Storia

Published on Ottobre 19th, 2023 | by Massimo Campi

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Mike Hawthorn, il primo campione inglese di F.1

Alto, biondo, era inconfondibile sia dentro che fuori la pista. Mike Hawthorn in gara portava casco con visiera e papillon a pois che indossava sotto la giacca di tweed o l’impermeabile. Amava le camice bianche, le scarpe stringate, il papillon lo aveva indossato la prima volta che era entrato nella sua vita in un club: serviva la cravatta, lui non l’aveva, chiese allora la cintura del vestito di sua madre, la annodò al collo come un papillon ed era entrato.

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John Michael Hawthorn era nato il 10 aprile 1929 a Mexbouroug nello Yorkshire in Inghilterra. Fuori dalle piste aveva un motto che spesso ripeteva: “life is short”, la vita è breve e bisognava quindi viverla al massima, in ogni suo momento. Amava infatti troppo divertirsi, in qualsiasi momento, anche con eccessi, donne soprattutto, ma anche alcool,  all’occorrenza veramente molto. Trascorse l’infanzia e l’adolescenza tra le auto del garage paterno, divenire pilota fu quasi una conseguenza. La sua carriera iniziò a settembre del 1950 e terminò dopo soli otto anni con il mondiale vinto.

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Il ricordo di Romolo Tavoni

Lo ricordiamo con le parole di una vecchia intervista a Romolo Tavoni, suo Direttore Sportivo alla Ferrari. “Era un uomo di personalità, si permetteva il lusso di ribellarsi a Ferrari: una volta venne convocato a Modena per una sessione di prove “importanti”, ci trovò anche Musso, Collins e Gendebien, si accese la pipa, guardò Ferrari negli occhi e gli disse: “mi ha fatto venire dall’Inghilterra solo per questo?” Ferrari voleva metterli tutti alla prova “è una prova importante!” ma Hawthorn subito replicò “No, è solo una presa per il c..o” Girò i tacchi e se ne andò. Bellentani subito chiese a Ferrari il suo licenziamento, ma il vecchio disse “dove lo trovo un altro che va più forte di lui”. Hawthorn era così, un uomo di grande carattere. Correva gara per gara, ma nel 1958 seppe correre in ottica campionato, badando più ai risultati che a vincere le corse. Aveva un grande amico, Peter Collins, tra i due c’era grande intesa, tanto da dividere i premi gara nelle competizioni riservate alle gare sport. Finito Collins al Nurburgring, Hawthorn cambiò il modo di partecipare alle gare, senza Peter era tutto diventato improvvisamente serio, non si divertiva più, non faceva più per lui, ed appena diventato campione del mondo annunciò il proprio ritiro. “Life is short”, la vita per Hawthorn sarebbe stata comunque breve, i medici gli avevano diagnosticato una incurabile malattia renale che non gli avrebbe lasciato oltre un anno e mezzo di vita. La malattia ed il suo stile di vita sempre al limite, pur con il classico stile inglese, sono state causa di alcune altalenanti prestazioni nelle gare. Se era in giornata era imbattibile, ma quando non lo era risultava opaco. La carriera di Hawthorn fu anche messa in discussione per la responsabilità dell’incidente di Le Mans ’55, quando,  tagliando la strada a Pierre Leveght,  fece volare la Mercedes tra la folla, con un macabro bilancio di 80 vittime. Hawthorn venne nuovamente ingaggiato da Ferrari per il mondiale ’57, con Collins e Musso. Mike, Peter e sua moglie Luise dividevano trasferte e viaggi, magari con l’aereo di Hawthorn o con la barca di Collins. Hawthorn iniziò la stagione ’58 con il terzo posto a Buenos Aires, per poi vincere il Glover Trophy, la tradizionale gara di Pasqua a Goodwood.  A Montecarlo stava dominando, quando si dovette fermare per la pompa della benzina, lasciando la vittoria alla piccola Cooper di Trintignant. Quinto in Olanda, secondo a Spa, ed un nuovo ritiro a Le Mans in coppia con Collins. Il grande giorno venne a Reims, una gara da vero dominatore, ma una gara triste per la tragedia di Musso, che lo stava inseguendo ed uscì di pista nel tentativo di superarlo. A Silverstone, nella gara di Collins, Hawthorn giunse alle sue spalle, e con i secondi posti in Portogallo e Monza si mantenne in corsa per il titolo a suon di piazzamenti, mentre Moss vinceva ad Oporto, ma si dovette ritirare in Italia.

