Published on Agosto 29th, 2022 | by Massimo Campi
0James Hunt, 29 agosto 1947
Per molto è stata una icona, sicuramente un personaggio fuori dagli schemi
James Simon Wallis Hunt nacque il 29 agosto 1947 a Belmont, nel Borgo londinese di Sutton, secondo figlio di Sue e Wallis Hunt. Aveva due sorelle, Sally e Georgina, e tre fratelli, Peter, Timothy e David. Fin da bambino aveva una personalità ribelle e, secondo i genitori, cominciò a fumare fin dall’età di dieci anni. Nonostante i tentativi di indurlo a smettere Hunt continuò a praticare il suo vizio accompagnato da quello dell’alcool e di una vita spesso oltre le righe. Mentre frequentava il Wellington College giocò per due anni a cricket e si dedicò anche al calcio, facendo il portiere ed al tennis. Mentre era in vacanza con la famiglia in Galles, imparò a guidare utilizzando un trattore in una fattoria. Una settimana dopo il suo diciassettesimo compleanno prese la patente e affermò che da quel momento la sua vita era veramente iniziata. Prima del suo diciottesimo compleanno, si recò a casa di Chris Ridge con cui faceva coppia nelle gare di doppio nel tennis. In questa occasione conobbe suo fratello Simon, pilota di Mini, che stava preparando una gara per il fine settimana. Hunt si recò con loro a Silverstone per vedere la gara e rimase affascinato dal mondo dell’automobilismo che da quel momento divenne il suo sport e ragione di vita. Hunt cominciò la propria carriera di pilota nelle corse con le Mini. Si iscrisse per la prima volta in una gara a Snetterton, ma i commissari di gara gli impedirono di partecipare perché giudicarono la sua vettura irregolare. Per poter partecipare ad altre corse lavorò quindi per una compagnia telefonica, procurandosi i soldi necessari per disputare altre tre gare. Nel 1968 passò alla Formula Ford, correndo con una Russell-Alexis Mk 14 che il pilota pagò a rate. All’esordio riuscì a concludere al quinto posto ed ottenne la sua prima vittoria sul circuito di Lydden Hill e a Brands Hatch fece segnare il giro record. Da quel momento la sua carriera ebbe inizio, in seguito la F.3, la F.2, l’incontro con l’eccentrico e ricco Lord Hesketh, la F.1 ed il mondiale con la McLaren nel 1976 precedendo di un solo punto la Ferrari di Niki Lauda. Poi la Wolf e l’abbandono delle corse, una parentesi come commentatore televisivo, fino a quando Hunt fu trovato morto nella sua casa di Londra il 15 giugno 1993. La morte, giunta a soli 45 anni di età venne attribuita ufficialmente a infarto, ma la causa principale era da ricercare nell’abuso di fumo e alcool specialmente negli ultimi anni di vita. Il corpo di Hunt venne cremato e le ceneri vennero inumate nel cimitero di Putney Vale, a Londra. Enzo Ferrari, nel suo libro Piloti, che gente! prese la vita agonistica di Hunt come perfetto esempio per spiegare la sua teoria sulla cosiddetta “parabola del pilota”: “all’inizio egli è affamato di vittoria, spende ogni grammo della sua energia per raggiungere l’ambito obiettivo, spesso supera i limiti a volte evidenti del mezzo meccanico e in una specie di trance agonistica raggiunge la vittoria Mondiale ma poi, distratto e logorato dalla fama, dagli agi e dagli impegni sempre più pressanti e numerosi dovuti alle incessanti richieste di tutti, perde quel tocco magico e si avvia prima o dopo a un lento ma inesorabile declino verso la mediocrità, fin quando decide di dire basta e ritirarsi. Per alcuni piloti ciò avviene più repentinamente, altri raggiungono ancora una, due o più volte la consacrazione, ma per tutti arriva poi il momento fatale di lasciare un mondo che non riconoscono più come proprio.”
Immagini © Raul Zacchè/Actualfoto