Published on Dicembre 10th, 2021 | by Massimo Campi
0Il Mondiale del fair play
Fangio è mondiale grazie a Collins – Di Carlo Baffi
Il Campionato del Mondo di Formula Uno si appresta a vivere il suo ultimo atto stagionale con il G.P. di Abu Dhabi in programma domenica 12 dicembre. Protagonisti assoluti e con ampio merito, Max Verstappen e Lewis Hamilton appaiati a quota 369,5 in lotta per la corona iridata. Due driver a pari punti, con l’olandese in vantaggio grazie ad una vittoria in più. Fattore che in caso di uno zero per entrambi (complice magari una collisione), lo laureerebbe campione. Un duello palpitante, giusto epilogo di un mondiale avvincente sin dall’inizio. Dopo il recente G.P. dell’Arabia Saudita disputatosi sull’assurdo tracciato di Gedda in cui è andato in scena il caos grazie ad una direzione gara disorientata, il clima che si respira nel Circus è al vertice della tensione tra Mercedes e Red Bull. La storia della F.1 ha già vissuto situazioni simili, sfociate purtroppo con finali al veleno tra polemiche e carte bollate. Ma c’è anche un episodio di grande cavalleria rimasto indelebile malgrado sia andato in scena tanti anni orsono.
Monza, 2 settembre 1956. Sul circuito brianzolo si corre il 27° Gran Premio d’Italia valido anche come 16° Gran Premio d’Europa. E’ l’ultimo appuntamento del mondiale e sarà quello che incoronerà il nuovo Re della F.1. La classifica vede al comando l’argentino Juan Manuel Fangio seguito dal britannico Peter Collins (suo compagno alla Ferrari) a pari merito col francese Jean Behra (Maserati). L’argentino, campione in carica e con tre titoli alle spalle vanta otto punti di vantaggio sugli immediati inseguitori. La Ferrari schiera cinque D50, affidate a Fangio, Castellotti, Musso, Collins e De Portago. Le rosse dominano le qualifiche, piazzando tre monoposto in prima fila e altre due in terza. Fangio è in pole, ma prima della gara avverte i compagni di fare attenzione alla tenuta delle gomme. Profezia che puntualmente si avvera, con Castellotti che deve abbandonare. L’argentino adotta una tattica prudente, malgrado ciò al 19° passaggio rallenta. Il giro dopo la sua D50 fa capolino ai box e si ferma: s’è rotta una levetta dello sterzo. Gara finita e mondiale decisamente a rischio, per l’asso sudamericano che scende rassegnato dalla vettura. Quando Musso rientra ai box gli viene chiesto di dare l’auto a Fangio, (allora si poteva) ma il romano rifiuta. Poi è il turno di Collins, per il previsto cambio delle gomme posteriori. L’inglese sente che il titolo potrebbe essere alla sua portata, però ecco che entra in scena Marcello Giambertone, manager di Juan Manuel. Si avvicina a Collins e gli chiede se cederebbe la sua Ferrari all’argentino. Il britannico non ha alcuna esitazione, balza fuori dall’abitacolo accantonando di colpo i sogni di gloria. Fangio incredulo abbraccia il compagno e rivale fino a quel momento, si mette al volante e riparte. Moss trionferà a bordo della Maserati, ma Fangio giungendo alle sue spalle sarà campione del mondo per la quarta volta. Nel dopo gara davanti alla commozione dell’argentino, Collins minimizzerà la sua decisione dicendo:” Fangio ha 45 anni, avrebbe avuto poche altre occasioni per diventare campione, mentre io che ne ho 25 avrò sicuramente altre possibilità.” Peccato che due anni dopo il britannico morirà tragicamente al Nurburgring a causa di una drammatica uscita di pista nel G.P. di Germania. Fangio invece, conquisterà il suo 5° titolo nel ‘57. Un comportamento, quello di Collins passato alla storia per un senso di sportività alquanto rara, soprattutto in uno sport individuale come l’automobilismo dove il senso della competizione è estrema. Ovviamente parliamo di un gesto figlio di quell’epoca che oggi sarebbe impensabile per tantissime ragioni. Però la filosofia di fondo la dice lunga, anche quando la posta in palio è altissima. Collins, nonostante fosse l’astro emergente ed aspirasse a detronizzare l’autorevole Maestro Fangio, ha avuto rispetto dell’avversario e questo gli fece onore. Altri tempi e soprattutto altri piloti. Cavalieri del rischio pronti a lottare duramente e al tempo stesso signori dotati di uno spirito nobile. Quello a cui dovrebbero ispirarsi le giovani leve lasciando perdere gli esempi negativi lanciati da certi top driver di oggi che pur di primeggiare e dimostrare di essere il maschio alfa ricorrono ad ogni mezzo: pazienza se è scorretto. Gioco forza ci riferiamo alle azioni di Verstappen sfoggiate a Gedda nella lotta contro Hamilton. Primo fra tutti il brake-test, confermato dai dati della telemetria e giustamente sanzionato dai commissari; purtroppo con uno scappellotto di soli 10” di penalità. Un’inezia se si pensa al meccanismo doloso che c’è alla base di quella manovra, perché Verstappen è stato indagato per guida pericolosa, non per “race incident”. Un capo d’imputazione che in caso di colpevolezza comporta la bandiera nera. Fortuna che in Arabia le velocità non erano elevate e nessuno s’è fatto male. Se devi cedere la posizione ti fai da parte. Rallentare e frenare di proposito in rettilineo con l’avversario dietro è da sempre ritenuta una vigliaccata. Con l’aggravante che non è la prima volta in cui Max cerca di neutralizzare il nemico di turno reagendo impulsivamente. Se va bene ti becchi un insulto via radio:”….stupid idiot…” con tanto di dito medio esposto. Probabilmente gli hanno insegnato a passare direttamente alle vie di fatto creandosi subito l’alibi del “mi devo difendere”. Certo, in passato altri drivers si sono resi protagonisti di azioni molto scorrette, ma ciò non deve rappresentare una scusante, tanto meno diventare una consuetudine. Oltre ai giovani, anche qualche padre focoso e qualche team manager che carica a palla i propri piloti, farebbe bene a riflettere su quanto accadde in quella domenica pomeriggio nel Tempio della Velocità monzese. Il successo è sicuramente un obiettivo importante che può spingere a degli eccessi di agonismo soprattutto se i tempi di reazione viaggiano sul filo dei decimi di secondo e si viaggia a trecento all’ora. Ma è altrettanto vero che certe piratate non si cancellano. Sono brutte pagine che macchiano per sempre la carriera e la reputazione di un pilota, anche se si tratta di un fuoriclasse indiscusso.
Illustrazione © Carlo Baffi