Published on Aprile 6th, 2023 | by Massimo Campi
0Porsche 911: dal 1963 un’icona delle corse
Settembre 1963, Salone Internazionale dell’Auto di Francoforte, nello stand della casa di Zuffanhausen debutta la nuova vettura, erede della 356, già grande successo commerciale. È denominata “Type 901“ le sue linee subito colpiscono la stampa ed i visitatori del salone. Pochi mesi dopo, nel 1964, debutta sui mercati, ma il nome è già cambiato in 911, perché la denominazione “901” è già registrata dalla Peugeot. Monta il nuovo motore boxer a sei cilindri raffreddato ad aria che eroga 130 CV, sufficienti per raggiungere 210 km/h e subito debutta nelle corse, soprattutto nei rally, come quella di Falk e Linge che corre a Montecarlo nel 1965, praticamente una 911 di serie con poche modifiche all’assetto per reggere l’asfalto e la neve del più famoso rally del mondo.
Nel 1966, Porsche presenta la 911 S con il nuovo 6 cilindri da 160 CV, dotata anche, per la prima volta, di cerchi Fuchs fucinati in lega leggera. Con questa vettura inizia un programma di sviluppo nelle competizioni della granturismo di serie, anche se il reparto corse è impegnato in quegli anni con i grandi prototipi, come la 908 e la 917. Nasce la 911R, prodotta in soli 23 esemplari nel 1967, con la scocca estremamente alleggerita (la “R” sta per “rennen” ovvero corsa) e monta il 6 cilindri di 2 litri tipo 911/22 derivato da quello della 906 Carrera, con una potenza di 210 Cv. Affidabile e veloce, una 911R conquista nel 1967 una serie di record sulla pista di Monza con Dieter Spoerry, Jo Siffert, Charles Vogale e Rico Steinemann (che in seguito diventerà il direttore sportivo della Porsche).
La 911 Carrera 2.7 RSR
All’inizio degli anno ’70 il reparto corse della Porsche conquista tutti gli obiettivi prefissati: la 917 vince due titoli mondiali marche, due volte Le Mans, sconfigge la rivale Ferrari e la casa di Zuffenhausen diventa il punto di riferimento nel mondo delle corse, ma la Commissione Sportiva Internazionale decide di ridurre le prestazioni ed abolisce i grandi prototipi di 5 litri. La 917 finisce in America, nella Can Am, e la dirigenza Porsche decide che è ora di sviluppare la 911 per farla diventare la “vettura di serie che vince le corse”. Il primo effetto, nel 1973 è la nascita della 911 Carrera 2.7RS, pensata inizialmente in soli 500 esemplari per l’omologazione, il primo esempio di una vettura di serie Porsche progettata a scopo agonistico per le competizioni granturismo. La Carrera 2.7 RS, e la versione evoluta RSR, è velocissima e bellissima con lo spoiller montato sul cofano posteriore per ridurre la portanza e dare carico al retrotreno. La sua caratteristica “coda d’anatra“ fu il primo spoiler posteriore al mondo per le vetture di serie.
Alla fine la produzione della Carrera 2.7 RS è tre volte quella programmata e la RSR, omologata in Gr4, con il suo cilindri aumentato a 2,8 litri di cilindrata ed un peso di soli 900 kg, conquista già nel 1973 importanti vittorie come la 24 ore di Daytona e la 12 ore di Sebring, entrambe con Peter Gregg ed Hurley Haywood.
Nel 1973 La Porsche torna ufficialmente nel Mondiale Marche con una nuova squadra, la Martini Racing, che prende il nome dallo sponsor di liquori. La Porsche debutta sul tracciato di Vallelunga, la direzione sportiva della squadra è affidata a David Yorke, che già si occupa della Tecno in F.1, mentre il direttore tecnico è Roger Penske. Sempre al volante della 911 Carrera RSR Follmer-Kausen, si classificano settimi assoluti Van Lennep-Muller ottavi. La Porsche è nuovamente vittoriosa alla Targa Florio con Gijs Van Lennep ed Herberth Muller battendo la Lancia Stratos ufficiale di Sandro Munari e Jean Claude Andruet ed a Le Mans Muller e Van Lennep giungono 4° assoluti con la Carrera RSR 2.8, dotata di un 6 cilindri portato a 3 litri di cilindrata.
La 911 Turbo
La 911 è in continuo sviluppo e dieci anni dopo il debutto, gli ingegneri Porsche avevano completamente rielaborato la 911. Il cosiddetto “modello G“ è prodotto dal 1973 al 1989 e tra le innovazioni, per rispondere alle nuove rigide norme statunitensi in materia di crash test, la 911 adotta un nuovo tipo di vistosi paraurti dotati di una sorta di ammortizzatori collocati tra il paraurti e la carrozzeria.
