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giovedì 20 Marzo 2025

24 Ore Le Mans 2001: Audi regina nella pioggia

L’Audi ha nuovamente dominato la maratona francese che ha visto i piloti italiani grandi protagonisti.

L’imperativo era vincere, e l’armata capitanata da Wolfgang Ullrich non ha fallito l’importante obiettivo, l’obiettivo più importante dell’intera stagione: Le Mans. La ventiquattrore del 2001 è stata una edizione di quelle dure, dove arrivare al traguardo non è stato semplice, soprattutto indenni e dominando la gara come hanno fatto le corazzate argentee dell’Audi Sport. La potenza, la dimostrazione di forza di questa squadra, rimarrà scritta negli annali di questa corsa, che si dimostra ancora una volta come tra le più difficili del mondo. L’Audi non ha avuto veri avversari contro cui combattere, ma è uscita praticamente indenne dalle tante insidie di questa gara, dove tutti gli altri hanno invece dovuto pagare pegno. Una edizione particolarmente dura, con vento, pioggia, condizioni variabili in continuo, con conseguente contorno di incidenti ed uscite di pista, una situazione dove conta il lavoro di squadra, una organizzazione meticolosa ma che sappia prontamente reagire ad ogni situazione, ed in questo Reinhold Joest è maestro, anzi il “Maestro” e le sue vittorie sulla Sarthe non possono che confermare questa tesi. Quando, tre anni or sono, l’Audi si è unita a Joest per la gestione delle sue barchette in pista, ha sicuramente calato l’asso vincente, ed i risultati conquistati negli ultimi due anni, con il dominio assoluto della 24 ore di Le Mans e nell’American Le Mans Series è la riprova di quanto valga l’esperienza del team manager tedesco. Frank Biela, Tom Kristensen ed Emanuele Pirro sono saliti per la seconda volta di fila sul gradino più alto del podio, il terzetto ha saputo gestire al meglio la gara, senza cadere nei mille trabocchetti di questa edizione.

Dindo Capello, con Christian Pescatori e Laurent Aiello sono saliti sul secondo gradino del podio, ma il più deluso è stato sicuramente l’astigiano, eroe delle qualifiche, uomo di punta della squadra tedesca, ci teneva tantissimo a questa vittoria, che è sfuggita a causa della condotta iniziale, imprudente, di Aiello e di una sua uscita in sabbia. Il francese ha subito forzato la mano nei primi giri, facendo il record della pista, ma anche andando a sbattere contro rail a causa del primo improvviso temporale, con conseguente sosta e perdita di oltre un giro per riparare i danni. Immune ai mille trabocchetti della gara è stato Christian Pescatori, che si subito dimostrato all’altezza di un ruolo così importante ed ereditato da Alboreto. L’Audi ha ancora una volta dimostrato di essere l’unica vera forza in campo nell’endurance: ha battuto pure i propri record della scorsa edizione sostituendo il retrotreno delle sue barchette in solo cinque minuti. La riparazione del botto di Aiello, con la sostituzione del braccetto di una sospensione, è costata solo un giro, mentre gli avversari impiegavano anche ore per rimediare a guai simili. Male invece per le due Audi satelliti, quelle del Team Gulf e del Team Champion. Entrambe non hanno visto la bandiera a scacchi dimostrando che non basta avere solamente una Audi per disputare Le Mans, occorre avere anche piloti professionisti ben preparati e saper gestire in pista tutte le situazioni che comporta la gara della Sarthe. Terza è arrivata la nuova Bentley, anche se in realtà è una Audi in versione chiusa, con Butch Leitzinger, Eric Van De Poele e Andy Wallace, ma i 15 giri di distacco dai vincitori non fanno che confermare la superiorità della vettura tedesca. Quarti assoluti sono arrivati Olivier Beretta, Karl Wendringler e Pedro Lami con la Chrysler-Mopar del team Playstation, al debutto sulla Sarthe. La nuova vettura è stata realizzata dall’Ingegner Dallara per conto della casa americana ed arrivare in fondo alla gara è di buon auspicio, anche rispetto ad avversari come la Cadillac con una vettura già collaudata.

