Formula 1

Published on Settembre 19th, 2023 | by Massimo Campi

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F1, da Singapore un urlo: Sainz!!!

 

Di Carlo Baffi

Lo spagnolo della Ferrari trionfa interrompendo il lungo dominio Red Bull ed il digiuno della Rossa che durava dal G.P. d’Austria del 2022, oltre un anno fa. Alle sue spalle chiudono vicine la McLaren di Norris e la Mercedes di Hamilton. Leclerc sulla seconda Ferrari è quarto davanti a Verstappen soltanto quinto e protagonista con il team anglo-austriaco di un fine settimana da incubo.

Se all’indomani del Gran Premio d’Olanda qualcuno avesse ipotizzato una vittoria Ferrari in una delle gare ancora in calendario nel mondiale, avremmo pensato ad un colpo di sole complice l’anticiclone africano Nerone. Poi a Monza, il Cavallino rialzava prepotentemente la testa in qualifica ed in gara cercava di mettere in salita l’invincibile Red Bull consolandosi con un terzo posto di Sainz autore della pole. Si pensava ad un exploit su una pista amica dato il basso carico richiesto, l’opposto di Singapore che faceva supporre una via crucis, come su tutti i tracciati tortuosi. Invece ecco il miracolo, con le Ferrari che si trovavano a loro agio sin dal venerdì e le Red Bull zoppicanti. Riscontri che venivano confermato il giorno dopo, con Sainz davanti autore di una pole superlativa, ripetendo il capolavoro monzese. E sorpresa nella sorpresa, le monoposto di Milton Keynes eliminate in Q2. Insomma un’occasione davvero ghiotta al limite dell’incredibile difficile da ripetersi e da cogliere al volo per aggiudicarsi il Gran Premio dei terrestri. Con Verstappen e Peres relegati nel mucchio selvaggio, ne usciva una corsa avvincente ricca di pathos fino alla fine con tre scuderie e quattro piloti in grado di giocarsi la vittoria finale. Da cineteca gli ultimi passaggi con i contendenti racchiusi in un fazzoletto di 1”5 che si braccavano tra i muretti del cittadino di Marina Bay. A spuntarla è stato Carlos Sainz jr, rimasto in testa dall’inizio alla fine grazie ad un capolavoro tattico che entrerà nella storia. Ha preceduto Lando Norris sulla McLaren-Mercedes risultato un prezioso alleato e quel vecchio volpone di Lewis Hamilton che riesce sempre a capitalizzare il meglio dalla sua Mercedes. George Russell che puntava al successo ha spinto forse all’eccesso finendo a muro negli ultimi tornanti. Un trionfo Rosso che resterà indelebile, in quanto non solo salva una stagione avara di soddisfazioni, ma rompe un digiuno lungo 25 G.P. e pone fine al filotto di affermazioni consecutive conseguite dalla Red Bull (ben 15). E qui la storia si ripete, con la Ferrari ancora nei panni del guastafeste capace di arrestare il ruolino di marcia della scuderia dominante. Era accaduto 35 anni fa nel “Tempio della Velocità” monzese quando Berger ed Alboreto siglarono una doppietta precludendo alla McLaren-Honda la possibilità di aggiudicarsi tutti i 16 Gran Premi in calendario (ne vinsero 15). Certo, in quell’11 settembre dell’88 concorsero dei fattori legati principalmente alla cattiva sorte, mentre a Singapore la Red Bull è crollata nelle prestazioni e la Ferrari è cresciuta mostrando un ottimo passo. Individuare le cause del black-out dei bibitari è ancora prematuro, così come dare la colpa esclusivamente alla tanto discussa direttiva tecnica 18 introdotta dalla Fia proprio alla vigilia di Singapore che limita la flessibilità delle ali. Qualche risposta in più l’avremo domenica prossima dalla velocissima pista di Suzuka sulla quale andrà in scena il Gran Premio del Giappone. Sarà una di cartina tornasole che ci fornirà la misura circa l’impatto della nuova normativa sulla RB19.

