pensando di sfruttare una sopravvenuta spaccatura del fronte dei team. L’occasione buona su cui far leva per fronteggiare con maggiore peso Liberty Media e le squadre medesime nella negoziazione del nuovo Patto della Concordia in scadenza a fine 2025. Trattasi della “Magna Carta” che disciplina la redistribuzione del denaro. Attualmente, come cita il “Corriere della Sera”, la Fia incassa dalla F.1 circa 90 milioni di dollari l’anno, più altri 10 dalle scuderie e punterebbe ad avere entrate più munifiche. Cifre che coprono l’80% del bilancio investito negli altri settori motoristici.
Reazioni – Da sottolineare che nel comunicato Fia non viene fatto alcun nome. E’ la Mercedes stessa che dopo alcune ore esce allo scoperto ufficialmente dicendosi sorpresa di apprendere di trovarsi al centro di un’inchiesta da una nota stampa e respinge al mittente le accuse. Ma non è finita. Il Formula One Group, seppur non tirato in ballo direttamente, replica seccamente di credere che le accuse siano infondate e che nessun proprio appartenente abbia spifferato news a qualche team principals. Da casa Wolff, la signora tuona: “ Mi sento profondamente insultata in modo misogino, visto che il mio status di moglie viene anteposto alla mia professionalità”. Passa un giorno ed ecco il colpo di scena. Nel tardo pomeriggio spunta un comunicato da parte di tutti i nove team (logicamente esclusa la Mercedes) che su propria carta intestata e simultaneamente esprimono il loro sostegno alla famiglia del manager austriaco e confermano di non aver inoltrato alcun reclamo alla Federazione in merito ad un passaggio di informazioni dalla Fom ad un team principal. E per concludere confermano il loro supporto alla F. Academy ed al loro direttore. Una levata di scudi generale che fa ricadere sulla Federazione la piena responsabilità nell’avvio dell’indagine. E dulcis in fundo si fa vivo anche Horner, che intervistato da Sky Sport inglese, smentisce di essere lo spione.” Siamo grandi rivali in pista – ammette il dirigente dei “bibitari” – ma non abbiamo presentato alcun reclamo alla Fia in merito ai Wolff.” E aggiunge:” Noi siamo il team che più di tutti è coinvolto nella F. Academy fin dall’inizio e ritengo che Susie stia facendo un ottimo lavoro. La Federazione ha preso l’iniziativa di suo e non riguarda la Red Bull.” Un affondo mica da ridere.
Retromarcia – Lo schieramento compatto delle scuderie deve aver spiazzato i vertici federali che risiedono a Parigi in Place de la Concorde, che gioco forza si vedono costretti ad una virata improvvisa. Così giovedì 7 dicembre, intorno alle 18:30, la Federazione Internazionale dell’Automobile emette un nuovo comunicato ufficiale con il quale dopo aver esaminato il Codice di condotta e la Policy del conflitto di interessi, si dice soddisfatta del sistema di gestione della conformità della Fom, ritenendolo in grado di evitare la fuoriuscita di notizie riservate. Di conseguenza:” La Fia può confermare che non sono in corso indagini in termini di etica, o disciplinari su alcuna persona.” Il caso viene così archiviato alla velocità della luce, poche ore prima del Gala con le premiazioni della stagione 2023 in programma a Baku. Ma pensare che questa vicenda fumosa non scavi un ulteriore solco tra tutte le parti in causa è pura utopia.
Precedenti – Che i legami tra Wolff, da sempre sostenitore della linea di Liberty Media, e Parigi non siano idilliaci è risaputo. La memoria corre al turbolento finale di Abu Dhabi del 2021 segnato dalla direzione molto discutibile di Michael Masi che poi passò ad altro incarico. Seguirono le minacce di un penalty ad Hamilton in merito ai gioielli che indossava durante le corse (condotta vietata per motivi di sicurezza). E non ultima l’ammonizione a Wolff e Vasseur per le parole ritenute “volgari” nella conferenza stampa prima del G.P. di Las Vegas legate al tombino killer. Ma come anticipato, pure la lunghezza d’onda tra Ben Sulayem e Domenicali è parecchio disturbata. A inizio anno, il Presidente federale giudicò pubblicamente troppo elevata l’offerta che dal medio-oriente giunse alla Fom per l’acquisto del Circus: troppi quei 20 milioni. L’uscita indispettì il detentore dei diritti commerciali, il quale rammentò a Sulayem che la materia in questione non compete alla Fia. C’è poi in ballo il futuro del team a stelle e strisce di Mario Andretti supportato dalla General Motors, che vorrebbe entrare come 11a scuderia. Malgrado Liberty Media (seppur abbia una forte connotazione americana) ed i team siano contrari ad una compagine in più, da Parigi è arrivato l’ok che ha ulteriormente inasprito il confronto.
