Arnoux è tornato in pista a Digione per ricordare il duello al GP Francia 1979 sulla rossa dell’amico Villeneuve.
Immagini ©Massimo Campi
Era il 1° luglio 1979. Sull’asfalto infuocato di Digione-Prenois non andò in scena solamente il Gran Premio di Francia, ma fu il palcoscenico di un duello leggendario, un confronto all’ultima curva che trascendeva la semplice competizione sportiva. Fu uno scontro tra titani, tra il genio funambolico di Gilles Villeneuve su Ferrari e l’emergente aggressività di René Arnoux sulla Renault, e, soprattutto, una battaglia epocale tra due filosofie, due nazioni e due motori che definirono un’era.
Quella gara segnò un punto di svolta. La Renault RS10, con il suo motore V6 turbo, aveva finalmente raggiunto l’affidabilità necessaria e la monoposto era finalmente pronta a sconfiggere il dominio dei motori aspirati tradizionali. Dall’altra parte, la Ferrari 312 T4, con il suo celebre motore flat-12 aspirato, era l’espressione massima della tradizione italiana, una macchina che univa l’eleganza del telaio all’affidabilità e al sound inconfondibile di Maranello.
La gara, dominata a lungo da Jean-Pierre Jabouille con l’altra Renault, vide il suo culmine negli ultimi giri, quando il francese fu costretto a rallentare a causa di problemi tecnici. A quel punto, Villeneuve e Arnoux si ritrovarono a lottare per la seconda posizione, trasformando la chiusura del Gran Premio in un teatro dell’assurdo di audacia e controllo.
Il Duello Infernale: Ruota a Ruota
Ciò che accadde negli ultimi tre giri è entrato di diritto nella storia della Formula 1. Il canadese Villeneuve, con la sua Ferrari agile e il motore aspirato più gestibile nelle curve lente, tentava di tenere a bada la potenza esplosiva di Arnoux, che con il suo turbo si lanciava come un missile sui brevi rettilinei di Digione.
La battaglia fu corpo a corpo, ruota contro ruota, un susseguirsi ininterrotto di sorpassi e controsorpassi ai limiti dell’impossibile. I due piloti non si risparmiarono, toccandosi più volte, scambiandosi le posizioni in maniera drammatica e sfidando ogni regola di sicurezza, ma sempre con un rispetto reciproco che rendeva il duello ancora più emozionante.
Villeneuve, con la sua ineguagliabile abilità nel tenere l’auto al limite assoluto, usava l’agilità della Ferrari nelle curve per guadagnare terreno, mentre Arnoux sfruttava la spinta del turbo per recuperare e superare sul dritto. All’ultima curva, nell’ultimo giro, Arnoux tentò l’attacco finale, affiancando la Ferrari. Ma Villeneuve, con un’ultima, disperata manovra difensiva, riuscì a tagliare il traguardo con un’inezia di vantaggio. Il tabellone finale recitò: Jabouille (Renault) primo, Villeneuve (Ferrari) secondo e Arnoux (Renault) terzo. Ma per la storia, quella gara fu vinta da Villeneuve.
La vittoria di Jabouille fu la prima in assoluto per un motore turbocompresso e per la casa francese, un momento di orgoglio nazionale che tuttavia fu quasi oscurato dalla battaglia per il secondo posto.
Il duello tra Ferrari e Renault non era solo una questione di motori; era una sfida tra l’Italia e la Francia, tra la tradizione motoristica di Maranello e l’innovazione tecnologica di massa della casa di Boulogne-Billancourt. La Ferrari, pur perdendo il primato tecnologico, dimostrò che il genio del pilota poteva ancora prevalere sulla potenza bruta, trasformando un possibile sesto posto in un’epica seconda posizione.
Quella gara lasciò un’eredità indelebile: la consapevolezza che la Formula 1 stava cambiando, che il turbo era il futuro, e che l’epica del motorsport era ancora viva, incarnata da due piloti che, quel giorno a Digione, regalarono al mondo una delle battaglie più belle e intense della storia. Il duello tra Villeneuve e Arnoux rimane un manifesto di coraggio, abilità e dell’eterna, romantica sfida tra l’uomo e la macchina.
Quando si parla del Gran Premio di Francia del 1979 a Digione, la mente corre immediatamente a quel duello epico, ruota contro ruota, tra Gilles Villeneuve su Ferrari e René Arnoux su Renault. Quella battaglia all’ultimo respiro, entrata nella leggenda della Formula 1, non fu solo uno scontro tra piloti, ma il segno tangibile di un legame profondo e inaspettato: una sincera amicizia che fiorì oltre la rivalità e le bandiere nazionali.
L’episodio di Digione è il perfetto manifesto della loro relazione. Per tre giri, si scambiarono la posizione in maniera aggressiva, toccandosi più volte, spingendo le loro macchine ben oltre il limite. Un simile confronto avrebbe potuto generare rancore o ostilità, ma tra Villeneuve e Arnoux accadde l’esatto contrario. Appena tagliato il traguardo, invece di lanciarsi accuse, i due uscirono dalle rispettive monoposto e si strinsero la mano in un gesto di rispetto e ammirazione reciproca che disarmò il pubblico e i media.
Per Arnoux, Villeneuve era un’icona, un idolo che si era trasformato in un avversario degno. Per Villeneuve, il francese era un pari, un pilota altrettanto temerario che osava sfidarlo senza paura. La loro amicizia non era fatta di cene formali o lunghe chiacchierate, ma di un legame istintivo basato sulla comune comprensione del rischio, del limite e della gioia pura che si provava nel guidare una monoposto al massimo delle sue possibilità.
L’amicizia tra Gilles Villeneuve e René Arnoux ha lasciato un segno duraturo non solo nella storia della Formula 1, ma anche nel modo in cui percepiamo la figura del pilota. Non erano semplici professionisti, ma uomini con un codice d’onore che li portava a sfidarsi senza quartiere in pista per poi rispettarsi e volersi bene fuori. Ancora oggi, René Arnoux è un fervente custode della memoria di Villeneuve, ricordandolo sempre con affetto e nostalgia, onorando il legame che li ha uniti e che continua a ispirare gli appassionati di motorsport. La loro amicizia è un’eredità romantica in un mondo di fredda competizione: il ricordo di due guerrieri che, dopo aver dato l’anima in battaglia, si abbracciarono, uniti dalla passione per la velocità e dal profondo rispetto reciproco.
Arnoux è così ritornato a distanza di ben 46 anni su quel teatro, ma sulla monoposto dell’amico Gilles, proprio per ricordare quella persona che ha creato una delle più grandi leggende del motorsport e quell’epico duello rimasto la più grande icona di coraggio, stile e sfida sportiva a quattro ruote.



















