Storia

Published on Agosto 17th, 2021 | by Massimo Campi

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Ken Miles il pilota di Carrol Shelby

Il 17 agosto 1966 perdeva la vita Ken Miles in prova a Riverside

Carattere difficile, un vero mastino, veloce, tosto, grande collaudatore, il pilota che ha fatto grande la GT40, il pilota che doveva vincere Le Mans, ma è stato tradito dalla Ford. Questo era Kenneth Henry Jarvis Miles, detto “Ken”, inglese, nato a Sutton Coldfield, vicino a Birmingham, il 1º novembre 1918. La meccanica e le corse come grande passione, a 15 anni è già in sella ad una moto, nel 1933 si innamora e sposa Mollie, acquista una Austin 7 e via, in gara su quattro ruote.

Ama il rischio, l’avventura, ma arriva la guerra, l’esercito lo chiama, diventa sergente e comanda una unità di carri armati durante il D-Day in Normandia. Finisce la guerra, le battaglie, i carri armati, e Ken va a lavorare alla Morris, i soldi li impiega per correrete con Bugatti, Alfa Romeo e Alvis nel Vintage Sports Car Club. Nel 1949 al volante di una Frazer-Nash con motore Ford-Mercury V8 partecipò a numerose gare in circuito e in salita in Inghilterra, mentre nasce suo figlio Peter, altra ragione della sua vita.

L’Inghilterra e la Morris gli sta stretta, è attirato dal nuovo mondo, dalle gare americane e nel 1951, con famiglia al seguito va in California a Los Angeles, per lavorare alla Gough Industries e correre con una MG TD di serie.

In America arriva la gloria, nel 1953 vince sua prima gara negli Stati Uniti a Pebble Beach ed inizia un periodo di successi con MG, Porsche 550, Cooper. Tra i suoi avversari c’è anche James Dean, la nuova stella di Hollywood, fino a quando non entra in contatto con Carrol Shelby che lo apprezza soprattutto per le sue doti di collaudatore, ed è uno dei pochi che non si fa spaventare dal difficile carattere di Ken e della sua avversità nel ricevere ordini. Miles diventa un membro chiave della Shelby American Inc. e della squadra corse Shelby/Cobra a partire dal 1963. Lavora a tempo pieno per la Shelby, sviluppa le versioni da strada e da corsa delle AC Cobra 289 e della Shelby Cobra 427, della Shelby Daytona Coupé, della Ford Mustang Shelby GT 350 e della Ford GT40 per le gare SCCA, USRRC e FIA tra il 1962 e il 1965.

Inizia la sfida Ford al mondo del motorsport, la GT40 americana va forte, grazie soprattutto alla cura Miles dove debutta alla 24 Ore di Daytona 1965, Miles con Bruce McLaren, arrivando secondi. Il 1966 sarà l’anno di Ken Miles, con la Ford GT40 MkII, ottiene i successi più importanti della sua carriera: vince con Lloyd Ruby, la 24 Ore di Daytona e anche la 12 Ore di Sebring, manca solo le Mans e Ken Miles è pronto alla vittoria. Al volante della Ford GT40 MkII n°1 è in coppia con Denny Hulme, i due vanno veramente forte, più volte migliorano il record della pista e sono in testa con quasi 4 giri di vantaggio sulla seconda e sulla terza auto; la Ford GT40 MkII n°2 di Bruce McLaren – Chris Amon e la n°5 di Ronnie Bucknum – Dick Hutcherson, quando Leo Beebe, dirigente responsabile della squadra corse Ford, ordina di rallentare per realizzare un arrivo in parata e scattare una foto storica delle loro tre vetture che tagliavano insieme il traguardo da sfruttare a scopo pubblicitario. Miles è incavolato nero, ma questa volta sa che deve obbedire agli ordini di squadra, rallenta, fa delle soste ai box, si fa giungere dalle vetture n°2 e n°5 ma la foto tanto attesa dai dirigenti Ford viene rovinata dalla Ford GT40 n°2 di Bruce McLaren/Chris Amon, che sul più il quale accelerò e tagliò il traguardo per prima. Scatta il dramma psicologico tra le file della squadra americana: secondo i dirigenti Ford tutti e tre gli equipaggi e le vetture avrebbero dovuto essere vincitori ma la vittoria finale viene assegnata alla coppia McLaren e Amon che, essendo partiti 30 metri dopo per problemi in prova, hanno compiuto più strada rispetto alla vettura n°1 di Ken Miles. L’inglese si sente tradito, non è riuscito ad essere l’unico pilota nella storia ad aver vinto a Sebring, Daytona e Le Mans nello stesso anno.

Miles se va da Le Mans tradito, arrabbiato, ma dopo poco tempo è nuovamente in California per sviluppare le nuove vetture, ci crede, ancora, l’anno prossimo dovrà essere il suo anno. C’è da collaudare la nuova Ford J-car l’erede della Ford GT40 MkII che era stata portata alle prove di Le Mans ma ancora acerba aveva avuto grossi problemi di affidabilità

Ken Miles parla con un accento “Brummie” tipico di Birmingham, sua città natale, molto pronunciato combinato con un senso dell’umorismo apparentemente oscuro e sardonico, era affettuosamente conosciuto nella squadra americana come “Teddy Teabag” per la sua abitudine tutta inglese di bere del tè o “Sidebite” per la sua abitudine di parlare con un lato della bocca. Shelby stravede per lui, è il pilota che sa dare il valore aggiunto alla squadra.

È un rovente 17 agosto 1966, il capo collaudatore Ken Miles è al volante della J-car sul circuito di Riverside, la pista di prova della Shalby America quando alla fine della pista di 1,6 km, percorrendo la discesa ad una velocità di circa 200 miglia all’ora (320 km/h circa) perde improvvisamente il controllo dell’auto che esce di pista ribaltandosi e prendendo fuoco. Per Ken Miles non c’è nulla da fare, è la fine del 47enne pilota inglese, uno dei più difficili e scorbutici della sua epoca, ma anche un vero piede pesante che non riuscì a coronare il suo sogno di vincere a Le Mans.

Immagini © Ford Press

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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