Rapporti di forza – Attualmente e soprattutto dopo “il caso Wolff”, Liberty Media è in una posizione predominante, così come le scuderie. Dopo aver acquisito la F.1 nel 2016 da Bernie Ecclestone versando un importo prossimo ai 5 miliardi di dollari, la corporation Usa è stata abilissima a far crescere il proprio prodotto nonostante gli anni della pandemia. Ora il valore del Circus ha superato i 17 miliardi ed è tornato a far breccia anche tra il pubblico dei giovani. Ciò grazie a scelte di marketing mirate (ad esempio la serie trasmessa su Netflix) e ad una politica incline all’aumento dello show, a volte pure eccessivo e un po’ kitsch (criticato anche dal Campione Max Verstappen) che esula dal DNA originario della massima formula, nata nel vecchio continente. L’aggiunta di G.P. in calendario (i 22 del 2023 saliranno a 24 l’anno venturo) con lo sbarco su nuovi mercati, ha favorito il rialzo delle quotazioni con un’eccellente ricaduta sugli introiti per la felicità delle squadre. Per cui come si può pensare che queste voltino le spalle a Domenicali, il loro bancomat? Per contro la Fia cerca di farsi forte del proprio potere istituzionale e di essere il garante delle regole del gioco. Solo grazie alla sua presenza si può parlare di Campionato del Mondo di Formula Uno. Ed il nuovo Presidente, succeduto a Jean Todt il 17 dicembre del 2021, mira a ricoprire un ruolo dominante nella gestione del mondiale, andando oltre i confini della materia regolamentare scontrandosi con chi tiene i cordoni della borsa. Nel lontano 2001, l’allora Federazione guidata da Max Mosley cedette alla Slec di Ecclestone la gestione commerciale del Circus per un secolo (si avete capito bene), incassando 313 milioni di dollari. Un contratto che non lascia spazio a dubbi, ora in mano a Liberty Media spalleggiata dalle scuderie. Nel direttivo della F.1 entrambi hanno 20 voti (10 a Liberty ed uno per ciascuna scuderia) contro i 10 della Federazione. Per la Fia si prospetta quindi un confronto impari, almeno in tempi brevi. Il Formula One Group lo sa bene e non esita a mostrare i muscoli, dimostrando che è in grado di allestire pure gli eventi, come nel caso del G.P. di Las Vegas in cui era promoter.
Secessione – Uno scenario che se dovesse ulteriormente peggiorare, potrebbe sfociare nella creazione di una nuova serie indipendente con un nome diverso e gestita da Liberty Media. Gli esempi da seguire sono quelli della NFL di football americano e l’NBA di basket. Un’ipotesi non nuova, dal momento che già in passato era stata ventilata quando il conflitto tra team e Federazione stava superando i livelli guardia. Ricordiamoci dei primi anni ’80 con lo scontro tra la Fisa (Federation International du Sport Automobile) di Jean Marie Balestre e la Foca (Formula One Constructors Association) di Bernie Ecclestone. E della fine del decennio 2000, con la nascita della Fota (Formula One Team Association) che entrò in rotta di collisione con Mosley e lo stesso Ecclestone, il quale però alla fine ebbe la meglio su tutti e rimase il padrino del paddock. Allora il tanto temuto “Big One” non avvenne e secondo noi è molto plausibile che anche oggigiorno non ci sarà. E’ più logico che si raggiunga un accordo fra le parti, magari con qualche passo indietro, perché altrimenti rischierebbero di perderci tutti quanti.
Sviluppi immediati – Resta inteso che la posizione del 62enne Mohammed Ben Sulayem si sia complicata non poco. E’ lecito chiedersi come, una figura così eminente e navigata abbia potuto finire in un ginepraio simile (quasi fosse stata una trappola) i cui strascichi non tarderanno ad arrivare. Difficilmente la famiglia Wolff sorvolerà sulle accuse subite. La 41enne scozzese consorte di Toto è passata al contrattacco dicendo di voler andare sino in fondo e non lasciarsi intimidire:” Ho ricevuto offese in rete sul mio lavoro e sulla mia famiglia.” Il grande capo di Brackley invece ha dichiarato che è in corso uno scambio legale con la Federazione e di aspettarsi la massima trasparenza sulla vicenda riservandosi tutti i diritti legali. E non è mancata la presa di posizione di Lewis Hamilton. L’eptacampione è stato decisamente critico puntualizzando:” E’ inaccettabile che l’organo di governo del nostro sport attacchi senza prove una delle leader donne più incredibili che abbiamo mai avuto”. Insomma nonostante i sorrisi di circostanza mostrati nel corso del “Fia Prize Giving 2023” in Azerbaijan, s’è inasprito il gelo tra la Federazione e la “Stella a Tre Punte” ed il clima invernale non c’entra proprio nulla.