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Il 19 ottobre del 1958 Mike Hawthorn conquistava il titolo mondiale di Formula 1

Il 1958 fu un anno particolare per la scuderia di Maranello. Degli alfieri principali: Luigi Musso, Peter Collins e Mike Hawthorn era rimasto in vita solo quello che diventerà campione del mondo con la Ferrari 246. La gara decisiva si disputa il 19 ottobre sul tracciato marocchino di Ain-Diab. La corsa vide la vittoria di Stirling Moss su Vanwall, seguito dalle Ferrari di Mike Hawthorn e Phil Hill. La gara fu segnata dall’incidente mortale di Stuart Lewis-Evans che, a causa di problemi meccanici, finì ad alta velocità contro le barriere di protezione. La sua Vanwall venne avvolta dalle fiamme ed il giovane pilota inglese morì in un ospedale londinese sei giorni dopo a causa delle ustioni riportate. Da allora il Gran Premio del Marocco non si è più svolto. Hawthorn ha già deciso il ritiro, è demotivato, in crisi, serve un aiuto da parte del compagno di squadra per vincere il titolo. “Nella gara decisiva in Marocco, Hawthorn aveva bisogno di un secondo posto dietro Moss per vincere il titolo. Phil Hill aveva sostituito Collins con la Ferrari ed era molto più veloce di Hawthorn. L’inglese a causa della malattia renale soffriva molto con il caldo africano, ma era anche demotivato dalla perdita degli amici durante la stagione ed aveva già deciso il suo ritiro dalle corse.

Romolo Tavoni, prima della gara, fece firmare il contratto all’americano per la stagione ’59, assicurandosi i suoi servigi per la conquista del titolo. “A pochi giri dalla fine, secondo un segnale convenuto, Hill fece finta di perdere giri al motore, schiacciando ripetutamente volte nel rettilineo davanti ai box il pulsante del contatto elettrico simulando il guasto all’accensione, per farsi passare da Hawthorn, che con il secondo posto coronò il successo di diventare il primo inglese campione del mondo. Hawthorn dedicò la vittoria al padre Lesile, recentemente scomparso in un incidente, e poco dopo annunciò il ritiro dalle corse per dedicarsi al TT Garage, l’azienda di famiglia e sposarsi con Jean Howarth, diventata sua fidanzata dopo anni di innumerevoli avventure rosa.”

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La sera del 22 gennaio 1959, mentre stava rientrando da un ricevimento, incontrò per strada Rob Walker il proprietario dell’omonima scuderia, nonché erede della famosa azienda di alcolici. “Walker era alla guida delle sua Mercedes 300 SL, mentre Hawthorn impugnava il volante della Jaguar 3.4 litri preparata, la VDU881 con cui aveva vinto a Silverstone a inizio maggio una gara riservata alle turismo. Ingaggiare il duello con l’amico rivale, umiliare la Mercedes, una vettura tedesca, lui odiava i tedeschi dopo i bombardamenti di Londra, fu tutt’uno.” La strada era bagnata, la Jaguar dopo avere superato la Mercedes partì di lato alla fine di una discesa, una intraversata come tante altre, un niente per un campione del mondo, ma sull’altra corsia transitava un camioncino, la coda lo urtò, la Jaguar finì la sua corsa contro un albero. Finì istantaneamente la vita del primo campione del mondo inglese, su una strada di campagna nei pressi di Guilford.

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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