Published on Agosto 20th, 2021 | by Massimo Campi
0March 761, l’ultima vittoria di una monoposto “supermarket”
Ronnie Peterson vince nel 1976 a Monza con la March 761
Quando si illumina il semaforo verde la March 761 n°10 scatta come un missile dalla quarta fila del Gran Premio d’Italia del 1976. Nell’abitacolo le mani di Ronnie Peterson stringono fortemente il volante, con poche speranze di un buon risultato, ma i suoi occhi scrutano quelle nuvole grigie che si addensano all’orizzonte. Il pubblico sugli spalti ignora la March dello svedese, gli occhi e le bandiere, rosse, sono tutte per l’idolo Niky Lauda, resuscitato, ritornato alla guida della sua 312T dopo il rogo del Nurburgring. Alla staccata della prima variante è la Tyrrell di Jody Scheckter a prendere il comando delle operazioni, davanti all’uomo della pole Jaques Laffitte, poi ci sono Carlos Pace, Patrick Depailler, Carlos Reutemann, Hans Stuck e la March 761 di Ronnie Peterson, mentre Niky Lauda, quinto in prova naviga già nelle retrovie, una piccola soddisfazione per lo svedese a cui era stato negato il posto in Ferrari proprio dal campione austriaco. Ma Peterson non molla, la March 761 al terzo giro è già davanti a Laffitte ed inizia la caccia alla Tyrrell P34 del sudafricano in testa alla gara che ben presto inizia ad avere problemi con le gomme ed all’11° giro non riesce a contenere la staccata della March alla prima variante con il biondo svedese che passa in testa alla gara. Ad un certo punto quelle nere nuvole iniziano a scaricare una pioggerellina che rende viscido l’asfalto mentre la direzione gara espone bandiere di segnalazione ancora sconosciute scatenando il panico tra i vari partecipante. Macchine che entrano ai box, cambiano gomme, poi le ricambiano, ma lui no, lo svedese continua a macinare l’asfalto dello stradale con le slick, nonostante l’insidiosa pioggerellina, che ben presto finisce con la pista che si asciuga lasciando filare la March verso la vittoria. Dalle retrovie riemerge la Ferrari di Clay Regazzoni, e la Ligier-Matra di Jaques Laffitte, ma Ronnie non molla e passa per primo sotto la bandiera a scacchi per la terza volta a Monza, dopo i trionfi del 1973 e 1974 e per la March è la terza ed ultima vittoria in una gara mondiale, ma anche l’ultima per una monoposto della fabbrica di Bicester.
La March 761
La monoposto di Ronnie Peterson nasce all’inizio del 1976 come sviluppo della precedente 751 che aveva vinto il GP d’Austria 1975 pilotata da Vittorio Brambilla. Il problemi della monoposto dell’anno precedente che riguardavano soprattutto freni e sospensioni, erano stati affrontati dal progettista Robin Herd, ma non sempre risolti. La 761 è la terza evoluzione della semplice monoposto che trae origini dalla 741 del 1974, con un irrigidimento delle scocca ed un nuovo posizionamento delle masse radianti, più piccoli ed alti. La filosofia tecnica di Robin Herd è sempre quella delle economie di scala, con la monoscocca in lamiera di alluminio e diverse parti comuni tra F.1 e F.2, il tutto motorizzato dal solito V8 DFV Ford Cosworth e trasmissione Hewland DG400 a cinque rapporti.
La filosofia della casa di Bicester è sempre quella delle monoposto per squadre clienti dove il budget è la prima regola indispensabile per scendere in pista. La March assiste due monoposto a livello ufficiale, quella sponsorizzata Beta Utensili di Vittorio Brambilla e quella dello svedese che cambia spesso i loghi degli sponsor durante la stagione. Oltre a quelle ufficiali, le March 761 vengono acquistate e portate in pista da varie scuderie private.
Nel GP d’apertura del 1976 in Brasile, una 761 è al via schierata dalla squadra Lavazza, grazie alla sponsorizzazione del Conte Zanon, con al volante Lella Lombardi che si qualifica con il 22º tempo in prova e termina la gara al 14º posto.
Arturo Merzario prende il via della stagione con una 761 sponsorizzata Ovoro. Pochi risultati, numerosi ritiri e solo due GP portati a termine con un nono posto come miglior prestazione al Gran premio di Francia. Nel 1976 il team Sports Cars of Austria organizza un concorso per iscrivere un pilota austriaco al locale GP di Formula 1 al volante di una March 761. Karl Oppitzhauser è il pilota che vince la selezione, ma non viene però accettato in gara con i commissari non lo ritengono abbastanza capace per condurre in sicurezza la monoposto.
A fine stagione Ronnie Peterson firma con Ken Tyrrell per correre nel 1977 con la sei ruote P34. L’interesse della March per la F.1 sta terminando, su pressione della BMW, il progettista Robin Herd è ormai concentrato nella realizzazione delle nuove Formula 2. Anche Vittorio Brambilla, non potendo più avere una adeguata assistenza, passa alla Surtees per la stagione 1977.
Alcune March 761, in versione aggiornata “B” continuano a correre nella stagione successiva, dove viene realizzata, per prova, anche una versione a sei ruote, di cui quattro motrici. Della March 761 vengono realizzati otto esemplari, ed altri quattro in versione 761B, ma alcuni telai della 751 vengono poi aggiornati in versione 761 e continuano a correre in F.5000 e nella serie Aurora.
La March 761 è l’ultima monoposto di Bicester a vincere una gara di F.1, in tutto, nell’arco di sette stagioni, sono solo tre le gare mondiali vinte da telai March: nel 1970 la 701 di Stewart vince in Spagna, segue la 751 di Brambilla in Austria ’75 e Peterson a Monza ’76. La monoposto di Bicester rappresenta l’ultima vera vettura clienti, a testimone di una Formula Uno che sta cambiando pelle e tecnologia. La trasformazione è nell’aria, presto arrivano le Lotus wing car ed i motori turbocompressi. Gallerie del vento, motori di grandi costruttori, strutture complesse per gestire vetture sempre più potenti e performanti, Bernie Ecclestone con lo sfruttamento televisivo e commerciale dell’immagine, cambiano velocemente un mondo in cui non c’è più spazio per semplici avventure e monoposto supermarket come quelle della casa di Bicester.
Immagini © Massimo Campi