Marcha Real. Ormai abituati ad ascoltare l’inno olandese seguito da quello austriaco, ha destato stupore udire le note dell’inno spagnolo e poi quello di Mameli, durante la festa del podio con Carlos Sainz e Frederic Vasseur ancora increduli dell’impresa realizzata. Sotto di loro era parcheggiata la SF-23 illuminata dalle luci artificiali nella notte di Singapore, attorniata dagli uomini in rosso che sventolavano le bandiere tricolori e quelle col Cavallino rampante. Appena tagliato il traguardo Carlos Sainz jr. aveva intonato via radio:” Smooth Operatoor..”, dando così sfogo all’enorme tensione accumulata in una tre giorni perfetta. Il torero non ha sbagliato nulla tenendo tutto sotto controllo e sfoderando un colpo di genio a pochi chilometri dalla bandiera a scacchi. Mossa che gli ha permesso di riportare al successo la Rossa dopo 434 giorni di astinenza. Per lui è il secondo trionfo in carriera. In verità già a Monza, il madrileno era apparso in palla e a Singapore s’è riconfermato come attuale faro della scuderia. Sin da venerdì era apparso a suo agio su una SF-23 che pareva trasformata. E’ partito al palo ed ha mantenuto il comando dall’inizio alla fine, quando ha dovuto fronteggiare l’incursione delle Mercedes dotate di un nuovo set di gomme medie. Lui aveva le dure e puntava a terminare la gara con una sola sosta; farne una seconda avrebbe significato bucare una vittoria fondamentale per Maranello. E qui torna il ballo il sopracitato … genio. Un vocabolo che viene descritto alla perfezione in “Amici Miei”, il primo film della celebre serie. “Che cos’è il genio?” E’ fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione.” La sintesi di come ha agito Sainz. Ritrovatosi alle spalle Norris a sua volta minacciato da Russell ed Hamilton dotati di penumatici freschi, è ricorso all’ala mobile, il DRS. Un dispositivo che solitamente si usa per superare, in questo caso invece l’iberico l’ha impiegato per difendersi: un’autentica novità. Ha rallentato facendo avvicinare la McLaren sotto il secondo in modo che Norris potesse aprire il DRS, così facendo l’inglese allungava rispetto al diretto inseguitore. Se Russel avesse agguantato il secondo posto, avrebbe avuto ottime possibilità di soffiare la leadership al ferrarista che iniziava a soffrire il degrado delle sue hard (in totale percorreranno 40 tornate). Norris, che conosce bene Sainz con cui ha corso in McLaren per due stagioni, ha intuito subito la trovata sposandola in pieno: un po’ come avviene tra due ciclisti in fuga che si danno il cambio e magari si scambiano la borraccia. Una santa alleanza vincente che ha messo in scacco la Mercedes. “E’ stata una decisione mia – ha ribadito lo spagnolo, così come aveva detto al box via radio cogliendo di sorpresa il suo ingegnere Riccardo Adami – “Se George passava Lando poi mi veniva a prendere e siccome sapevo che lasciandolo a 8/9 decimi lo avrei tenuto a distanza, l’ho fatto. Gli ho così permesso di aprire il DRS e di essere più rapido. Sono al settimo cielo.” Ed ha ben ragione di esserlo, perché in questo momento “tutto gli riesce facile” come recita il suo motivetto preferito. Il Carlos Sainz tornato dalle vacanze estive è molto trasformato. Sarà perchè si trova a suo agio su una SF-23 sottosterzante (a differenza di Leclerc), sarà perché è migliorato il suo rendimento in Q3 dove è in grado di piazzare la zampata vincente e sarà pure perché riesce ad avere una completa visione della gara. Elementi che denotano una maturazione del figlio d’arte. Forse la svolta è arrivata a Monza con la pole e soprattutto con quelle porte chiuse in faccia più volte all’assatanato Leclerc che cercava di scippargli il terzo gradino del podio. Dati di fatto che hanno caricato lo spagnolo e per contro hanno ridimensionato le ambizioni del monegasco. I numeri sono eloquenti, se alla fine della prima parte del mondiale nella classifica piloti Charles era 5° a quota 99, mentre Carlos lo seguiva in 7a piazza a quota 92, oggi con tre G.P. in più il madrileno è diventato quinto con 142 punti all’attivo contro i 123 di Leclerc sesto. Tra Zandvoort e Singapore, Sainz ha totalizzato 50 punti, contro i 24 di Leclerc: più della metà. Ora ci si chiede:” In Ferrari, c’è un caso Leclerc?” Risposta:” Ni…” E’ indubbio che il “Principino” sia alle prese con una situazione anomala in cui le sue quotazioni siano in flessione rispetto a quelle di Carlos in netto rialzo, una condizione che aumenta l’ansia da prestazione del monegasco, il cui temperamento è di fondo irrequieto. Ritrovarsi accanto una seconda guida che diventa scomoda è normale ed il monegasco dovrebbe saperlo bene. Nel 2019, al suo primo anno a Maranello mandò in tilt il quattro volte iridato Vettel, logorato dalle delusioni patite con la Rossa. E’ una ruota che gira ed ora le parti si sono invertite. A Monza, Charles ha cercato in tutti i modi di affermare il suo ruolo di prima guida, ma alla fine ha dovuto farsene una ragione, così come a Singapore. Dopo le qualifiche s’è reso conto che era meglio accantonare i sogni di gloria mettendosi al servizio della scuderia ed ha svolto diligentemente il suo compito, con ogni probabilità istruito a dovere da Frederic Vasseur. Grazie anche alla mescola soft (contro quella media di Sainz), Charles è partito a fionda dalla seconda fila (col terzo crono) impiombando Russell, ponendosi a protezione di Carlos che filava via. E’ stato poco fortunato con la safety-car e nel pit-stop, ma ha guadagnato punti importanti. “Mi sarebbe piaciuto ottenere un risultato migliore, ma quello che conta è che Carlos sia sul gradino più alto del podio – ha dichiarato Charles, forse con un pizzico di diplomazia – Quando mi hanno superato le Mercedes, ho compreso che la mia era finita.” E sulla sosta ammette:” Non sono stato sfortunato, dovevo accodarmi a Sainz, sapevo che mi toccava proteggerlo. Toccava a me fare un giro migliore in qualifica e partire davanti. La nostra prestazione è stata molto positiva, in quanto andare così bene su una pista ad alto carico è importante.” Euforia alle stelle anche per Fred Vasseur al suo primo trionfo al timone della Rossa. Significativa la sua presenza sul podio, quasi a voler fugare certe ipotesi secondo cui la sua presenza a Maranello fosse a rischio insieme a quella dell’Amministratore Delegato Benedetto Vigna, anch’egli nei box di Singapore:” Carlos è stato eccezionale nella sua gestione – ha dichiarato il manager transalpino – grazie a lui ed al team. Il piano era quello di partire forte con Leclerc, per questo ha usato le soft e poi è stato penalizzato dal traffico in pit-lane. Dovevamo fare 40 passaggi con le hard e Carlos è stato eccellente nella gestione.” E sul finale thrilling:” Sapevamo che le Mercedes avevano un set in più, ma il passo di Carlos era buono e nonostante un margine esiguo gli è bastato per chiudere davanti. Infine la raccomandazione:” Abbiamo lavorato bene ed è giusto godersela, ma ora non dobbiamo esaltarci. Domenica prossima si riparte da zero e si sa che a Suzuka, una pista diversa, sarà tutta un’altra sfida.” Non è mancato il messaggio del Presidente John Elkann:” Siamo molto felici per la vittoria, congratulazioni a tutta la squadra Ferrari in pista e a Maranello, a partire da Carlos che è stato velocissimo tutto il weekend.” Per l’immediato futuro, il Cavallino deve affrontare i prossimi impegni molto coeso soprattutto sul fronte piloti. L’imperativo è quello di incamerare più punti possibili e chissà che la rincorsa alla Mercedes si concretizzi in un secondo posto finale alle spalle della Red Bull. Un traguardo non facile, ma alla portata che proietterebbe la Ferrari verso il 2024 con molta fiducia.

