Published on Marzo 28th, 2013 | by Massimo Campi
0Mauro Forghieri “essere un uomo Ferrari”
Essere uomini di Ferrari, significava avere una grande responsabilità ed un compito difficile, soprattutto dal punto di vista psicologico. Nelle piste, durante la gare, Ferrari stava a Maranello, ma controllava tutto mediante i suoi informatori e chi stava in pista doveva eseguire i suoi ordini, prendendone poi le dirette responsabilità. Nelle parole di Mauro Forghieri, direttore tecnico di Maranello, durante la presentazione del suo libro ad Autoclassica, il racconto di cosa significava essere un responsabile della scuderia Ferrari ed il ricordo di Eugenio Dragoni, Direttore Sportivo del Cavallini Rampante.
Gli uomini di Enzo Ferrari ed Eugenio Dragoni
“Essere un uomo Ferrari voleva dire eseguire i suoi ordini, a volte pre ndendone direttamente le colpe, nel bene e nel male. Quando ci fu il licenziamento degli otto dirigenti Ferrari, nel 1961, venne una vera rivoluzione nelle scuderia. Due di loro poi rientrarono: Della Casa e Giberti, ma intanto tutto era cambiato. Il ruolo di direttore tecnico venne affidato a me, ero molto giovane, avevo anche paura di non reggere, allora Ferrari chiamò Eugenio Dragoni, uomo molto esperto per darmi una mano dal punto di vista della gestione sportiva.
Dragoni veniva da Milano, aveva la Scuderia Sant’Ambreus, e faceva correre tutti i giovani piloti italiani come Franco Patria che poi è morto. Dragoni venne chiamato anche perché aveva parecchie conoscenze e potere nella CSAI di allora. Veniva da un ceto piuttosto alto, era molto benestante tanto che accettò l’incarico gratis senza pretendere nessun compenso anche se faceva il lavoro nel migliore dei modi. Con l’arrivo di Dragoni si è alzato il livello di immagine della Ferrari. Arrivammo a Spa ed andammo nell’albergo dove alloggiavamo da anni, prenotato in precedenza dalla scuderia. Siamo arrivati molto tardi la sera e scoprimmo che non c’era più posto per la Ferrari perché avevano avuto problemi con alcuni membri della scuderia in passato. Dragoni allora sfoggiò le sue doti di ambasciatore, fece capire che gli uomini erano cambiati e saltarono fuori i posti prenotati.
Dragoni pian piano cambiò l’immagine della Scuderia Ferrari alle corse e scoprì anche tanti giovani piloti come Scarfiotti, Vaccarella, Bandini, Biscaldi. Dragoni appartiene a pieno titolo alla storia della Ferrari, ed ha contribuito a cambiare la storia. Sfatiamo una leggenda: a mandare via John Surtees non è stato veramente Dragoni, ma è stato Enzo Ferrari, Dragoni ha solo eseguito degli ordini. Un giorno Ferrari gli ha detto:”liberami di quello lì” e Dragoni ha eseguito gli ordini, ha detto alla stampa che Surtees non stava molto bene, ha messo un pilota di riserva per farlo innervosire ed alla fine Surtees è scappato via. Dragoni era un uomo della Scuderia Ferrari ed il suo compito era quello di eseguire le volontà di Enzo Ferrari.
Anche io delle volte ho dovuto eseguire degli ordini per Ferrari, pur condividendo le sue idee, ma assumendone la responsabilità. Un giorno vennero di moda i serbatoi di sicurezza, Chiti all’Alfa Romeo ne provò uno e ci fu molta pubblicità sulla stampa, ma erano una bufala. Durante una dimostrazione Francoise Cevert, che amava fare scherzi, buttò dopo la prova un cerino acceso nel serbatoio rotto e tutto prese fuoco dimostrando l’inutilità della soluzione. A fine anno venni invitato ai caschi d’oro di Autosprint ed alla domanda di un giornalista chiarii che quei serbatoi non erano per niente di sicurezza, scatenando le ire di alcuni addetti ai lavori e del costruttore che spingeva molto per l’acquisto. Ma non era stata una mia idea creare polemica, era Ferrari che mi ha detto “quelli mi stanno dando fastidio con quella roba che non serve a niente, pensaci tu a dire le cose come stanno!” per anni poi sono stato preso di mira come uno che non voleva la sicurezza in pista, ma pur essendo uno che ha sempre rispettato le proprie idee quella volta ho eseguito direttamente un ordine per Ferrari.”