Published on Ottobre 30th, 2022 | by Massimo Campi
0Alfa Romeo 33TT3 -1971
Correre e vincere alla Targa Florio è sempre stato un motivo di orgoglio soprattutto per i costruttori italiani, Alfa Romeo e Ferrari in testa. Nel 1970 la Porsche arriva sul circuito della Madonie con la piccola e leggerissima Porsche 908/03, subito ribattezzata “la bicicletta” per le sue doti di guidabilità, dominando la gara siciliana. Con la nascita dell’Autodelta dell’Ing. Chiti negli anni Sessanta, l’impegno sportivo dell’Alfa Romeo torna a puntare in alto, fino al Campionato Mondiale Marche. Viene realizzata la 33 due litri che debutta il 12 marzo 1967 sulla salita del Fléron, in Belgio. Da quella vettura nascono le successive versioni sino ad arrivare alla 33/3 con il V8 portato a 2.998 cc che corre nella stagione 1970, lottando contro le potenti Sport Porsche e Ferrari di cinque litri.
Nel 1971 gli sforzi dell’Autodelta vengono finalmente coronati dal successo. Rolf Stommelen e Nanni Galli vincono la classe prototipi alla 1000 km di Buenos Aires, seguiti dalla 33/3 di De Adamich/Pescarolo dove segue un’altra vittoria di classe a Sebring. Il grande successo arriva alla 1000 km di Brands Hatch con De Adamich e Pescarolo che riescono a sopravanzare le più potenti 5 litri. La stagione continua con la vittoria di classe a Monza, dove le Alfa Romeo occupano i tre podi nella classe prototipo, ed un’altra a Spa. La gara decisiva diventa la Targa Florio, con la Porsche che porta nuovamente in gara le agili 908/03. Carlo Chiti dedica una particolare preparazione al circuito della Madonie e realizza un nuovo prototipo con un leggero telaio tubolare ed un passo molto corto proprio per testare una nuova soluzione adatta ai tracciati tortuosi. Viene realizzata la 33TT3, versione molto corta e leggera, sempre con il V8 di tre litri che viene testata in Sicilia da Rolf Stommelen e Nino Vaccarella, ma anche da Gian Luigi Picchi a Balocco. La vettura presenta delle soluzioni interessanti, ma deve essere ulteriormente sviluppata e l’Alfa Romeo corre in Sicilia con le più collaudate 33/3 con il telaio scatolato, le stesse che corrono da inizio stagione. Sarà una scelta vincente, sulle curve siciliane sono Nino Vaccarella e Toine Hezemans a salire sul gradino più alto del podio seguiti dalla seconda vettura di Andrea De Adamich e Gijs van Lennep. Hezemans e Vaccarella hanno vinto la loro classe a Zeltweg, e De Adamich e Ronnie Peterson vincono assoluto a Watkins Glen. L’Alfa Romeo ha concluso la stagione 1971 al secondo posto in campionato.
Il prototipo tubolare usato come test alla Targa Florio è nella collezione della Scuderia del Portello, usata in diversi eventi storici dal Presidente Marco Cajani che ci racconta la storia di questa barchetta.
“L’Alfa Romeo 33TT3 del 1971 è il primo prototipo tubolare dell’Autodelta creato dopo la precedente versione con il telaio scatolato. La vettura è nata come esperimento a passo corto ed è stata presentata in occasione della gara siciliana del 1971, per contrastare le piccole Porsche 908/03 che avevano dominato l’edizione dell’anno prima. È stata usata da Rolf Stommelen e Nino Vaccarella durante i test della Targa, poi in gara hanno corso con la versione che usavano regolarmente in quella stagione, con il telaio scatolato, vincendo la Targa con Vaccarella/Hezemans.
“Il prototipo, il primo costruito in questa versione, con il telaio n°001, è poi stato portato in gara da Henri Pescarolo/Stommelen alla 1000 Km di Montlhery del 1971, ma il francese è subito uscito di strada nel giro di formazione non potendo più partire per la gara. Da questa vettura è nato il prototipo che ha poi corso nelle stagioni 1972 e 1973, con un passo più lungo, i radiatori sistemati in una posizione più bassa e la parte posteriore con una differente aerodinamica. Ha anche un posto guida più raccolto ed i quattro fari anteriori.”
“La barchetta dopo il 1971 era sempre rimasta in Autodelta dove poi l’ho acquistata quando è stata chiusa la sede storica di Settimo Milanese. La vettura era stata smontata ma c’erano tutti i suoi pezzi per ricostruirla. C’erano anche i diversi tipi di cambio previsti, tra cui uno Hewland, ma abbiamo utilizzato quello Alfa Romeo usato originalmente durante i test a cinque rapporti. Il differenziale è in coda alla scatola cambio per concentrare le masse all’interno del passo della vettura e non avere ulteriore peso a sbalzo.”
“La macchina, essendo molto corta, è stata studiata per i tracciati tortuosi come quello della Madonie, mentre diventa impegnativa da pilotare su piste molto veloci. Il V8 di 2.998 cc dell’Alfa è un motore potente per la sua epoca, nelle versioni migliori superava i 400 cv.”
Immagini © Massimo Campi