Metamorfosi. Ha fatto davvero specie vedere la Red Bull in palese difficoltà. Chi avrebbe mai ipotizzato un’involuzione così acuta ed improvvisa? Roba da “Scherzi a parte”, invece no, è tutto vero. D’accordo, una giornata storta può capitare a tutti, ma sul cittadino di Marina Bay s’è visto un maestoso cigno trasformarsi in un brutto anatroccolo. L’invincibile RB19 progettata da Adrian Newey che finora ha permesso a Max Verstappen di imporre la sua legge demolendo tutti i record, s’è trovata in forte disagio sulle strade a dossi della città asiatica. E non parliamo di un calo prestazionale che ha compromesso la vittoria, bensì di una vera e propria debacle che ha costretto Verstappen e Perez a faticare per arpionare un quinto ed un ottavo posto finale, che hanno fruttato almeno dei punti. Ma procediamo con ordine per capire quanto accaduto. Se nelle libere 1 del venerdì Verstappen era terzo dietro alla coppia Ferrari, la parabola discendente è partita nella sessione successiva con l’iridato ottavo dietro al compagno settimo. Max non nascondeva la sua preoccupazione dicendo:” Oggi non siamo dove pensavamo di essere. Abbiamo faticato moltissimo col bilanciamento della vettura, abbiamo provato varie soluzioni, ma non siamo mai riusciti a mettere insieme la monoposto che volevamo. Ci sono diverse cose da capire per domani.” Della serie la RB19 risultava poco reattiva ai cambiamenti. E a 24 ore di distanza la musica non cambiava, anzi. Se in FP3 l’olandese risaliva quarto, ecco che nelle qualifiche le due RB19 sprofondavano non superando l’asticella della Q2. Morale: Verstappen 11° e Perez 13°. Il campione in carica appariva nervoso e parlava di un’esperienza scioccante:” Come ho detto via radio, ho dovuto guidare un’auto che non aveva grip neanche a bassa andatura. Mancano trazione e velocità. Così è proprio difficile guidare.” E a coloro che gli prospettavano una rimonta, replicava secco:” Non sarà il caso qui. Partire undicesimo o ultimo cambia poco. Dobbiamo capire perché non siamo competitivi. Domani sarà un pomeriggio lungo e difficile.” Un pessimismo acuito ancora di più dall’accusa di aver commesso tre “impiding”. Per fortuna dell’orange, i commissari si rivelavano magnanimi graziandolo: s’è beccato soltanto una reprimenda. E arriviamo a domenica. Sia Verstappen che Perez sono scattati con le gomme dure, puntando sullo stint lungo e sperando in una safety-car verso metà G.P. che avrebbe agevolato loro la rincorsa. “Mad Max” non s’è certo risparmiato, ha lottato com’è nella sua natura, ritrovandosi a pilotare un’auto scorbutica anziché la sua velocissima astronave e per di più su una pista in cui è difficile superare e dove non ha mai vinto. Alla fine ha concluso a pochi decimi da Leclerc. “Tutto è andato contro di noi anche in corsa – illustrava l’olandese domenica sera – se le Safety Car fossero state un po’ di più a nostro favore avrei, potuto lottare con i piloti di testa. Però rispetto alle qualifiche i problemi sono stati meno marcati. Di sicuro non è il risultato che volevamo, ma penso che sia andata meglio rispetto ai giorni precedenti.” Una domenica nera che ha acceso subito non poche discussioni circa le cause. Ed in molti hanno pensato subito all’introduzione della direttiva tecnica 18. In proposito s’è espresso il team boss Christian Horner secondo il quale le ragioni sarebbero legate ad una preparazione sbagliata degli assetti. Le regolazioni decise nella factory britannica si sarebbero basate su alcune variabili del manto stradale che non sono poi emerse per effetto della riasfaltatura. “Si sapeva che a Singapore la lotta si sarebbe fatta più dura – ha puntualizzato Horner – ma siamo rimasti sorpresi nel vedere il gap accusato il venerdì. E se le gomme lavorano male (non vanno in finestra di temperatura) non funziona niente. Siamo finiti nella finestra sbagliata e questo ha evidenziato alcuni punti deboli della monoposto. E’ stata una lezione utile per il prossimo anno.” Infine Horner ha affrontato tra sarcasmo e polemica l’argomento alla nuova normativa:” So che voi media vorreste dare la colpa alla TD18, ma purtroppo non possiamo incolpare nemmeno quella, in quanto non è cambiato un solo componente della vettura. Quindici successi consecutivi sono un record incredibile – ha detto il manager – Prima di oggi siamo stati sconfitti una sola volta dallo scorso luglio. Stiamo per conquistare entrambi i campionati e abbiamo la possibilità di vincere quello costruttori il prossimo fine settimana in Giappone.” Sicuramente, il prossimo fine settimana la Red Bull calamiterà l’attenzione del Circus ansioso di vedere se lo scivolone di Singapore sia stata una disavventura isolata. Per quanto riguarda il titolo piloti, Verstappen attende solo l’ok dall’aritmetica. Tutto dipenderà dai prossimi piazzamenti di Sergio Perez, che a Marina Bay non aveva certo il mezzo meccanico per brillare. Questa volta ha un alibi di ferro, malgrado sia stato punito con 5” per il contatto con Albon. Un provvedimento che però non ha influito sull’ottavo posto di “Checo” che deve iniziare a guardarsi le spalle da Hamilton che dista 43 punti e che superando Alonso s’è issato in terza posizione e probabilmente non disdegna di acciuffare il titolo di vice-campione del mondo dopo un 2022 da dimenticare. Per cui urge una reazione da parte di “Checo”, sempre bersagliato dalle stoccate di Helmut Marko. Non ultima l’osservazione rilasciata ad una televisione austriaca in cui l’eminenza grigia della Red Bull, ha imputato il rendimento altalenante del suo driver alle origini sudamericane. Un’uscita infelice che ha provocato persino l’intervento della Federazione che ha inviato un warning all’80enne dirigente di Graz.

