Published on Settembre 15th, 2022 | by Massimo Campi
01977: Lauda lascia la Ferrari
Di Carlo Baffi
Storia del clamoroso divorzio del Campione austriaco da Maranello, dopo la conquista del secondo titolo mondiale. All’origine della rottura, i contrasti sempre più frequenti con Enzo Ferrari.
E’ il 15 settembre del 1977, quando in una sala dell’hotel Holiday Inn di Roma, Niki Lauda annuncia in una conferenza stampa il suo passaggio alla Brabham-Alfa Romeo. E’ l’epilogo di una vicenda che ha tenuto banco per molti mesi e che rappresenta un capitolo importante nella storia della F.1. E pensare che solo due anni prima, negli studi della “Domenica Sportiva”, intervistato dall’indimenticabile Mario Poltronieri, il ferrarista diceva:” …non c’è una macchina come la Ferrari.” Era il 7 settembre e Niki aveva appena conquistato il titolo mondiale a Monza. Ma con il passare dei giorni il legame si logora e s’incrina, in particolare con Enzo Ferrari che l’aveva ingaggiato sul finire del 1973, ascoltando i suggerimenti di Clay Regazzoni. Il ticinese aveva condiviso con l’austriaco il posto alla BRM proprio in quella stagione. Due personalità forti, quella di Niki e quella del Commendatore. In occasione del primo test sulla 312B, Ferrari chiede a Lauda un giudizio sulla monoposto e senza tanti riguardi il pilota risponde:” …è una merda.” Piero Ferrari, chiamato a fare da interprete puntualizza:”…questo non si può tradurre.” Dopo essersi fatto spiegare tutte le problematiche, il Commendatore ordina a Forghieri di apportare le modifiche e poi rivolgendosi all’austriaco ammonisce:” se non riesci a migliorare di 3 decimi, te ne vai.” E Lauda risponde abbassando il tempo di oltre 6 decimi, guadagnandosi il rispetto del grande capo che dovrà riconoscere le grandi doti di collaudatore del suo nuovo pilota, che diventa l’idolo dei ferraristi. Il Drake ne elogia i risultati, pur non nascondendo il suo consueto spirito critico:” Certo vince, però amministra la corsa come un ragioniere…”.
Nel 1976, due giorni dopo il G.P. di Gran Bretagna, dove le due rosse entrano in collisione dopo il primo via, il Drake rilascia un’intervista al Corriere della Sera in cui rimarca a Lauda una minore assiduità nei test, complice la sua passione per il volo. Malgrado ciò, qualche giorno più tardi incontra l’austriaco per discutere il rinnovo del contratto. Una decisione strana, visto che di solito Ferrari tiene i suoi piloti sulla corda per buona parte del campionato in modo che i posti nelle altre scuderie si esauriscano e lui possa negoziare a prezzi bassi. Ma con Lauda saldamente in testa alla classifica cerca probabilmente di blindarlo per il futuro, ben conscio del suo valore. L’incontro ha luogo a Maranello, in una saletta del ristorante “Il Cavallino” e dopo un inizio pacato, la discussione degenera quando si parla di cifre. Ferrari s’infuria dando del pazzo a Niki e offrendogli una somma minore di un quarto. Lauda non ci sta, ribattendo che gli è stata promessa una cifra superiore da Audetto (il direttore sportivo), che conferma tutto. Non pago l’austriaco afferma: “Senza di me la Ferrari non sarebbe mai diventata Campione del Mondo.” Un imbarazzo per il povero Piero Ferrari, chiamato come sempre a tradurre. Il Drake riattacca ad urlare e solo di fronte ad un rilancio inferiore del 4%, si calma, accetta e torna ad essere cordiale. Dunque pace fatta. Ma il destino è in agguato. Il primo agosto, sul temibile e contestato circuito del Nurburgring, Lauda è vittima di un tremendo incidente, in cui resta intrappolato nelle lamiere della sua 312T2 avvolta dalle fiamme. Solo il provvidenziale intervento di Arturio Merzario e di altri piloti evitano una morte certa al ferrarista che viene ricoverato in condizioni disperate. Contemporaneamente il Drake non perde tempo a cercare un sostituto esortando Audetto, che si trova al capezzale di Niki, a contattare Fittipaldi prima e Peterson poi. Ma passata la fase critica, inaspettatamente l’austriaco migliora e riesce a far saltare in extremis l’arrivo dello svedese; si vocifera che abbia scomodato perfino l’avvocato Agnelli. Ferrari però insiste ed ingaggia Carlos Reutemann. Una mossa che indispettisce non poco Lauda che a soli 38 giorni dal rogo del “Ring”, si presenta a Maranello e afferma che vuole salire in macchina per prepararsi in vista del G.P. d’Italia del 12 settembre.
