Personaggi

Published on Ottobre 12th, 2023 | by Massimo Campi

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Piero Taruffi; 12 ottobre 1906

 

Piero Taruffi è sempre stato identificato come l’ingegnere pilota. Nasce il 12 ottobre del 1906, ad Abano Laziale, suo padre è un medico appassionato di corse ed il giovane Piero eredita ben presto quella passione che diventerà la professione della vita. Prima però studia, si laurea in ingegneria, e nella carriera applicherà meticolosamente gli studi fatti alle sue doti di guida. Superata la maturità classica, il padre gli regala una moto AJS di 350 cc con cui debutta nella gara in salita a Monte Mario, subito vincendo.

Dalle moto passa alle auto: nel 1931 vince con la Norton il G.P. di Monza e viene notato da Enzo Ferrari che ha appena fondato la sua scuderia di auto e gli affida una Alfa Romeo 8C – 2.300 cc – con cui vince sul circuito di Bolsena.

In seguito passa alla Maserati con cui ha un brutto incidente nel G.P. di Tripoli del 1934, dove esce di strada e si frattura un braccio ed una gamba. In seguito ritorna a correre con Ferrari e con le Bugatti, ma nel 1936 entra a fare parte dell’organico della Galera come tecnico e collaudatore. La nuova avventura con le due ruote lo assorbe molto, e tra il 1937 e 1939 conquista una serie di record di velocità e sulla distanza con le moto della casa di Arcore da lui concepite. Intanto disputa qualche gara con Maserati ed Alfa Romeo, con alcuni buoni piazzamenti come il secondo posto alla Targa Florio.

Terminata la guerra, Taruffi si trasferisce a Torino, assunto dalla Cisitalia di Piero Dusio e con la piccola D46 di soli 1.100 cc ottiene quattro vittorie nel 1947 e l’anno successivo vinse a Berna precedendo le vetture gemelle di Hans Stuck e Felice Bonetto. Diventa anche costruttore: assieme al suo socio Carlo Giannini al bisiluro “Tarf1” che spinto da un motore Guzzi 500 cc battè alcuni primati di velocità tra il 1948 e ’49.

Debuttò nella neonata F.1 a Monza con la Alfetta 158, ma dovette cedere la sua vettura a Fangio mentre era secondo. Vinse nel 1951 la Carrera Panamericana con una Ferrari 212 Inter, in coppia con Luigi Chinetti. La sua capigliatura già bianca gli valse il soprannome di “volpe argentata” dalla stampa messicana, un appellativo molto appropriato sulle sue doti di guida.

Negli anni ’50 Taruffi continuò a correre con varie vetture saltando dalle gare sport alle monoposto, alle gare in salita ai record di velocità con i suoi Tarf. Ebbe anche l’opportunità di pilotare la favolose Mercedes W196, con cui giunse al quarto posto in Inghilterra e secondo a Monza, ma il suo grande sogno era quello di vincere la Mille Miglia, una gara che gli era sempre stata stregata. Superata la soglia dei 50 anni di età, l’occasione gliela diede Enzo Ferrari affidandogli una 315S per la maratona del 1957. Fu l’ultima Mille Miglia disputata, la tragedia di De Portago dette il definitivo stop ad una gara ormai anacronistica e troppo pericolosa per delle vetture sempre più potenti. Piero Taruffi non fallì l’obiettivo conquistando la gara davanti al compagno di scuderia Von Trips. Giunto trionfante a Brescia fece il più bel regalo alla moglie Isabella annunciando l’addio alle corse.

Si ritirò da campione, pago di avere esaudito il suo sogno. Si è spento a Roma 12 gennaio del 1988.

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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