Storia

Published on Luglio 1st, 2015 | by redazione

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Ansaldo: mettete le auto nei vostri cannoni!

Ormai è di proprietà della giapponese Hitachi, ma per quasi cent’anni l’Ansaldo di Genova è stata uno dei capisaldi della metalmeccanica italiana.

Dai suoi stabilimenti, concentrati soprattutto nel comprensorio industriale genovese, uscirono cannoni, motori d’aviazione, munizioni, locomotive ma anche automobili.

200px-AnsaldoTutto ebbe inizio qualche mese prima della conclusione della Grande Guerra quando Guido Soria, direttore delle Officine Ansaldo di motori aeronautici a San Martino di Sampierdarena, propose al presidente della società Piero Perrone di utilizzare una parte degli impianti per la fabbricazione di automobili. Il progetto viene accettato, a patto che il prototipo della vettura (il modello 4) fosse pronto entro un anno. In effetti, lo sarà nell’agosto del 1919.

Nel 1920 iniziarono le consegne del modello 4, una delle cui caratteristiche principali era il disegno della distribuzione a valvole in testa. L’elevato rapporto peso/potenza assicurava inoltre prestazioni notevoli, per il tempo.

Nella foto, il modello CS esposto al Museo Nicolis di Villafranca di Verona. Fu la versione sportiva del modello 4 del 1919, e contribuì in modo determinante a costruire la fama dell’Ansaldo come Casa automobilistica sportiva.

Ansaldo

Un gruppo di Ansaldo 4 CS in partenza per una manifestazione sportiva del 1922.

Nel 1924 al modello 4 l’Ansaldo affiancò un nuovo 6 cilindri di due litri che, con successive modifiche, sarebbe rimasto in produzione fino al 1928. Contemporaneamente debuttò una versione economica a 4 cilindri dotata, come la Ford T, di una balestra anteriore unica trasversale.

Nel 1928 uscì la Tipo 22, vettura di lusso a 8 cilindri, la cui progettazione si ispirava ad una fisionomia prettamente moderna perché l’Ansaldo puntava con questo modello a conquistare un posto nella produzione europea delle auto di gran classe, nel tentativo di risollevarsi da una situazione finanziaria sempre più difficile che la costrinse poco dopo a chiudere il comparto automobilistico.

Nel 1932 nacque la CEVA (Costruzioni e Vendite Automobili Ansaldo) con lo scopo di rilevare i circa 400 telai Ansaldo ultimati o in corso di lavorazione, che comunque non riuscì a risollevare le sorti di un’attività ormai compromessa in modo irrimediabile. (tratto da Marche italiane scomparse – Ed. Museo dell’Automobile)

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