Le 911 Carrera RSR dominano le classi GT con vari Team privati, ma il reparto corse ha in serbo una nuova evoluzione e fa debuttare la 911 RSR turbocompressa. È iscritta come prototipo, monta un piccolo 6 cilindri di 2,1 litri per rimanere, secondo i regolamenti CSI, entro la cilindrata massima ammessa di 3 litri (in caso di sovralimentazione la cilindrata viene moltiplicata per 1,4 volte). Questa vettura permette di sviluppare la tecnologia turbo, che la Porsche aveva già sperimentato con la potentissima 917 Can Am di oltre 1.000 cv di potenza. Il peso e l’aerodinamica della scocca 911 la penalizza nei confronti dei prototipi puri come la Matra la Ferrari 312P, la Lola, ma a Le Mans 1974 la 911 Carrera Turbo conquista il secondo gradino del podio con i collaudati Muller-Van Lennep.
Sempre nel 1974 Porsche presenta al pubblico la 911 Turbo e subito diventa una pietra miliare nella storia della 911. E’ la prima GT di serie dotata di motore da 3,0 litri sovralimentato, vanta una potenza di 260 CV e di un particolare spoiler posteriore. Grazie alla combinazione di questi fattori la “Turbo“ diviene il simbolo della Casa di Stoccarda.
La 930 Turbo
L’importate risultato della 911 RSR Turbo del 1974 a Le Mans diventa il banco di prova per lo studio e la preparazione delle future 911 da corsa. Nel 1976 la Porsche presenta tre importanti modelli da corsa sulla base 911-930 che domineranno per diverse stagioni nel mondo delle corse: la 934, la 935 e la 936. Il numero finale identifica il gruppo di omologazione dei regolamenti FIA, ovvero Gr.4, Gr.5 e Gr.6. Ad esclusione della 936, che è un vero prototipo con un telaio tubolare derivato dall’esperienza 917, la 934 e la 935 sono delle 911 modificate e preparate specificamente per correre in pista e dirette discendenti dalla 911 turbo stradale. La 934 mantiene la sagoma della 911 di serie, ma ha parafanghi allargati in materiale plastico per ospitare le gomme più larghe. È la prima Porsche ad adottare un raffreddamento ad acqua, ma non per il gruppo motore ma per l’intercooler del turbo KKK. Il 6 cilindri ha una cilindrata di 2.994 cc ed una potenza dichiarata di 485 cv a 7.000 giri. La 934 corre nella categoria Gr.4, che è dedicata alle GT di serie prodotte in almeno 400 esemplari in due anni a cui vengono concesse alcune modifiche nell’aerodinamica ed un aumento di larghezza delle carreggiate di 50 mm. La 935, versione Gr.5, deve essere derivata dalla vettura Gr.4, a cui vengono concesse ulteriori modifiche aerodinamiche e modifiche meccaniche più radicali, pur mantenendo gli schemi della vettura di serie. La 935 monta un cofano anteriore spiovente e molto più profilato, un alettone posteriore molto più alto e più ampio della 934. Il sei cilindri ad iniezione meccanica, di 3 litri, monta due turbo della KKK con voluminosi scambiatori ed ha una potenza di 640 cv a 8.000 giri. Le Porsche vincono da subito le corse a cui partecipano dominando la scena internazionale fino all’inizio degli anni ‘80. Il reparto corse produce nel 1977 anche una versione piccola della 935, la 935 “baby” con il sei cilindri di soli 1.425 cc per correre nella categoria fino a 2 litri. La “baby” disputa solo due gare e dopo avere vinto con Jacky Ickx ad Hockenheim entra nel museo Porsche. La “piccola” pesa solo 750 kg e il sei cilindri turbo ha una potenza di 370 cv a 8.000 giri che gli consentono di raggiungere una velocità di oltre 270 km/h. La squadra ufficiale Martini-Porsche abbandona le gare, lo sviluppo e la produzione delle 935 alla fine del 1978, ma i preparatori Kremer e Loos continuano lo sviluppo e la realizzazione delle 935. L’apice della carriera è raggiunto proprio da una 935 preparata dai fratelli Kremer di Stoccarda con la vittoria assoluta nel 1979 a Le Mans. Quell’anno la maratona della Sarthe è nuovamente inserita nel calendario mondiale. La squadra Porsche schiera le sport 936, ma allo scadere della 24esima ora è la 935 K3, preparata da Kremer, a cogliere la sognata vittoria con l’equipaggio composto da Klaus Ludwig e dai fratelli Bill e Don Wittington. Le 936 hanno ottenuto la pole con l’alsaziano Bob Wollek, ed il giro più veloce in gara con Ickx, ma vari problemi meccanici hanno impedito alla sport di Stoccarda di cogliere un’altra vittoria sul tracciato della Sarthe lasciando campo libero alla 935 privata.