L’azzardo. Il colpo di scena è avvenuto al 45° dei 62 giri previsti. Dal box Mercedes richiamano Russell ed Hamilton che occupavano rispettivamente la seconda e la quarta posizione per passare dalle hard alle medie. Una scelta che compromette il podio certo di Russell, per mettere in condizione le due Frecce Nere di essere più rapide nei passaggi finali e giocarsi la vittoria, contando sul progressivo degrado della mescola dura calzata da Sainz. Un gioco ad alto rischio che però secondo i tecnici di Brackley vale candela. Le W14 rientrano quarta e quinta e subito macinano tempi velocissimi e recuperano terreno. Alla tornata 52 sono già negli scarichi di Leclerc che cerca di opporre una sterile e vana resistenza. Liberatisi della Rossa i due britannici si gettano all’inseguimento della coppia di testa che agguantano ad otto passaggi dal termine. Russell piomba come un falco su Norris che resiste alla meglio. E’ indubbio che le Mercedes godano di una condizione di vantaggio con le gomme fresche e più veloci, ma non hanno tenuto conto della coalizione messa in piedi da Sainz che permette a Norris di resistere agli assalti del nemico. Il tempo passa, Russell è famelico ed Hamilton lo spinge a sua volta. Si arriva così al rush finale, quando George tenta il tutto per tutto, pizzica un muretto e finisce contro le barriere vanificando la sua arrembante rimonta. La sua delusione sta tutta in quel rabbioso “Nooo !!!” urlato via radio. Hamilton si ritrova terzo (per la 38a volta in carriera) portando a casa il punto aggiuntivo del giro veloce (siglato al passaggio 47 col tempo di 1’35”867), però per la “Stella a Tre Punte” è una doccia fredda perché non solo vede sfumare un possibile successo, ma deve accontentarsi di una sola vettura a punti e ciò nell’economia del mondiale costruttori conta parecchio. Il vantaggio sulla Ferrari s’è ridotto a 24 lunghezze, con 7 gare dalla fine. Comprensibile la grande delusione di Russell, che partito in prima fila accanto a Sainz, s’era fatto sorprendere da Leclerc, ma che dopo la safety car si ripresentava dietro al capofila restandovi fino al secondo pit:” Mi sento come se avessi deluso me stesso e la squadra – confessa George – è un peccato dopo un fine settimana così bello. La macchina è stata fantastica, le qualifiche sono state ottime così come la corsa in cui siamo stati coraggiosi con la strategia. Se avessi passato Norris quando ho avuto la chance, penso che avrei superato pure Sainz.” Rammaricato anche Hamilton che ammette quanto sia stata dura la gara:” Stavamo forzando per raggiungere i due davanti e abbiamo surriscaldato le gomme. E’ una sfortuna per George. Non è stato un gran fine settimana, ma il team ha fatto un eccellente lavoro. Mi spiace per quanto ho commesso nelle prime curve – prosegue l’eptacampione che dopo aver tagliato la variante al via ha ceduto la posizione sia a Russell che a Norris – però ho tenuto la testa bassa continuando a spingere. Avevamo impostato il weekend su strategie diverse per quanto concerne gli penumatici in corsa. A mio avviso era un G.P. da due soste, però Carlos e Lando han fatto un gran lavoro e la loro tattica ha funzionato. Mi congratulo con loro.” Obiettivo il commento del Team Principal Toto Wolff:” Abbiamo tentato di vincere e non ci siamo riusciti. Eravamo secondi con George e quinti con Lewis senza grandi possibilità di andare oltre, così quando si è aperta la finestra (la virtual safety-car ndr.) ci abbiamo provato.” Una carta che poteva rivelarsi un jolly, che alla fine non ha pagato complice un errore millimetrico di Russell, ma fatale.

