Storia

Published on Ottobre 28th, 2021 | by Massimo Campi

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Pedro Rodriguez e Jo Siffert compagni e nemici con la Porsche

Il messicano e lo svizzero sono le due prime guide delle vetture di Stoccarda

Anno 1970, la Porsche schiera al via la 917, arma totale, per vincere l’ambito titolo Sport Prototipi, ma lo fa appoggiandosi a squadre esterne coma la John Wyer Automotive. Le 917 gestite dalla squadra britannica sono generalmente due, sponsorizzate dalla Gulf petroli, ed i piloti principali sono Jo Siffert e Pedro Rodriguez, coadiuvati da Leo Kinnunen, e Brian Redman.

Ben presto inizia una acerrima rivalità in pista tra lo svizzero ed il messicano. Entrambi velocissimi e determinati, entrambi piloti di primo piano che, con le vetture a ruote coperte, vogliono ottenere le vittorie che non sono arrivate con le monoposto. Jo Siffert diventa pilota ufficiale Porsche sin dal 1967 e nel 1968 riesce a vincere alla 24 ore di Daytona, alla 12 di Sebring e alla 1000 Km del Nurburgring dividendosi alla guida della 908 e della 910 barchetta. L’allora direttore sportivo della casa di Stoccarda, Peter Falk, afferma con noncuranza “Seppi è stato, senza dubbio, il miglior pilota della sua generazione.”

Nel 1969 Jo “Seppi” Siffert è tra i primi a collaudare la nuova 917, una creatura tanto bella quanto difficile da domare tanto che i piloti, al debutto in pista, la soprannominano “il tumore” per via della spaventosa mancanza di tenuta di strada. Tutto cambia in una serie di test a fine campionato, quando  viene modificata l’aerodinamica facendola diventare la macchina da vittoria per i due anni successivi.

Siffert vince con tutti i modelli Porsche partecipando a tutte le classiche di durata, ed alcune prove del prestigioso campionato nord americano Can Am riservato sempre ai prototipi. A fine stagione ’69 Seppi diventa Campione del Mondo Marche a coronamento di un’annata stupenda, mentre in F1 si deve accontentare solo di alcuni piazzamenti con il miglior risultato ottenuto al volante della Lotus 49B della scuderia Rob Walker, un secondo posto al Gp d’Olanda disputato sul circuito di Zandvoort.

Pedro Rodriguez, messicano, anche lui piede pesante corre sia con le monoposto che con le ruote coperte. Nel 1968, Pedro vince la 24 Ore di Le Mans 1968 con una Ford GT40, chiamato d’urgenza da John Wyer  per sostituire l’infortunato Ickx con una gamba fratturata. L’anno seguente, il 1969, lo passa guidando la bella quanto sfortunata Ferrari 312P, ma si deve accontentare solo di pochi piazzamenti. Dopo le delusioni con la rossa, passa il resto della stagione al volante della Matra.

Il 1970 è l’anno della svolta per il pilota di Città del Messico, in F1 si accasa con la BRM, mentre nel campionato prototipi, arriva la chiamata di John Wyer inserito tra i piloti ufficiali Porsche. L’incontro tra Pedro e la 917 è l’inizio della leggenda che lo consacra come il migliore interprete della vettura di Zuffenhausen assieme allo svizzero Jo Siffert. Tra i due inizia subito la battaglia in pista per conquistare i galloni di capitano, spesso partono scintille impazzite con relative sportellate. John Wyer risolse la questione sfalsando i turni di guida: quando c’è in pista Siffert sulla macchina di Rodriguez c’è il compagno Kinnunen, e viceversa con Redman quando guida il messicano.

“C’era grande rivalità tra i due” ricorda Ermanno Cuoghi, allora capo meccanico del team Gulf – “Ma era sana. Durante le prove era normale vederli parlare e confrontarsi per la migliore messa a punto della macchina. In gara era tutto diverso, l’uno voleva prevalere sull’altro, ma è ovvio che fosse così. Si sono presi almeno un paio di volte a ruotate, la più famosa a Spa nel ’70. Ai box noi eravamo tranquilli, anzi ci ridevamo su perchè sapevamo che erano entrambi due grandissimi professionisti che avevano la capacità di controllare perfettamente la situazione. In realtà grossi danni tra loro non ne hanno mai fatti”. In sintesi, Rodriguez era certamente un tipo tosto e Siffert probabilmente non era proprio divertito dalla situazione.“Quel piccolo bastardo messicano” – disse all’epoca il pilota svizzero – “cerca di buttarmi fuori pista ogni volta che può”. Il rapporto tra i due non era idilliaco, ma nemmeno ai colleghi andava tanto giù la nota aggressività del pilota sudamericano”.

