Published on Novembre 24th, 2023 | by Massimo Campi
0Turbocompressore: una turbina per aumentare la potenza
Immagini © Massimo Campi – Raul Zacchè/Actualfoto
Turbo, anzi turbocompressore, un accessorio meccanico che si è diffuso nella meccanica automobilistica sin dagli anni settanta ed ora quasi indispensabile nei motori endotermici per avere un incremento di potenza. Il turbocompressore è essenzialmente composto da due parti, da una turbina ed un compressore collegati tra loro da un albero di trasmissione. Entrambe le parti sono formati da giranti a palette, la prima raccoglie i fumi di scarico che, con la pressione risultante dopo la fase di scoppio e la conseguente scarico, fanno girare la turbina anche a 200 mila al minuto. La seconda girante invece è un compressore centrifugo che aspira e comprime l’aria inviandola all’aspirazione, nasce in questo modo la cosiddetta sovralimentazione del motore con aria compressa.
Il turbo e scoperto da Buchi
La scoperta del turbocompressore è ormai remota nel tempo e risale al 1905 quando l’ingegnere svizzero Alfred Buchi di Winterthur brevetta un “insieme motoristico con elevata sovralimentazione”. L’idea era venuta esaminando la resa di una turbina a vapore e confrontandola con quella di un motore a quattro tempi dove i gas di scarico avevano ancora molta energia residua da potere sfruttare.
La sovralimentazione nei motori a quattro tempi diventa cosa nota partendo dalle esigenze aeronautiche, con gli aerei che devono viaggiare ad altezze considerevoli dove l’aria è rarefatta e quindi con una riduzione di potenza. Inizialmente vengono usati dei compressori volumetrici a lobi tipo “Roots” con il comando attraverso una cinghia. Dal cielo si passa alla terra nelle vetture da competizione.
La 917 Can Am è la più potente
Il turbocompressore inizia ad essere applicato nei motori diesel di treni e navi a cavallo tra le due guerre e nelle automobili viene applicato per la prima volta nel 1952 in America sulla Cummins di 6,6 litri che conquista la pole position ad Indianapolis. E’ proprio l’America che porta la tecnologia turbo ad essere protagonista nella corse con i motori 4 cilindri Offenhauser e quando la Porsche va a correre nella Can-Am con la sua 917 Turbo. La spider di Zuffenhausen sbanca la serie, la Porsche conquista il campionato nel 1972 con la 917/10 ed in seguito arriva la potentissima 917/30 con il 12 cilindri boxer che sprigiona una potenza di oltre 1.400 cv in versione da qualifica.
La Porsche si concentra nuovamente nella gare di durata ed è sua la prima vittoria alla 24 Ore di Le Mans con un motore turbo quando Jacky Ickx e Gijs Van Lennep finiscono sul gradino più alto del podio con la Porsche 936 nel 1976. In seguito la Porsche conquista anche la maratona francese con le Porsche 935, la vettura Gr5, la GT della categoria Silhouette, derivata dalla 911 Turbo di serie, che dominerà la scena delle gare di durata nella seconda metà degli anni ’70.
La Renault è la prima a montare il turbo in Formula 1
In Formula 1 ci pensa la Renault che applica il turbo al suo V6 dopo avere vinto in Formula 2. Il motore conquista Le Mans nel 1978 con la Renault-Alpine A442B, ed inizia l’avventura anche nella massima formula. La cilindrata è ridotta a soli 1,5 litri e l’avventura della casa francese si dimostra molto difficile, con continue rotture nelle prime due stagioni. Il Gran Premio di Francia, 1979 a Digione, rappresenta un grande momento storico: le Renault RS10 ad effetto suolo conquistarono l’intera prima fila, Jean Pierre Jabouille andò a vincere dopo aver ottenuto la pole. Fu la prima vittoria per un motore turbocompresso in Formula 1. Alle sue spalle, Arnoux dovette accontentarsi del terzo posto, dopo una lotta serratissima con la Ferrari di Gilles Villeneuve nei giri conclusivi.
La prima a vincere un titolo mondiale è la Ferrari, ma conquista solo il titolo costruttori nel 1982 con la 126C2 grazie ai risultati dei suoi vari piloti: Villeneuve, Pironi, Tambay, Andretti protagonisti di una stagione difficile e travagliata.
Il primo titolo piloti sarà della BMW, nel 1983 con la Brabham e Nelson Piquet. Il 4 cilindri sovralimentato, progettato Paul Roche, è quello più potente, grazie anche alle benzine speciali che vengono impiegate dalla scuderia britannica. La Renault fornisce i sui V6 anche alla Lotus, dove si fa strada il giovane Ayrton Senna che poi emigrerà alla McLaren. La Scuderia di Ron Dennis vince il primo mondiale dell’era turbo con Niky Lauda ed il V6 TAG-Porsche che abbandona nel 1988 per i motori Honda. I giapponesi rientrano nella massima formula all’inizio degli anni ’80 con la Spirit-Honda, conquistano il primo titolo mondiale con la Williams e Nelson Piquet nel 1986 per poi continuare a dominare con le McLaren di Senna e Prost.