Se c’era bisogno della conferma che la Formula 1, come molti degli sport professionistici più popolari, vive in un mondo tutto suo, questa è venuta ieri pomeriggio all’Hungaroring, nel corso della consueta conferenza stampa pre GP d’Ungheria cui sono tenuti a partecipare i rappresentanti dei team.
Di solito è un incontro con i media molto formale, con domande e risposte all’insegna dell’ovvietà e di una certa supponenza da parte degli intervistati nel concedersi alla stampa.
Ma ieri qualcosa è saltato in questi rapporti un po’ stantii, colpa della politica internazionale. Tutto ha inizia quando un giornalista chiede se la Formula 1 intenda andare a Sochi in ottobre per il Gran Premio di Russia, tenendo conto dell’embargo dichiarato dall’Unione europea nei confronti del Paese di Vladimir Putin per i “fattacci” in Ucraina.
I team principal rispondono all’unisono che contrattualmente sono tenuti a partecipare a tutte le gare del campionato, che lo sport non può essere condizionato dalla politica e che deve essere la Fia e chi detiene i diritti commerciali (ossia Ecclestone) ad affrontare eventualmente la questione dell’opportunità di disputare o meno certe gare.
Per loro discorso finito, ma non per la stampa. Un giornalista chiede come mai, Russia a parte, la Formula 1 sia disposta ad andare dall’anno prossimo anche in Azerbaijan, un Paese dall’alto tasso di povertà e di scarso rispetto dei diritti umani. Magari anche nella Corea del Nord, se lo vuole Ecclestone!
Dopo un lungo silenzio imbarazzato, risponde Vijay Mallya (Force India): “Penso che la questione sia stata erroneamente inquadrata. È il detentore dei diritti commerciali, è la Fia che decidono certe cose. Semplicemente noi corriamo dove mettono in scena gli eventi”.
Mormorio di disapprovazione tra i giornalisti. A questo punto sbotta un indispettito Chris Horner: “Questa sta diventando una conferenza stampa molto deprimente perché ci stiamo concentrando solo sulle cose negative. C’è un calendario che esce ad ottobre o novembre. Tutti noi possiamo decidere se partecipare o meno al Mondiale. Tutte le persone sedute qui o sono piloti o sono qui perché sono appassionati di questo sport. Quando firmiamo per il campionato, ci fidiamo del promotore e della Fia.
Voi o la maggior parte di voi sarà presente a quelle gare o perché siete appassionati o perché vi danno da vivere. Quindi è sbagliato dare alla Formula 1 un ruolo politico che non ha. Qui dovremmo parlare di piloti in queste conferenze, dovremmo parlare di spettacolo e dei grandi duelli in pista. Dovremmo rispondere a domande tipo su quello che succederà nella gara di domenica o durante le qualifche. A queste domande possiamo rispondere. Per tutto il resto dovete rivolgervi al signor Todt o il signor Ecclestone, non ai team”.
Già … peccato che il signor Todt e soprattutto il signor Ecclestone evitino accuratamente di affrontare questo tipo di domande perché per loro “tutto va bene, madama la marchesa!”.