Delle tre Chrysler al via solo una è giunta al traguardo, le altre due, quelle del Team Oreca si sono fermate per guai proprio al 6 litri Mopar. Primi della classe piccola, la Lmp 675, è risultata la Reynard 01Q Volkswagen della Roc Auto che è arrivata quinta con Jordi Gene, Pascal Fabre e Jean Denis Deletraz, ma tra i grandi eroi di Le Mans c’è il trio italiano del Team Seikel, ovvero Gabrio Rosa, Fabio Babini e Luca Drudi che con la piccola 911 GT3R-S sono arrivati sesti assoluti e primi di tutte le vetture granturismo in pista, riscattando nel migliore dei modi la delusione della scorsa edizione, quando avevano perso la vittoria di classe all’ultimo giri di gara.

La 24 ore di Le Mans del 2001 entra così nella storia, con una edizione particolarmente difficile a causa del maltempo, soprattutto con molti temporali improvvisi. Il primo, solo dopo 3 giri di gara, ha eliminato ben cinque vetture che si sono trovate con le slic nel muro d’acqua ad Indianapolis, con conseguente uscita di pista e mucchio selvaggio. Il neo direttore di gara Jackie Ickx ha comunque scelto una condotta prudenziale e spesso ha fatto uscire la safety car che è rimasta in pista per ben 117 minuti, quasi due ore, durante tutta la durata della gara.

Grande Italia

Quest’anno la presenza italiana è stata numericamente inferiore alle scorse edizioni, con soli sette piloti al via, ma qualitativamente è stata sicuramente la migliore in campo. Dindo Capello ha ottenuto la pole position, abbassando di 3,5 secondi il tempo di Mc Nish della passata edizione. Emanuele Pirro ha conquistato per la seconda volta di fila il gradino più alto del podio, Christian Pescatori è risultato un validissimo sostituto di Alboreto, si è prontamente integrato nella squadra ed è stato l’unico pilota dell’Audi numero due a non commettere errori in gara.

Delusione invece per Max Angelelli, anche se è risultato il più veloce del suo equipaggio in prova, ma i limiti della Cadillac non gli hanno consentito di esprimere al meglio le sue doti velocistiche. Grande, grandissima è stata la prestazione di Fabio Babini, Gabrio Rosa e Luca Drudi con la Porsche 996 GT3R-S gestita dalla Seikel Motorsport. La loro vittoria di classe ed il sesto posto assoluto è da incorniciare, merita un posto di merito nella leggendaria storia della Sarthe. Hanno superato in classifica molti prototipi e le vetture GTS, come la Corvette che ha vinto a Daytona, una vera e propria impresa, dove però non tutto è filato liscio. In prova hanno ottenuto il secondo tempo di classe dietro la Porsche della Labre Competion di Chereau-Domez-Goueslard, partendo in ventesima fila, ma subito con il coltello tra i denti per puntare alla vittoria. Fabio Babini, quando ha ereditato il volante, si è messo a girare nella notte, sotto il diluvio, con tempi anche inferiori alle GTS, come le Viper e le Corvette. In mattinata una uscita di strada di Gabrio Rosa è costata quattro giri ai box per la sostituzione di un radiatore, ma i tre eroi non si sono persi d’animo, anzi si sono quasi galvanizzati, hanno nuovamente girato in tempi record per andare a prendere la Porsche del Team Freisinger di Jeannette-Dumas-Haezembrouck, ed a tre ore dalla fine hanno ripreso il comando di classe e non se lo sono fatto più scappare, come era successo nella passata edizione, quando avevano perso la gara proprio all’ultimo giro.

Per Luca Drudi è la seconda vittoria di classe a Le Mans, dopo quella conquistata nel 1998 con la Viper ufficiale. Gabrio Rosa è un gentleman driver molto veloce e con la Porsche GT3 ha conquistato importanti risultati come la vittoria di classe a Daytona nel 2000 ed il terzo posto in quella di quest’anno. Fabio Babini è stato il più veloce dei tre, ha tenuto in mano il volante per ben 13 ore, durante la notte ha fatto faville sotto l’acqua, quando ha dovuto rimontare la posizione persa in seguito alla sosta ai box ha girato con tempi inferiori di 10 secondi agli avversari dimostrando di essere un pilota veloce, affidabile, e che meriterebbe anche un posto in un team ufficiale.