Le 911 degli anni ‘90
Le vittorie della 911, nelle varie versioni, sono innumerevoli, ma dopo anni in cui la Porsche si è dedicata ufficialmente ai grandi prototipi, con le innumerevoli vittorie delle 956 e 961, ha conquistato titoli mondiali in F.1 con la McLaren-Tag-Porsche, ha tentato la strada della rivoluzione delle vetture di serie con le Porsche a motore anteriore, c’è stato a metà degli anni 90 il grande ritorno della 911 nelle corse ad alto livello. Morto il mondiale marche, le corse per vetture a ruote coperte vedono nella serie BPR dedicata alle Supercar GT preparate il nuovo campionato in cui confrontarsi. Per il campionato 1996 la casa di Stoccarda mette in pista la 911 GT1, vero prototipo, presentato come evoluzione della vettura granturismo. Ben presto la vettura domina la categoria ma il vero obbiettivo è tornare a vincere a Le Mans dove finalmente una vettura denominata e lontanamente derivata dalla 911 conquista il gradino più alto del podio nell’edizione 1998. La sfida è ad alto livello, la Porsche deve combattere contro Mercedes, Nissan e Toyota. Gt e sport sono schierate dalle squadra ufficiale. I piloti sono di primordine, la battaglia continua fino quasi alla fine, ma sotto la bandiera a scacchi transita per prima la 911 Gt1 di Aiello-Ortelli-Mc Nish. E’ la vittoria numero 16 per la casa di Stoccarda, la seconda per una vettura derivata dalla 911, una vittoria con la “V” maiuscola considerato il livello degli avversari, una vittoria da leggenda per celebrare, quell’anno, il mezzo secolo di vita della Porsche.
La 911 RSR
Con il campionato mondiale WEC la Porsche ritorna in prima linea con il prototipo 919 che conquista titoli e 24 Ore di Le Mans, ma sviluppa ulteriormente anche la 911 RSR per partecipare alla classe GTE. La nuova RSR è pronta per la stagione 2017, è una vettura completamente nuova che mantiene solo esteticamente le sembianze con il modello di serie. Tutto è stato riprogettato con il gruppo motore-cambio montato in posizione invertita trasformando la 911 da un’auto da corsa a motore posteriore a un’auto da corsa a motore centrale. Il richiamo è alla Porche 911 GT1 vincitrice a Le Mans e la scelta tecnica è per migliorare la distribuzione dei pesi, a vantaggio dell’utilizzo degli pneumatici, e in secondo luogo, c’è stato spazio per il diffusore posteriore più grande consentito dal nuovo regolamento GTE. Per migliorare ulteriormente l’efficienza aerodinamica, il montaggio dell’ala posteriore è stato spostato nella parte superiore della lama dell’ala posteriore per eliminare i contorni di interferenza e per migliorare l’interazione tra diffusore e ala posteriore. Il motore è una nuova unità aspirata, basato sulla generazione di motori della 911 GT3 R e della 911 GT3 Cup con iniezione diretta. A seconda delle dimensioni del limitatore obbligatorio per regolamento, il sei cilindri boxer da 4,0 litri sviluppa una potenza di circa 510 cv. Con la nuova 911 RSR Il team Manthey Racing ha ottenuto una doppia vittoria nella classe GTE Pro alla 24 Ore di Le Mans 2018 ed il successo nel FIA World Endurance Championship per la classe GTE-Pro nella stagione 2018-19 .
Il nuovo aggiornamento arriva al Goodwood Festival of Speed 2019 con la vettura sviluppata sulla 991.2 sebbene la produzione del modello di serie sia già passata alla nuova 992. La vettura è simile alla sua progenitrice GTE 2017 ma la maggioranza dei componenti sono stati rivisti per ottimizzare soprattutto la dinamica in pista. Inoltre, il motore boxer a sei cilindri aspirato è stato ampliato a 4,2 l di cilindrata con quasi la stessa potenza per migliorare lo sviluppo della coppia. Il debutto in gara della nuova 991.2 RSR è avvenuto nella stagione WEC 2019-20 ed ha corso fino al 2022.
Dopo 60 anni di produzione la Porsche 911, in ciascuna delle varie generazioni costruite finora, è stata costantemente rinnovata senza mai essere stravolta, unendo la sportività all’idoneità d’uso quotidiano.
Oltre al design classico e unico, ciò che da sempre contraddistingue la Porsche 911 è anche la sua competitività sportiva. La maggioranza delle vittorie conquistate da vetture Porsche sono state conquistate da questo modello che ha vinto su tutte le piste del mondo, in rally importanti, ed anche alla Parigi Dakar dove ha vinto nel 1986 con la 959 di Renè Metzge.
Immagini © Massimo Campi