Di parola. Due settimane fa, Andrea Stella, Team Principal della McLaren-Mercedes guardava con ottimismo alla trasferta di Singapore, in cui la MCL60 avrebbe potuto contare su nuovi importanti aggiornamenti e così è stato, anche se su unico esemplare affidato a Lando Norris. Decorate con una nuova livrea per celebrare i 60 anni della nascita della scuderia, le due McLaren hanno portato a casa 24 preziosi punti che rafforzano il quinto posto tra i costruttori a quota 139. Oscar Piastri, scattava dalla penultima fila col 17° crono ed ha chiuso settimo chiudendo una corsa decisamente in salita. Da incorniciare invece il fine settimana di Norris che ha sfruttato al meglio la versione rinnovata della monoposto. Lando risultato quarto in qualifica, è sempre stato tra i primi durante la gara e quando nel finale s’è ritrovato alle spalle di Sainz dopo la seconda sosta delle due Mercedes, ha collaborato insieme al ferrarista respingendo le Frecce Nere. Il secondo gradino del podio premia meritatamente le doti di questo giovane britannico che non è più da considerarsi una promessa. “Sainz è stato molto generoso nell’aiutarmi ad avere il DRS e ci siamo dati una mano a vicenda. Sapevamo che sarebbe stata dura non appena le Mercedes hanno fatto la sosta. Però alla fine siamo sul podio e li abbiamo tenuti a bada e siamo felici.” Per Norris, l’appuntamento con la vittoria è nuovamente rimandato, ma quando disporrà di una macchina competitiva e costante di sicuro farà centro.