L’eredità di Alboreto

Quel senso di grandissima sicurezza e di quasi onnipotenza che aveva ostentato l’Audi nella scorsa edizione è venuto un po’ a mancare quest’anno: la tragedia di Alboreto ha segnato profondamente anche i freddi tedeschi. La responsabilità di non potere perdere, di aver già dimostrato tutta la propria potenza, ma di dovere ancora dimostrare che il tutto è ripetibile anche dopo un incidente così grave, che ha riportato lo spettro dei looping Mercedes nelle sport, era latente nei box teutonici. La figura di Michele aleggiava tra le curve di Le Mans, e tra i piloti ed i responsabili della casa dai quattro anelli. Michele Alboreto è stato fondamentale per il programma Audi. Tra il milanese e Reinhold Joest c’era grande stima ed una collaborazione totale. Tra i due era nata una grande intesa che ha portato come primo frutto quella famosa vittoria del 1997 con la Porsche, che ha aperto le porte alla gestione del programma ufficiale Audi da parte del Team Joest. Alboreto è stato il primo pilota che ha seguito il team manager tedesco e si è messo a disposizione per sviluppare il nuovo progetto, fino a portarlo alla grande vittoria dello scorso anno, che purtroppo non ha visto Michele sul gradino più alto del podio, a causa dell’incidente capitato a Christian Abt. Per Alboreto sviluppare la R8, credere in un programma ufficiale, è stato l’ultimo e grande impegno della sua carriera, un impegno svolto come al solito con tanta tenacia, dove ha potuto mettere a frutto la sua grande esperienza, come ha più volte sottolineato Joest che è rimasto particolarmente scosso dall’aver perso un grande pilota ed uno dei suoi migliori collaboratori. Il milanese ha rinunciato alle gare corte, per dedicarsi alle maratone importanti come Le Mans o Sebring, dove ha conquistato la sua ultima grande vittoria, dove occorre usare tanta testa oltre al piede. Michele quest’anno voleva a tutti i costi questa vittoria, per chiudere in bellezza questa avventura, che gli aveva dato tanto ed alla quale, purtroppo ha dato tutto, e dedicare la vittoria alla sua figura, alla sua tragica scomparsa, è stato un atto veramente sentito da tutto il team tedesco.

Il programma della casa degli anelli è iniziato ben quattro anni fa, capitanato da Wolfgang Hullrich e gestito da Reinhold Joest. Per le tre partecipazioni alla maratona francese sono stati impegnati molti soldi, tanti quanti spende un medio team di F.1 per disputare una intera stagione di sedici gare. La cifra più impressionante riguarda i chilometri spesi nei test, si parla di oltre 50.000 il primo anno e non certo molto meno nelle stagioni successive. L’Audi Sport conta al suo attivo ben 120 persone, con una grande maggioranza di ingegneri che hanno lavorato alacremente per ottenere queste due vittorie. Ma anche in casa Audi c’è molta tecnologia italiana: il telaio è stato realizzato con la collaborazione della Dallara, mentre l’aerodinamica è stata sviluppata dalla Fondmetal, mentre i freni sono realizzati dalla Brembo. Visto che anche la maggioranza dei piloti è italiana, bisogna ammettere che il trionfo della casa degli anelli è anche molto merito dell’Italia da corsa.

La tragedia di Alboreto ha comunque molto impressionato il mondo delle gare di durata e per il futuro si prospettano nuovi provvedimenti per rendere più sicure le barchette. In gara, le Audi hanno adottato un sistema particolare per controllare le pressione delle gomme dall’abitacolo ed evitare drammatiche sorprese.

Immagini © Massimo Campi

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Massimo Campi
Massimo Campihttp://www.motoremotion.it/
Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.

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