Published on Marzo 28th, 2022 | by Massimo Campi
0VERSTAPPEN VINCE IN ARABIA
Di Carlo Baffi
Il Campione del Mondo torna al successo sulla Red Bull precedendo allo sprint la Ferrari di Leclerc. Terzo posto per la seconda rossa di Sainz davanti a Perez autore della sua prima pole in carriera. Hamilton agguanta il decimo posto dopo esser partito sedicesimo. Nel mondiale piloti, Leclerc mantiene la leadership seguito da Sainz e Verstappen. Tra i costruttori comanda il Cavallino con un buon margine su Red Bull e Mercedes.
La nuova Formula Uno ha offerto un altro Gran Premio spettacolare, animato dal duello ad alta tensione tra Max Verstappen e Charles Leclerc. Praticamente il seguito di quanto avevamo assistito nella gara d’esordio del mondiale, la scorsa settimana in Bahrein. Questa volta l’ha spuntata per un soffio l’olandese che ha preceduto di mezzo secondo il monegasco, entrambi mattatori assoluti negli ultimi nove giri. Per la Ferrari s’è trattato di una seconda beffa, dopo che sabato lo stesso Leclerc s’è visto soffiare la pole position da Sergio Perez sull’altra Red Bull per soli 25 millesimi; un’inezia frutto di una magia del messicano, che ha ammesso:” Se ripetessi il mio giro mille volte non riuscirei a farlo meglio.” Dunque a Gedda, la Red Bull s’è ampiamente riscatta dopo il flop rimediato a Shakir con due ritiri, ma la Ferrari ha dimostrato di essere molto competitiva. La F1-75 s’è confermata una monoposto molto equilibrata e veloce, che dopo la vittoria autoritaria sulla pista permanente del Bahrein, ha conteso fino all’ultimo metro il primo posto su un tracciato completamente diverso come quello arabo. Un ottimo segnale per il Circus che s’appresta a vivere una nuova stagione all’insegna della bagarre, come lo era stato l’anno scorso e questo si traduce ovviamente in un’impennata di ascolti.
Con l’aggiunta, grazie alle nuove regole che hanno portato alla realizzazione di vetture ad effetto suolo che possono stare maggiormente in scia, di assistere ad una lotta non solo nelle posizioni di vertice, ma pure nelle retrovie. Certo siamo solo alla seconda gara, ma da queste premesse l’interesse può solo crescere, anche in considerazione del fatto che ai due contendenti Ferrari e Red Bull, non è detto che potrebbe aggiungersi anche la Mercedes. La nobile decaduta (per ora) è alle prese con un progetto tanto estremo quanto problematico. Non dimentichiamoci che a Brackley le risorse non mancano e possono sempre contare sulla classe e l’esperienza di un certo Sir Lewis Hamilton, sette volte iridato. Ora però i riflettori sono giustamente puntati sulla sfida tra Leclerc e Verstappen, due talenti che hanno iniziato a duellare fin da quando erano giovanissimi sui kart e pure allora non erano mancati gli attriti. Rispetto al 2021, l’orange si trova davanti un avversario molto diverso da Hamilton. Il britannico, pur essendo navigato e con l’istinto del cannibale, aveva mostrato in alcuni frangenti di non accettare certe provocazioni e non rispondere a prove di forza dell’avversario. Leclerc è fatto di tutt’altra pasta. Dietro la “faccia d’angelo”, si cela un giovane dal temperamento latino che non teme affatto la guida aggressiva di “Mad Max”. Lo affronta a viso aperto ricorrendo, quando è il caso, anche a certe astuzie, segno che denota una certa intelligenza (dote che vantava anche Hamilton).
Lo si è visto nel corso del 43esimo dei 50 giri previsti, quando per tenersi il DRS sul rettifilo d’arrivo, il ferrarista ha effettuato un bloccaggio per far passare Max, il quale nel dopo gara ha sottolineato:” Bravo Leclerc, coi suoi trucchetti ci siamo divertiti.” Anche Chris Horner, team boss della Red Bull ha stretto la mano a Mattia Binotto, gran capo della rossa una volta calata la bandiera a scacchi. Sostanzialmente è stata una battaglia leale, almeno per ora. Durante la corsa infatti non sono mancate le proteste via radio del Campione del Mondo all’indirizzo di Leclerc sia quando c’è stata la ripartenza dopo la safety-car, che nel corso delle battute finali, quando Charles difendeva il primo posto:” Ha toccato la linea bianca !“ s’è lamentato Max. Segnali che forse denotano un certo nervosismo di “Mad Max”, che realizza che passare Leclerc bisogna sudare sette camicie. Emblematica l’inquadratura della Red Bull numero 1, che fa il pelo al muretto alla 42esima tornata mentre s’appresta a portare l’assalto alla Ferrari del monegasco. Senza nulla togliere alla sua affermazione, Verstappen è stato “salvato” dalle bandiere gialle esposte nel primo settore durante il 48esimo passaggio. Proprio in quel momento la rossa numero 16 aveva siglato il giro più veloce e con il DRS aperto s’apprestava a sferrare l’ultimo assalto. Di conseguenza al “Principino” è rimasto solo un tentativo all’ultimo giro.