Sbiaditi. Un motore rotto ed un sesto posto marcato da Pierre Gasly, abile a mettersi dietro Perez. Lodevole anche la manovra di Esteban Ocon alla 39esima tornata quando ha freddato Alonso e Perez, peccato che cinque giri dopo la sua A523 sia spirata in uscita dalla curva 1. Un bilancio parco per l’Alpine, che staziona al sesto posto e che ha poche possibilità di migliorare la sua posizione tra i costruttori visto lo stato di salute della McLaren sua diretta rivale.

Psicodramma. Al di là del 17esimo posto di Fernando Alonso, mai così tanto indietro quest’anno, a preoccupare l’Aston Martin è il momento veramente difficile di Lance Stroll, il figlio del proprietario della scuderia di Silverstone. Dopo la pausa estiva, il 24enne canadese è andato in calando, tant’è che sono iniziate a circolare voci su un suo possibile ritiro complice una forte demotivazione. Dopo l’11a piazza in Olanda e la 16a a Monza, Lance è stato protagonista di una violenta uscita di pista a circa 218 km/h durante la Q1 in cui ha distrutto la sua AMR23. Fortunatamente non ha subito conseguenze, ma è indubbio che il suo stato psicologico non sia dei migliori per affrontare gli impegni richiesti dalla pista. L’Aston Martin si ritrova così ad affrontare la parte finale del campionato con una sola punta, Alonso e le performances in ribasso della vettura (per la prima volta nel 2023 ha marcato uno zero) stanno pregiudicando tutto il buono mostrato nei primi mesi della stagione. A Singapore, l’asturiano partito settimo, ha navigato inizialmente in sesta piazza per poi perdere terreno, complice un dritto mentre entrava in corsia box per la prima sosta che ha pagato con 5” di penalità. Durante il 37esimo passaggio s’è ritrovato a lottare con Perez ed entrambi sono stati beffati dall’Alpine di Ocon. Poco dopo è stato rallentato nella sua seconda sosta ed alla tornata 47 ha commesso uno sbaglio che l’ha fatto sprofondare lontano dalla zona punti.” Ci è mancato il ritmo che speravamo di avere  – ha riferito l’asturiano – è stata una gara da dimenticare, con troppi elementi negativi in una volta sola. Speriamo di lasciarci alle spalle queste negatività e di migliorare in Giappone.” Alonso guarda giustamente avanti, conscio di quanto stia vivendo l’Aston Martin, che vede allontanarsi la Ferrari tra i costruttori: al team di Lawrence Stroll non resta che difendere il quarto posto. L’obiettivo di chiudere il mondiale alle spalle della Red Bull e regalare la 33esima vittoria ad Alonso, paiono ormai veri e propri miraggi.

