Published on Marzo 14th, 2022 | by Massimo Campi
0Eugenio Castellotti – 14 marzo 1957
Il campione lodigiano Eugenio Castellotti scompariva a Modena
Il 14 marzo 1957 fa scompariva sulla pista di Modena Eugenio Castellotti, campione lodigiano, giovane promessa dell’automobilismo italiano, uno dei piloti su cui stava contando Enzo Ferrari, che giusto dieci prima aveva creato la prima vettura con il cavallino rampante sul cofano. Eugenio Castellotti, era un rampollo benestante di una ricca famiglia di Lodi, nato dalla relazione tra sua madre, Angela, nubile e sedicenne, con l’avvocato Castellotti, ricca borghesia di tradizione contadina.
Eugenio nacque il 10 ottobre del 1930, il padre lo riconobbe quando aveva nove anni, uomo severo, cercò di proibirgli quasi tutto per tenerlo lontano dai guai, ma Eugenio amava correre, amava i motori e sfrecciava per le strade della bassa in motocicletta. Falsificò anche l’età anagrafica per avere prima la patente, la ebbe a 18 anni, tre giorni dopo il suo compleanno. Un anno dopo, alla fine del 1949, morì suo padre, lasciandolo erede di un patrimonio colossale, tanto che Eugenio pagò 60 milioni di tasse di successione, una cifra colossale già all’epoca! Con l’eredità si compera subito una Ferrari 166MM ed inizia a correre.
Pilota irruento ma molto veloce, sale ben presto alle cronache per i suoi risultati. Corre sia con le sport che con le monoposto di Formula Due ed un secondo posto ottenuto alla Mille Miglia, del 1952 gli apre le porte per un posto nella neonata Squadra Corse Lancia. Con la vettura torinese corre la Carrera Panamericana del 1953 ed in sudamerica sale sul gradino più basso del podio preceduto da Juan Manuel Fangio e Piero Taruffi, suoi compagni di squadra. Castellotti è ormai un pilota professionista, corre con la Lancia e quando la fabbrica torinese si ritira dalle corse si apre un sedile per la Ferrari ufficiale.
Enzo Ferrari nota subito le qualità del lodigiano ed Eugenio l’aveva ben presto ripagato vincendo nel 1956 la 12 Ore di Sebring, in coppia con Manuel Fangio e soprattutto la Mille Miglia, una delle gare più importanti della stagione per la giovane factory di Maranello. Ma Castellotti voleva soprattutto la Formula Uno, e Ferrari lo incluse in quella squadra di giovani piloti arrembanti di quella sfortunata stagione. Eugenio Castellotti, Mike Hawthorn, Luigi Musso, Peter Collins, Alfonso “Fon” De Portago, Jean Berha, erano gli uomini che si contendevano i sedili delle rosse, le vetture più ambite, quelle per vincere.
Una squadra di giovani che vedrà la fine nel giro di pochi mesi e Castellotti sarà proprio il primo della serie. Le cronache dell’epoca narrano che fu proprio Enzo Ferrari a chiamare all’appello il lodigiano per una serie di test sul tracciato di Modena dove si provava la nuova vettura di Formula Uno. Castellotti perse la vita alla Curva delle Tribunette mentre tentava di abbassare il record sul giro di Jean Berha per dimostrare che quel volante era alla sua portata, che era lui il campione su cui contare. La Ferrari andò a schiantarsi ad oltre 200 all’ora e Castellotti morì sul colpo, ma le cause dell’incidente non furono mai veramente chiarite. Sotto accusa il cedimento dell’albero di trasmissione ma anche le condizioni psicofisiche di Castellotti che era rientrato a tarda notte da Firenze, dove lavorava in teatro la sua fidanzata, la famosa soubrette Delia Scala.
Proprio l’estate del 1956 era scoppiato l’amore tra i due. Eugenio conobbe Delia in un ristorante, Il giorno dopo le inondò il camerino di rose rosse. Fu l’unica con cui non gli riuscì di far l’amore subito. La loro storia riempì interi numeri dei settimanali dell’epoca. Quando Eugenio presentò la soubrette alla madre Angela iniziarono subito i contrasti; “sembri una cameriera. La cucina è da questa parte” fu l’accoglienza in casa Castellotti. Eugenio si infuriò, la madre lo cacciò di casa! intanto Delia non voleva che lui corresse, la situazione era veramente ingarbugliata, ma Castellotti prese una decisione: il matrimonio poteva sanare la situazione. Delia accettò la proposta, ma alla condizione che smettesse di correre, lui rilanciò con la condizione che lei avrebbe smesso di recitare!. Data fissata per il dicembre del 1957: c’era ancora il tempo per decidere, per correre e recitare. Intanto Delia Scala recita a Firenze, protagonista insieme a Walter Chiari della commedia di Garinei e Giovannini “Buona notte Bettina”. Eugenio ogni giorno fa la spola tra Modena e Firenze, tra a pista ed il teatro, facendo sempre notte fonda. In terra emiliana tornava la mattina dopo e doveva subito combattere con la voglia di primeggiare degli altri giovani, con quel clima sempre più di tensione che si respirava a Maranello. La notte i due amanti litigarono, il teatro, la pista, avevano il sopravvento sul loro amore. Dopo solo tre ore, stanco e nervoso arriva a Modena, sale in macchina, fa stint di cinque giri, la pista è scivolosa, la macchina non risponde come vorrebbe e continua a chiedere regolazioni. Poi via, Ferrari glielo chiede e lui vuole quel record, vuole dimostrare al Drake che è meglio del rivale francese; deve vincere questa sfida interna. La Ferrari toccò il cordolo, sbanda, taglia per il prato, dove ricomincia l’asfalto c’era un altro cordolo, picchia di muso e si ribalta finendo sulla tribunetta. Erano le 17,19 del pomeriggio, Eugenio viene sbalzato fuori. Aveva indosso una sola scarpa. Nell’ambiente superstizioso delle corse si diceva che, se dopo un incidente un pilota aveva indosso una sola scarpa, non c’erano più speranze. Esalò l’ultimo respiro poco dopo in ambulanza. La stessa sera Delia andò in scena, saltò qualche battuta, ma continuò a recitare e non andò neppure ai funerali, quasi di Stato per non incontrare la madre.
L’impatto mediatico fu grande, Castellotti era uno dei piloti italiani più in vista, era stato nella squadra ufficiale Lancia con Alberto Ascari, ed il campione milanese era deceduto proprio mentre stava provando a Monza la vettura del Lodigiano. La vittoria nella Mille Miglia l’aveva lanciato nell’olimpo delle cronache sportive e la sua relazione con Delia Scala in quello delle cronache mondane. Con la sua scomparsa, a soli 26 anni, l’Italia piange uno dei piloti preferiti dalle folle, il campione destinato ad ereditare il posto di Ascari.