Il Commendatore e tutta la scuderia non nascondono un certo scetticismo, dal momento che Niki ha ancora il capo coperto dalle bende. Il pilota però è molto determinato sia a difendere il titolo mondiale dall’arrembante James Hunt, sia il proprio volante insidiato da Reutemann. Nonostante il confortante 4° posto a Monza (dove vengono schierate ben tre rosse) ed i punti guadagnati su Hunt, Lauda si scontra nuovamente con il grande capo. Il casus belli si verifica quando Reutemann viene inviato al Paul Ricard per una sessione di test. Niki, relegato invece a Fiorano per svolgere delle prove di frenata, alza la voce forte del contratto siglato pochi mesi prima. Un’atmosfera non certo ottimale per affrontare la volata mondiale che culmina il 24 ottobre col G.P. del Giappone al Fuji. Lauda si presenta all’ultimo round con 3 punti di vantaggio su Hunt, ma tutto si complica con l’arrivo di una pioggia battente il giorno della corsa che costringe il ferrarista ad alzare bandiera bianca dopo sole due tornate. Sono rispuntati di colpo i fantasmi del “Ring” e Niki ha avuto il coraggio di avere paura, come titolerà il Corriere della Sera. Nonostante l’ingegner Forghieri gli proponga di parlare ufficialmente di problema elettrico, l’austriaco si assume tutta la responsabilità di un ritiro che consegna la corona iridata ad Hunt per un solo punto. Una decisione di cui Lauda non si pentirà mai, ritenendo insensato correre su una pista completamente allagata. Una decisione che però scaverà ulteriormente il solco tra il pilota e Ferrari. Franco Gozzi, braccio destro del commendatore, racconterà anni dopo di una telefonata ricevuta poche ore dopo il G.P. dal Grande Vecchio, che in dialetto modenese ironizzava sul forfait del ferrarista. Il Drake se ne guarda bene dall’attaccare il suo pilota attraverso i media, ma in lui c’è la volontà di punirlo. Ecco quindi che in vista della stagione 1977 gli propone l’insolito ruolo di direttore del team. Una decisione apparentemente strana, ma strategicamente importante, perché toglie comunque il pilota dal mercato per non ritrovarselo come avversario. Niki però è abilissimo a rilanciare con un bluff; confessa di aver ricevuto offerte vantaggiose dalla McLaren. Preso in contropiede, Ferrari convoca un vertice, dopodiché conferma Lauda nel ruolo di pilota, ma volendo far capire chi comanda assegna il grado di prima guida a Reutemann; malgrado definisca il soggetto “tormentato e tormentoso”. E’ l’inizio della fine.
Da quel momento l’austriaco troverà tutte le motivazioni del fuoriclasse qual è. Al volante della rossa vince solo tre gare, ma la regolarità nei piazzamenti gli frutterà la sua seconda corona iridata. La vendetta però deve ancora venire. Lauda con la Ferrari ha chiuso e cova il risentimento per la mancanza di fiducia mostrata dal Commendatore. Il 3 luglio, quando a Digione va in scena il G.P. di Francia, Bernie Ecclestone, boss della Brabham avvicina il ferrarista:” Vieni alla Brabham, sto costruendo una vettura formidabile.” Niki non rifiuta e risponde che ci deve pensare. In realtà Ecclestone, ben informato, è a conoscenza dei dissapori che regnano a Maranello e con il possibile arrivo di Lauda, convincerebbe i vertici dell’Alfa Romeo a rinnovare la fornitura del 12 cilindri. Pare infatti che la casa di Arese voglia mettersi in proprio. Seguono giorni di trattative febbrili, perché se la casa del Biscione fornirà i propulsori solo con l’arrivo di Lauda, occorre stabilire chi dovrà far fronte al munifico ingaggio. In un primo tempo pare che Ecclestone accetti di versare 400 milioni di dollari al pilota, mentre la Martini e Rossi, l’allora title sponsor della Brabham, porterebbe il budget in favore del team da 700 a un milione di dollari. Dopo il G.P d’Austria, Ecclestone e Lauda fissano un incontro a Londra previsto per il 18 agosto. Quel giorno ci sarebbero delle prove della rossa a Monza in vista del G.P d’Italia, ma l’austriaco vola oltre Manica col suo jet privato. Maranello giustifica quell’assenza parlando di “indisposizione causa intossicazione”, ma la stampa viene a conoscenza della verità interrogando i domestici di casa Lauda. Quel giorno “Mister E” incontra anche Calisto Tanzi proprietario della Parmalat, la nota azienda casearia italiana, già presente nel mondo sportivo nonché sponsor personale dell’austriaco. Sono infatti sorti dei problemi con la Martini, la quale è disposta a ritoccare solo di poco il proprio budget. E allora chi paga Niki? Con questo interrogativo si giunge al G.P. d’Olanda quando il 28 agosto, il Circus fa tappa a Zandvoort. Presso l’Hotel Bowles ha luogo un nuovo incontro tra Ecclestone, Lauda e Franco Bonaventura, l’uomo delle pubbliche relazione della Martini. Se tra i primi due si perfeziona l’accordo, non si può dire lo stesso con lo sponsor. Così prende sempre più corpo l’ipotesi dell’entrata in scena della Parmalat che ha intensificato le trattative.