La prova del nove. Gettato nel calderone di punto in bianco a Zandvoort ha chiuso 13°. A Monza ha sfiorato la zona punti con l’11esima posizione ed a Singapore è approdato nella top-ten piazzandosi nono raccogliendo i suoi primi 2 punti iridati. In tre Gran Premi, il neozelandese Liam Lawson non solo non ha commesso errori, ma è andato in crescendo e su circuiti con caratteristiche diverse. Ha salvato l’onore dell’Alpha Tauri che nuovamente ha perso Yuki Tsunoda ancora dopo pochi metri, eliminato da un incidente in curva 14. Meglio rispetto a Monza dove non terminò nemmeno il giro di ricognizione. Battute a parte, il 21enne neozelandese sta stupendo in primis la scuderia di Faenza, sorella minore della Red Bull, che dopo la delusione per lo scarso rendimento di Nick De Vries silurato a fine luglio, s’è ritrovata in casa un altro rookie decisamente più promettente dell’olandese. Una scoperta felice che rischia di mettere in salita il prosieguo di Daniel Ricciardo, sostituto di De Vries e fermo per infortunio.

Immagini Pirelli press

Ordine d’arrivo
1° – Carlos Sainz (Ferrari) – 62 giri 1.46’37″418
2° – Lando Norris (McLaren-Mercedes) – 0″812
3° – Lewis Hamilton (Mercedes) – 1″269
4° – Charles Leclerc (Ferrari) – 21″177
5° – Max Verstappen (Red Bull-Honda) – 21″441
6° – Pierre Gasly (Alpine-Renault) – 38″441
7° – Oscar Piastri (McLaren-Mercedes) – 41″479
8° – Sergio Perez (Red Bull-Honda) – 54″534
9° – Liam Lawson (Alpha Tauri-Honda) – 1’05″918
10° – Kevin Magnussen (Haas-Ferrari) – 1’12″116
11° – Alexander Albon (Williams-Mercedes) – 1’13″417
12° – Guan Yu Zhou (Alfa Romeo-Ferrari) – 1’23″649
13° – Nico Hulkenberg (Haas-Ferrari) – 1’26″201
14° – Logan Sargeant (Williams-Mercedes) – 1’26″889
15° – Fernando Alonso (Aston Martin-Mercedes) – 1’27″603

Ritirati
George Russell (Mercedes)
Valtteri Bottas (Alfa Romeo-Ferrari)
Esteban Ocon (Alpine-Renault)
Yuki Tsunoda (Alpha Tauri-Honda)

Classifica Piloti
1° Verstappen 374 punti – 2° Perez 223 – 3° Hamilton 180 – 4° Alonso 170 – 5° Sainz 142 – 6° Leclerc 123 – 7° Russell 109 – 8° Norris 97 – 9° Stroll 47 – 10° Gasly 45 – 11° Piastri 42 – 12° Ocon 36 – 13° Albon 21 – 14° Hulkenberg 9 – 15° Bottas 6 – 16° Zhou 4 – 17° Tsunoda, Magnussen 3 – 19° Lawson 2

Classifica Costruttori
1° Red Bull-Honda 597 punti – 2° Mercedes 289 – 3° Ferrari 265 – 4° Aston Martin-Mercedes 217 – 5° McLaren-Mercedes 139 – 6° Alpine-Renault 81 – 7° Williams-Mercedes 21 – 8° Haas-Ferrari 12 – 9° Alfa Romeo-Ferrari 10 – 10° Alpha Tauri-Honda 5

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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