La grinta del messicano era ben nota e ne fa le spese anche Mark Donohue, noto pilota a cui tutti stavano lontani per la grande durezza spesso mostrata nei duelli. A Sebring nel 1971, la Ferrari 512M sponsorizzata Sunoco del pilota americano e la Porsche 917 di Rodriguez si toccano per tre volte e alla fine della competizione, Donohue era davvero fuori di sé: “Sono così furioso che è meglio se sto zitto”. Con una calma quasi serafica, Pedro si limitò a liquidare la questione con poche parole:“Semplici incidenti di gara. E comunque Donohue ha la responsabilità di ‘quasi’ tutti”.

Ermanno Cuoghi era il capo meccanico della macchina di Rodriguez, mentre quella di Siffert veniva curata da Jo Ramirez, una leggenda tra i meccanici, che arriva alla corte di John Wyer al seguito del suo connazionale messicano. “Come persona John Wyer era molto duro, rigoroso, un vero capo. Non accattava un no come risposta, bisognava assolutamente obbedire ai suoi ordini, era un vero capo!. Era molto rigoroso, un grande stratega, ma il suo credo iniziava dall’ordine e dalla pulizia, una dote rara nel mondo delle corse, spesso improvvisato, di quegli anni. Da lui ho imparato tantissimo, che poi mi è servito per il resto della mia carriera. La sfida tra Pedro e Seppy era una rivalità molto sana, come uomini si rispettavano ma quando erano in macchina erano molto competitivi tra loro. Erano due piloti molto forti, ma Pedro era il più veloce in assoluto sull’acqua. Quando pioveva nessuno riusciva stare al suo passo, tutti in squadra lo sapevano e rispettavano il suo ruolo di leader in queste situazioni. Io ero capo meccanica della 917 di “Seppy”, John Wyer mi impedì di stare con Pedro, disse che bastava un messicano per macchina, due erano troppi e mi mise con Siffert! La gara che più ha dimostrato le doti di Pedro è stata la 24 ore di Daytona del 1971. Alcuni pezzi della trasmissione erano difettosi e Pedro si dovette fermare con il cambio a pezzi a tre ore dalla fine. Per sbloccare e sistemare il cambio dovemmo impiegare la fiamma ossidrica da tanto era rovinato. Anche noi della macchina di Seppy abbiamo dato una mano sostituendo tutti gli ingranaggi. Per fare l’operazione era stato perso tantissimo tempo e Pedro era  indietreggiato in classifica. Improvvisamente iniziò a piovere, Wyer ordinò a Pedro di risalire lui in macchina, partì come un fulmine, sembrava che viaggiasse sull’asciutto mentre tutti gli altri naufragavano nell’acqua. Rimontò tutto il distacco e vinse. Il giorno dopo sulla stampa americana apparse il titolo, citando noi meccanici come veri vincitori di quella gara. Fummo tutti contenti, felici di quanto avevamo saputo fare e di quanto ci aveva ripagato Pedro con quella vittoria!”

Nel 1970, il veloce messicano in coppia il finnico Leo Kinnunen, conquistano la vittoria a Daytona, Brands Hatch, Monza e Watkins Glen. Nel 1971, al posto di Kinnunen viene messo il britannico Jackie Oliver, con cui vinse a Daytona, Spa e Monza, mentre a Zeltweg il successo è conquistato in coppia con l’esperto Dick Attwood.

La prima vittoria per Siffert e Redman arriva alla Targa Florio 1970 con la barchetta 908/03, due settimane dopo sono nuovamente primi a Spa e ritornano alla vittoria nell’ultima prova a Zeltweg. Nel 1971 Siffert corre con Derek Bell ed inizia alla grande la stagione con la vittoria a Buenos Aires, ma sarà anche l’ultima con la 917 per l’elvetico che si deve accontentare di secondi posti spesso alle spalle del rivale messicano.  Per i due rivali anche una gara in coppia, con la piccola 908 al Nurburgring dove arrivano secondi alle spalle dell’altra 908 di Elford e Larrousse.

Entrambi però non riescono a finire la stagione 1971. Pedro Rodriguez perde la vita l’11 luglio mentre partecipa alla “200 miglia di Norimberga” una corsa Interserie sul circuito tedesco del Norisring al volante della Ferrari 512S di Herberth Muller. Il 24 ottobre, Jo Siffert subisce la stessa amara sorte nella Corsa dei Campioni di F.1 a Brands Hatch. Al volante della BRM, esce di pista e rimane prigioniero nell’abitacolo in fiamme della monoposto.

Immagini © Porsche press – m58

 

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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