E non va dimenticato nemmeno quanto accaduto tra Sainz e Perez dopo il pit-stop nel regime di Safety-Car. Lo spagnolo s’è visto infatti superare dal messicano malgrado fosse transitato prima della RB18 sulla linea della vettura di sicurezza che stabilisce chi può stare davanti. Solo dopo il restart “Checo” ha ridato la posizione. “Non capisco perché la Direzione Gara non sia intervenuta subito – ha precisato Carlos, aggiungendo – era chiaro che fossi davanti e questo non mi ha permesso di lottare con Verstappen.” Insomma anche questo è un segnale da parte del team anglo-austriaco che non denota il fair-play. Per cui non stupiamoci se nel prosieguo della lotta i toni saliranno, speriamo non ai livelli raggiunti con la Mercedes. Archiviate le lodi ai primi due, è giusto anche riconoscere i meriti dei loro compagni. Sainz, partito col terzo crono, non è riuscito a respingere l’attacco di Verstappen in partenza, che l’ha sopravanzato in curva 2 e poi nella seconda fase di G.P. ha respinto il ritorno di Perez, difendendo caparbiamente il podio. Anche il messicano dal canto suo ha fatto una bella gara e non è certo stato aiutato dalla dea bendata. Allo spegnimento dei semafori ha preso la testa e per quindici passaggi ha tenuto Leclerc a 2 secondi. E’ quindi rientrato ai box per montare le gomme dure, ma l’incidente di Latifi ha cambiato le carte in tavole. Con l’ingresso della Safety-Car, Leclerc, Verstappen e Sainz hanno effettuato a loro volta il pit-stop e sono rientrati anch’essi con le hard, vanificando la strategia di Sergio. Al quinto posto ha chiuso George Russell che ha cercato di limitare i danni in casa Mercedes. La crisi per la “Stella a Tre Punte” è palese. Il podio di Hamilton in Bahrein, è stato uno specchietto per le allodole, materializzandosi solo grazie al ritiro delle Red Bull. Con ciò, non deve trarre inganno neanche il mancato passaggio in Q2 di Hamilton, dovuto con ogni probabilità ad un azzardo eccessivo del set-up alla ricerca spasmodica delle prestazioni. Il sesto tempo di Russell invece rispecchia la posizione attuale della W13, ovvero alle spalle di Ferrari e Red Bull. E ciò lo si è visto anche in gara.
Hamilton non ha avuto problemi ad assumersi le proprie responsabilità, soprattutto per la debacle di sabato, però anche il team è in preda ad una certa confusione. Ci riferiamo al giro 39 quando Lewis viene richiamato ai box per fare l’unico cambio gomme previsto (da notare che fino ad allora aveva corso con le dure). E’ l’occasione propizia per guadagnare terreno dal momento che Ricciardo ed Alonso hanno problemi, peccato che l’inglese venga avvisato quando si trova già sul rettilineo. Nel frattempo la pit-lane viene chiusa, complice le posizioni occupate dalla McLaren e dall’Alpine ed “Hammertime” deve restare in pista ad aspettare. “Ho dato tutto – dirà a fine gara – ma siamo stati troppo lenti e non ci resta che lavorare duramente.” La sua decima piazza, arpionata nel finale la dice lunga, anche perché è stata favorita dagli abbandoni di Bottas ed Alonso. L’eptacampione s’è visto precedere da Ocon (Alpine), Norris (McLaren), Gasly (Alpha Tauri) e Magnussen (Haas). Per la cronaca si sono avuti sei ritiri sui 18 partenti. Non presenti sulla griglia, Yuki Tsunoda e Mick Schumacher. Il giapponese ha alzato bandiera bianca mentre stava schierandosi in griglia. La sua Alpha Tauri s’è fermata in una via di fuga e via radio gli è stato comunicato che non sarebbe partito. Un segnale non certo confortante per la scuderia legata alla Red Bull, che si somma al problema idraulico che ha fermato il nippon in qualifica ed al ko che ha costretto Gasly a ritirarsi a Sakhir. Altra storia invece quella di Schumacher. E qui veniamo alle dolenti note. Se da un lato il Gran Premio dell’Arabia Saudita ha offerto emozioni, dall’altro ha fatto vivere anche momenti di paura. Partiamo dal venerdì. Nel corso delle prove libere 1, s’è verificata un’esplosione che ha incendiato un deposito dell’Aramco, la compagnia petrolifera statale, situato a soli 20 km dalla pista. A causare lo scoppio, un missile lanciato dagli Houthi, i ribelli yemeniti che dal 2015 combattono una guerra sanguinosa che ha provocato centinaia di migliaia di vittime. Un clima non certo sereno se si considera pure che l’Arabia Saudita è stata più volte messa all’indice per il mancato rispetto dei diritti umani. Ed eccoci al sabato. Dopo sette minuti della Q1, Nicholas Latifi perde il posteriore della sua Williams e sbatte alla curva 13 con conseguente bandiera rossa.
