Alla Mostra Scambio invernale di Novegro la attrazione principale è l’esposizione di cinquantini degli anni Sessanta e Settanta.
“I Cinquantini… Due ruote in libertà” è la mostra tematica sui motorini, così erano chiamati cinquant’anni fa, il motivo di richiamo che ha condotto i visitatori lungo un percorso di un importante ventennio, attraverso nomi e marchi legati indissolubilmente all’industrializzazione nazionale e, nella fattispecie, alla motorizzazione su due ruote. Alla tradizionale Mostra Scambio di Novegro sono esposti marchi che hanno fatto la storia del motociclismo italiano, primo fra tutti Piaggio con il Ciao, e poi Vespa e ancora Gilera, Garelli, Fantic Motor, Moto Morini, Malaguti, Peugeot, Mondial, Motom ma anche piccoli costruttori, magari comparsi per pochi anni e altrettanto rapidamente scomparsi. Lungo il percorso storico si potranno ammirare, infatti, anche marchi quali Guazzoni, Aspes, Testi, Malanca, SWM, etc.
La movimentazione è una necessità che ha sempre spinto l’essere umano a studiare e sviluppare macchine per il trasporto. Necessità che ha assunto un valore primario al termine di ogni conflitto mondiale, quando si è sempre puntualmente verificata una spasmodica ricerca di veicoli economici, sia nel prezzo di acquisto che di manutenzione, tanto da orientare le industrie a convertirsi dalla produzione militare a quella di mezzi di trasporto.
Nasce così, alla fine degli anni Quaranta, il moderno ciclomotore. Moderno perché i primi esperimenti di abbinare un motore a una bicicletta risalgono addirittura alla fine dell’Ottocento. Come allora, anche il moderno ciclomotore è un motore ausiliario, chiamato anche micromotore, da montare su una comune bicicletta e dotato, quasi sempre, di trasmissione del moto a rullo di aderenza. Ma con rapidità il nostro ciclomotore si è sviluppato tecnicamente con trasmissione a catena e cambio di velocità.
Con l’aumentare del benessere, anche il “cinquantino” si arricchisce di accessori e, negli anni Sessanta, diventa sempre più simile ad una piccola motoleggera, con un aspetto così accattivante da diventare un cult per i quattordicenni dell’epoca. È proprio negli anni Sessanta, ma soprattutto negli anni Settanta, che il nostro “motorino”, come veniva e viene ancora chiamato, ha fatto il salto di qualità e si è prepotentemente imposto sul mercato.
Alberto Pasi, uno dei più esperti giornalisti del settore ed ex direttore della rivista Motociclismo d’epoca, è uno degli autori del libro CINQUANTINI…due ruote in liberta’ edito dalla Giorgio Nada Editore. Pasi a Novegro ha illustrato quella fantastica epoca che ha fatto sognare tanti giovani.
Questo libro nasce alcuni anni fa grazie ad una riflessione che ho fatto a Motociclismo d’Epoca, dove avevo notato un grande interesse per questi mezzi. Ne parlai con Carlo Perelli, quello che considero uno dei più grandi maestri del settore, poi è arrivato il covid e infine Carlo ci ha lasciato. Con Vittorio Crippa, storico collaboratore di Motociclismo, abbiamo deciso di continuare questo lavoro. Inoltre ho potuto accedere al suo archivio personale facendo una specie di amarcord sul periodo d’oro dei 50 cc. E’ stato un fenomeno unico a livello mondiale e per l’Italia ha rappresentato la salvezza per diverse aziende del settore che stavano perdendo competitività nel mercato ma sono rinate commercialmente grazie alle piccole moto non targate. Inoltre sono nati tante piccole nuove realtà, assemblatori che acquistavano diverse parti staccati e li assemblavano producendo nuovi marchi del settore. Il libro non vuole essere un catalogo, il materiale dell’epoca è immenso, ma ci siamo limitati ai modelli più iconici basandoci sul materiale iconografico ufficiale dell’epoca. Facendo questo libro abbiamo rivissuto le tante emozioni che noi, ragazzi di allora, abbiamo avuto con i nostri primi mezzi di trasporto.
Quali sono i modelli più iconici di quel periodo?
L’opera ha una data precisa di inizio: il 1965 che è stato un anno formidabile per la diffusione di cinquantini. La modo della motoleggera aveva preso piede con modelli che avevano piccoli motori a due tempi con il cambio a pedale come sulle moto targate. Dalle case escono diversi modelli sportivi con il manubrio a due pezzi che ricordano i duelli delle gare mondiali tra Agostini, Pasolini, Hailwood, Read. Poi arriva il fenomeno del fuoristrada che dava un maggiore senso della libertà su due ruote. Ogni ragazzo aveva il suo modello di riferimento, in seguito arrivano i cosiddetti “tuboni” con il serbatoio dentro al telaio. I modelli sono tantissimi, da quelli delle grandi case come Moto Guzzi, Benelli, Garelli, Gilera, Mondial, Morini poi ci sono i modelli emergenti come il Caballero della Fantic Motor, ed infine i modelli più artigianali come l’Aspes, la Testi l’Itom, Guazzoni Malanca, e tanti altri piccoli gioielli che erano il desiderio di tantissimi quattordicenni.
Si tratta sempre di veicoli performanti nella ciclistica ma vincolati dai limiti di legge
I 50 cc avevano una potenza di 1,5 CV e velocità di 40 km/h che ne mortificano le prestazioni, ma molti motori erano stati progettati per prestazioni decisamente superiori. Molti ragazzi rimovevano ben presto i restrittori a scarico ed aspirazione con un deciso aumento di prestazioni. Alcuni poi cambiavano le marmitte di scarico e il carburatore di aspirazione, tutte modifiche comunque non permesse dal codice della strada, alcune volte con relative conseguenze.
Tutto questo a Novegro per ricordare un periodo importante che ha segnato l’evoluzione delle produzione industriale italiana ed ha rappresentato, per diverse generazioni di giovani, il primo simbolo di libertà.
CINQUANTINI…due ruote in liberta’
Autori: Alberto Pasi/Vittorio Crippa
Formato: 24×27 – Pagine: 168 – Foto: 225 in b/n e 257 a colori – Brossura con alette – Collana: Scooters – Testo: italiano
Per approfondimenti: https://www.giorgionadaeditore.it/
Immagini ©Massimo Campi