La Martini avrebbe offerto un milione di dollari al team, più 135 mila a Lauda, il quale però avrebbe a disposizione solo metà della sua tuta da destinare a degli sponsor personali. Per contro la Parmalat, offre 100 mila dollari in più alla Brabham ed un emolumento più ricco a Niki, lasciandogli libertà di disporre della tuta intera. Come contropartita, Tanzi chiede che il suo marchio diventi lo sponsor principale della scuderia anglo-italiana. Il fine settimana olandese regala a Lauda pure il successo nel G.P., che gli permette di allungare ulteriormente il proprio vantaggio in classifica. Ovviamente temendo possibili ritorsioni da Maranello, che potrebbero compromettere le sue prospettive di vittoria finale, continua a mantenere un stretto riserbo sull’intera questione. Di fronte alle pressioni del Drake ansioso di rinegoziare il contratto, Niki continua a prendere tempo. Il Grande Vecchio, dal canto suo è ancora convinto che il rinnovo ci sarà. Sebbene alcuni giornali abbiano avanzato qualche sospetto visto il continuo tergiversare dell’austriaco, il Commendatore confida nella dichiarazione di fedeltà fattagli da Lauda tempo addietro:” Finchè ci sarà lei, io resterò alla Ferrari.” Il 29 agosto si presenta in tarda mattinata nei suoi uffici della vecchia sede di Via Trento e Trieste a Modena, certo che si tratti solo di una formalità, dicendo a Gozzi:” Ho poco tempo, devo andare a Maranello. Quanto ai soldi, che sia ben chiaro gli solo la contingenza.” Lauda giunge accompagnato da Montezemolo e afferma che vuole andarsene. Emerge così tutta verità al punto che l’offerta di Ferrari diventa quasi ridicola. Si parla di circa 530 milioni di lire. Ma il quasi due volte campione dice che il vero problema non è di natura economica, bensì legato alla ricerca di stimoli: vuole fare esperienza altrove e con nuovi uomini. In effetti, come dichiarerà successivamente l’avvocato Gianni Agnelli, la situazione era insanabile. I rapporti tra Lauda e l’ingegner Forghieri erano logori e se un tempo c’era Montezemolo a fare da ammortizzatore, ora questi non c’è più, perchè richiamato in Fiat dalla famiglia Agnelli. Con i sostituti, Daniele Audetto nel ’76 e Roberto Nosetto nel ‘77 non regnava l’armonia, anzi. Ferrari costretto ad ingoiare il rospo, dirà a Gozzi che per lui la questione resta solo economica e che a breve scriverà tutta la verità in un libro dal titolo provocatorio:” Il piccolo ebreo austriaco.” Peccato che non verrà scritto alcun volume, mentre Lauda pubblicherà la propria versione dei fatti nel libro “Protokoll”. Terminata la seduta, Niki si dirige all’aeroporto di Bologna dove si trova il suo aereo. Nel frattempo la notizia del divorzio viene data in anteprima alla radio e viene appresa dall’austriaco poco prima di decollare. Dalla torre di controllo riconoscono la sigla del velivolo “Oscar Eco Golf November Lima” e chiedono:” Ciao Niki, è vero che è cessato il tuo rapporto con la Ferrari ?”, risposta dal jet:” Affermativo.” Alle 17.30 l’Ansa rende pubblica l’avvenuta separazione, proprio alla vigilia delle ultime prove in vista del prossimo G.P. d’Italia. Se Lauda si mostra alquanto tranquillo, intorno a lui la tensione è palpabile, con i giornalisti che cercano in tutti i modi di carpire qualche dichiarazione. A Monza sono accorsi oltre 15 mila spettatori. L’opinione pubblica si divide in pro e contro e così pure il paddock dove ferve il mercato piloti. Ora ci si chiede chi sarà il suo successore di Lauda? Mercoledì 31 agosto verso mezzogiorno, si raggiunge la quadratura del cerchio tra Lauda, Ecclestone e Tanzi in un incontro presso il famoso ristorante Saint George Premier a due passi dall’autodromo brianzolo. L’unico tassello mancante riguarda infatti la separazione tra Brabham e Martini. Non a caso Mario Minini, dalle colonne del Corriere della Sera rivela che “il traditore” (Lauda ndr.) non ha ancora firmato per la Brabham, in quanto la Martini non intende scucire i soldi per l’ingaggio. Il caso Lauda arriva persino sui banchi di Montecitorio dove l’onorevole Luigi Preti, socialdemocratico ed ex ministro delle Finanze, rivolge al Ministro delle partecipazioni statali un’interrogazione per sapere se rispondono a verità alcune notizie stampa, secondo cui l’Alfa Romeo, azienda irizzata, si sarebbe impegnata a corrispondere 3 milioni di vecchie lire al giorno all’austriaco per la stagione 1978.