Il canadese esce incolume, ma viene condotto precauzionalmente al centro medico. Trascorre poco più di mezz’ora e viene interrotta la Q2. Questa volta il botto è molto più violento. A farne le spese è Mick Schumacher che dopo essere passato su un cordolo tra la curva 10 e 12, perde il controllo della sua Haas-Ferrari, s’intraversa e si schianta contro le barriere a circa 250 km/h. La mancanza di comunicazioni del tedesco, immobile nella vettura divisa in due, negli istanti che seguono l’incidente fanno temere il peggio. Poi arriva la confortante notizia che Mick è cosciente e che il suo silenzio era dovuto ai danni subiti dall’impianto radio. Estratto da quel che resta della Haas viene trasportato con l’elicottero in ospedale per i controlli. Più tardi verrà dimesso e potrà tornarsene in hotel. Fortunatamente l’impatto ha avuto luogo dapprima con le ruote anteriori dissipando così parte dell’energia cinetica ed il 23enne, figlio del grande “Schumi”, se l’è cavata con un grande spavento e senza alcun graffio. Poi, la scelta della scuderia di non riparare la sua VF-22 per risparmiare i ricambi, gli ha impedito di prendere parte alla corsa. Ancora una volta va quindi elogiato il lavoro svolto dalla Fia nell’ambito della sicurezza, ma al tempo stesso finisce nel mirino delle critiche il circuito di Gedda, che ha fatto il suo debutto nel 2021 e già aveva sollevato una marea polemiche per la sua pericolosità. Una pista progettata dall’architetto Hermann Tilke, esperto del settore, che ha disegnato un tracciato cittadino di 6.174 metri in cui si raggiungono medie di oltre 250km/h, coi muretti a far da contorno al manto stradale. Un percorso rischiosissimo anche a detta dei piloti e qui è lecito chiedersi per quale ragioni la Federazione accetti di correre in questo scenario e non spinga per la costruzione di un impianto permanente con tanto di vie di fuga. Ricordiamoci sempre che a fare spettacolo sono i sorpassi, non gli incidenti. Detto questo, proiettiamoci verso il futuro. Tra due settimane è in programma un altro Gran Premio cittadino, quello di Melbourne in Australia, dove il Circus fa ritorno dopo due anni di assenza per la pandemia. Anche all’Albert Park sono in agguato i muretti, ma le medie non sono quelle arabe. Uno scenario particolare, in cui si corre dal lontano 1996 e che spesso ha riservato sorprese. La Ferrari ha buone probabilità di essere protagonista e sperare in una vittoria non è certo un’utopia. L’avversaria diretta sarà con ogni probabilità la Red Bull, ma la mancanza di lunghi rettifili che favoriscono le elevate velocità, come a Gedda, dovrebbe giovare al Cavallino. A Maranello c’è molto ottimismo, confermato anche dall’analisi molto pragmatica di Binotto:” Su 88 punti disponibili, ne abbiamo portati a casa 78. Direi che possiamo essere soddisfatti.” E la matematica non è un’opinione.
Immagini Pirelli press
Mondiale Piloti:
1° Leclerc 45 – 2° Sainz 33 – 3° Verstappen 25 – 4° Russell 22 – 5° Hamilton 16 – 6° Ocon 14 – 7° Perez, Magnussen 12 – 9° Bottas 8 – 10° Norris 6 – 11° Tsunoda, Gasly 4 – 13° Alonso 2 -14° Zhou 1
Mondiale Costruttori:
1^ Ferrari 78 – 2^ Mercedes 38 – 3^ Red Bull-Honda 37 – 4^ Alpine-Renault 16 – 5^ Haas-Ferrari 12 – 6^ Sauber Alfa Romeo-Ferrari 9 – 7^ Alpha Tauri-Honda 8 – 8^ McLaren-Mercedes 6