Formula 1

Published on Settembre 1st, 2016 | by redazione

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GP Italia 2016: attenti al pattinamento!

Con le prime due sessioni di prove libere, domani inizia ufficialmente il week-end del GP Italia 2016 a Monza. Nella stessa giornata potrebbe arrivare la conferma del rinnovo per tre anni del contratto con Bernie Ecclestone.

Come al solito anche per il risultato finale del GP Italia 2016 sarà determinante il fattore pneumatici. Infatti, a fronte di una conformazione apparentemente semplice, il tracciato di Monza nasconde alcune insidie.

Ad esempio, la Parabolica e la Curva Grande (Curvone) sono particolarmente impegnative perché, data la loro lunghezza, scaricano molta energia attraverso le gomme. Nelle due varianti, poi, su di esse agiscono fortissime forze laterali.

Infografica GP Italia 2016Inoltre, il basso carico aerodinamico che viene scelto da tutte le squadre solo per Monza fa sì che ogni frenata ed ogni accelerazione siano impegnative, con il rischio costante del pattinamento. Motivo aggiuntivo di stress per gli pneumatici sono anche i cordoli che i piloti cercano di sfruttare al massimo per “raddrizzare” la traiettoria.

Per il GP Italia 2016 Pirelli ha predisposto tre mescole. La White medium è la soluzione obbligatoria per chi sceglierà la strategia ad una sola sosta. La Yellow soft potrebbe venire scelta da chi punterà sulle due soste. La Red supersoft sarà montata in qualifica, con la possibilità che molti tra i primi dieci dello schieramento scatteranno obbligatoriamente al via con queste gomme.

Secondo i tecnici Brembo, che hanno classificato le 21 piste del Mondiale usando una scala da 1 a 10, il circuito di Monza rientra nella categoria dei quelli altamente impegnativi per i freni. La storica pista italiana si è meritata un indice di difficoltà di 8.

Sebbene non si raggiungano i picchi degli anni Duemila (nel 2004 Rubens Barrichello realizzò con la Ferrari la pole position a 260 km/h di media sul giro), Monza resta la pista più veloce del Mondiale: in qualifica le vetture restano con il gas completamente aperto per 17 secondi consecutivi e raggiungono medie di 250 km/h. Non stupisce quindi che il tempo impiegato in frenata sia solo il 13% della durata complessiva della gara.

Quasi tutte le sette frenate sono però veramente toste, come conferma la decelerazione media di 4,3 g, una delle tre più alte del Mondiale. L’energia dissipata in frenata è invece di 118 kWh, equivalente al consumo di 18 macchine che erogano di continuo caffè, per l’intera durata della gara. Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota esercita un carico totale sul pedale di 40 tonnellate.

Delle sette frenate del circuito di Monza, quattro sono classificate dai tecnici Brembo come impegnative per i freni, due sono di media difficoltà ed una è light. La più impegnativa in assoluto è quella alla Prima Variante (curva 1), che le auto raggiungono dopo aver toccato la velocità massima: qui le auto passano da oltre 360 km/h a 82 km/h in 1,65 secondi, in cui percorrono 159 metri. In questo punto i piloti sono chiamati ad uno sforzo notevole: 5,8 g di decelerazione ed un carico sul pedale del freno di 177 kg.

Curiosamente, anche prima di uscire da questa chicane, i piloti fanno ricorso ai freni, ma in maniera veramente ridotta: 24 kg di carico sul pedale e 70 centesimi di tempo, necessari a perdere 5 km/h.

L’altra grande perdita brusca di velocità si verifica alla Seconda Variante (curva 4): da 343 a 100 km/h in 133 metri, con un carico sul pedale di 163 kg. Superiori a questa in termini di decelerazione per i piloti le frenate alle curve 8 (Variante Ascari) e 11 (curva Parabolica): 5,6 g la prima, 5,5 g la seconda.

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