Preti sottolinea che un’azienda in passivo come quella del Biscione, dovrebbe cercare di economizzare nei settori non indispensabili. Immediata la risposta da Arese che puntualizza:” I rapporti con la Brabham riguardano solo la fornitura di motori e non può essere condotta alcuna trattativa con l’ex ferrarista.” In sostanza la questione non esiste, perché come detto sopra c’è la Parmalat. Ecclestone infatti ha già provveduto a chiedere all’Alfa il gradimento verso il nuovo sponsor, dal momento che il 23 agosto è stata presentata a Balocco la nuova BT46 ancora con la livrea Martini. Anche in quest’occasione dal portello se ne lavano le mani, affermando che il compito non compete al motorista. Il Gran Premio d’Italia dell’11 settembre saluta la vittoria di Mario Andretti su Lotus, davanti a Lauda a cui manca solo la certezza matematica di conquistare il mondiale. Ma a Monza non si respira l’aria di festa di due anni prima: Niki è ormai un ex. Arriviamo così al fatidico 15 settembre. Stranamente a Roma sono presenti solo Lauda e l’ingegner Carlo Chiti, progettista del 12 cilindri Alfa Romeo. Ecclestone è bloccato a Londra per un’infezione all’occhio, Tanzi invece è in giro per affari. Oltre all’ingaggio biennale di Niki, viene ufficializzato l’ingresso della Parmalat in F.1. La cifra incriminata destinata al pilota pare si aggiri intorno agli 800 milioni di vecchie lire, mentre l’investimento nel team ammonterebbe a circa 1 miliardo e 200 milioni. Il 20 settembre Ferrari convoca a Modena tutta la stampa italiana per dar sfogo a tutta la sua rabbia. Non solo accusa il suo ex-pupillo di aver tradito la parola data, in quanto non avrebbe dovuto fare alcun annuncio prima del 30 ottobre, giorno di scadenza del suo impegno col Cavallino. Ma rincara la dose:“ Mi ha tradito per un commerciante di salumi:”. E poi, tuona il Grande Vecchio:” Come collaudatore, Lauda vale quanto tanti altri piloti, il migliore è stato Chris Amon, che non ha mai vinto una gara.” Per contro Lauda provocato dai cronisti evita di entrare in polemica, ringrazia il lavoro di tecnici e meccanici, ma non risparmia una frecciata a Nosetto: “Prima del via a Monza – attacca Lauda – gli chiesi se dovevo considerare Reutemann come un collaboratore oppure come un avversario.” Secondo Nosetto non ci sarebbero stati problemi; poi in gara, l’austriaco passa l’argentino, solo quando questi ha problemi tecnici.“ La radio austriaca chiederà poi ragione di quanto accaduto e Nosetto dirà che alla Ferrari non ci sono prime guide. “Questo esempio – conclude Niki – dimostra che a Maranello ci sono anche dei dilettanti.” Parole che sono il preludio ad un addio anticipato. Conquistata matematicamente la corona iridata con il 4° posto a Watkins Glen, venerdì 7 ottobre Lauda informa Nosetto che non correrà la gara successiva in Canada:” Non ho cuore e mente.” Al suo posto debutterà un giovane canadese sconosciuto che ha esordito nel G.P. di Gran Bretagna di quello stesso anno: Gilles Villeneuve. Una scelta a sorpresa, ufficializzata il 22 settembre, che spazza via i nomi dei candidati più gettonati quali Scheckter, Andretti, Peterson e Tambay.
