Storia

Published on Maggio 12th, 2022 | by Massimo Campi

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Quella febbre chiamata “Villeneuve”

Era un campione? Era uno sfascia macchine? Sono passati quattro decenni da quando Gilles Villeneuve ci ha lasciato ed il tempo ha spesso mutato la percezione di quel particolare momento storico, ampliando le gesta di quel canadese sempre al limite.

Gilles Villeneuve era un pilota che piaceva molto, ma sapeva anche dividere le platee degli appassionati. Era stata la scommessa vinta di Enzo Ferrari, che aveva dimostrando di prendere un illustre sconosciuto e farlo diventare una grande celebrità dei motori con le sue vetture.

Poi è arrivata la “febbre Villeneuve”, una acuta invenzione di Marcello Sabbatini, il direttore di Rombo, un fuoriclasse del giornalismo che aveva fiuto per la notizia e sapeva cavalcarla fino all’estremo.

Erano gli anni della trasformazione Ecclestoniana della massima Formula, con piloti sempre più manager, che correvano badando ai risultati, a massimizzare le prestazioni, ad accontentare gli sponsor sempre più disposti ad investire sulle fiancate delle vetture e sulle tute dei piloti. Poi c’era Gilles, una meteora, un pilota che voleva solo vincere, senza nessun compromesso, senza nessuna remora, senza nessun calcolo. Gilles era diverso! Un folle, per molti, che correva alla giornata, puntando solo al risultato immediato, puntando solo allo spettacolo, con un solo credo: “o la va o la spacca!”

Piaceva Gilles, tanti suoi tifosi, malati di quella febbre Villeneuve, si erano messi a guardare le gare solo aspettando cosa lui avrebbe fatto, dove poteva distruggere la sua Ferrari: contro un guard rail, un muro di cemento o nel superare un avversario. Il protagonista dei gran premi era lui, non importa se non vinceva, bastava lo spettacolo e la sorpresa quando arrivava, sempre sfidando la sorte ed il pericolo, sempre uscendone comunque illeso.

Poi tutto finisce in quel tragico curvone di Zolder per iniziare ad essere mito. Come tutte le grandi storie, la sua finisce nella tragedia, che ha solo contribuito ad esaltare le sue gesta ed il ricordo di quella stagione che non si è mai più potuta ripetere.

Certo la storia non si scrive con i se ed i ma, e non si può riscrivere dopo quella tragedia, ma se la Ferrari di Villeneuve non avesse volato sulle ruote della monoposto di Jochen Mass, oggi probabilmente ricorderemmo il piccolo canadese in un altro modo.

Forse avrebbe vinto il suo mondiale con la Ferrari, o sarebbe finito dietro al compagno Pironì, molto più scaltro di lui nel correre badando al risultato finale. Forse sarebbe ricordato come uno dei tanti piloti delle rosse, un po’ pazzo e sfascia macchine. Forse sarebbe ricordato solo come il padre di Jaques, quello che ha vinto il titolo mondiale!

Ma quella fine drammatica ha sicuramente contribuito ad esaltarne le gesta ed a scrivere il suo nome in quella lista di speciali campioni del motore, come Clark, Rindt, Senna, che saranno sempre ricordati per le vittorie e per quella loro fine estrema. Ed in fondo è giusto così.

Immagini © Raul Zacchè/Actualfoto

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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