E’ l’ennesima scommessa del Drake, intento a dimostrare che chiunque salga su una rossa può vincere. E alla lunga il Commendatore avrà ragione. Villenueve accenderà la passione dei ferraristi con gesta spericolate, estreme, pur al limite del regolamento. Firmerà solo sei successi, ma il Cavallino tornerà mondiale nel 1979 con Scheckter al volante della formidabile 312T4. Avara di soddisfazioni sarà invece la scelta di Lauda, che andandosene aveva detto:” Vedremo tra due anni dove sarò io e dove sarà la Ferrari.” Le grandi aspettative di Niki verranno tradite complici i problemi tecnici e di incompatibilità tra i telai progettati da Gordon Murray ed il 12 cilindri Alfa Romeo, che verrà abbandonato sul finire del 1979 a beneficio del motore Cosworth, col quale le Brabham inizieranno a volare. Anche l’austriaco non porterà a termine la stagione ’79, appenderà temporaneamente il casco al chiodo fino al 1982, quando farà ritorno al volante della McLaren conquistando il suo terzo titolo nell’84. In quegli anni ci sarà anche il riavvicinamento a Ferrari. Ma al di là dei singoli protagonisti, questa vicenda segnerà un’importante svolta nella storia della F.1. Sarà questo il primo caso eclatante in cui uno sponsor diventa protagonista al pari di piloti e proprietari delle scuderie. Segno tangibile che nel Circus è in atto un cambiamento radicale, dove gli sponsor iniziano a farla da padroni. A Ferrari va forse imputata la colpa di non aver capito che i tempi stavano cambiando, elemento intuito invece da Ecclestone e dallo stesso Lauda, abilissimi nel negoziare i capitali freschi portati dai nuovi investitori. A quell’epoca, i marchi che facevano capolino sulla carrozzeria delle rosse erano principalmente tecnici, a differenza delle altre vetture che sfoggiavano livree coi colori dei tabaccai e non. Certo, a coprire il budget del Cavallino ci pensava la Fiat. La filosofia del Drake si rifaceva spesso ad una mentalità contadina, che trovava espressione in certe sue frasi passate alla storia, come quella che sono i buoi a stare davanti al carro e non viceversa, pronunciata in merito alla trazione posteriore. Tutto molto romantico se vogliamo, ma un po’ anacronistico di fronte ad una F.1 che stava cambiando. Lauda ha rappresentato una sorta di novità per Ferrari, perché è stato il prototipo del pilota di nuova generazione. Metodico, dedito alla preparazione fisica e soprattutto abilissimo nelle trattative. Allora non esisteva la figura del manager che andava a trattare con la scuderia. E poi non dimentichiamoci che si sono trovati davanti due uomini con un carattere forte. Ferrari ha sempre sofferto la presenza di piloti carismatici divenuti popolarissimi, capaci di offuscare il suo marchio di fabbrica. E’ accaduto con Nuvolari, Fangio e Surtees, che con una manovra macchiavellica venne licenziato da Maranello. E sarebbe potuto accadere anche con Villeneuve; amato come un figlio all’inizio e poi divenuto ingombrante, complice quella “febbre Villeneuve” che aveva contagiato gli appassionati. Non dimentichiamoci quanto accaduto nel G.P di San Marino dell’82, con il canadese deluso per la vittoria scippatagli da Pironi, che si sente dire dal grande capo:”…in fondo ha sempre vinto una Ferrari.” Nel divorzio con Lauda ciò che irritò il Drake fu il venir meno della trattativa, perché il pilota aveva deciso a priori di andarsene. Ecco, fu la prima volta in cui il Commendatore veniva piantato in asso, quasi un reato di lesa maestà. Una ferita profonda che si rimarginerà solo dopo qualche anno. Casualmente durante dei test ad Imola nel 1982, Niki si trovò di fronte Ferrari. Per la verità l’incontrò era stato preceduto da due telegrammi. Uno con cui Lauda nel ’79 si complimentava con il Grande Vecchio per il titolo vinto. Ed un altro con cui il Drake si congratulava col suo ex-pilota per la nascita del primogenito. In riva al Santerno ci fu dapprima uno scambio di battute sulle rispettive famiglie e poi l’affondo “scherzoso” del Drake:” Se fossi rimasto alla Ferrari, avresti eguagliato il record di Fangio.” Quello dei cinque mondiali vinti. Una stoccata, che forse nasconde il rammarico per non aver allungato una probabile striscia di trionfi con un campione stimato. Proprio perchè sapeva tenergli testa.
Immagini © Raul Zacchè/Actualfoto