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sabato 19 Aprile 2025

1981: Il carbonio trionfa in F.1

Watson vince a Silverstone con la McLaren – Di Carlo Baffi

Silverstone, sabato 18 luglio 1981. Parliamo di una data storica non solo per la Formula Uno, ma per tutto il Motorsport. Sul leggendario tracciato britannico, nel 34esimo Gran Premio di Gran Brteagna, nona prova del mondiale, si afferma il nordirlandese John Watson, classe 1946. Il driver di Belfast vince al volante della McLaren MP4/1, una monoposto rivoluzionaria costruita in fibra di carbonio. Un trionfo che segna un momento epocale sia per la scuderia inglese che per l’intero Circus. Ma per capire la portata di questo evento occorre fare un passo indietro, ovvero quando il 1 novembre del 1980 nasce la McLaren International, frutto della fusione tra la McLaren e la Project Four Racing. Quest’ultima trattasi della scuderia fondata da un giovane ed ambizioso manager d’oltre Manica, Ron Dennis.

Un personaggio molto criticato nell’ambiente, forse complice il suo carattere combattivo, mai domo a cui non piace perdere. Nato nel 1947 a Woking, Dennis cresce fin da ragazzo nel mondo dei motori, dapprima come meccanico di campioni come Jochen Rindt e Jack Brabham. Poi, spinto dall’ambizione crea un proprio team per partecipare al campionato di F.2 e successivamente la “Porject Four Racing”, come detto sopra. Nel frattempo entra in contatto con John Barnard, un geniale tecnico inglese, dal cui incontro scaturisce l’idea di costruire una monoposto in fibra di carbonio, grazie alla collaborazione con la Hercules, il colosso aerospaziale americano. Un progetto molto originale, che fa colpo sulla Marlboro, alle prese con i problemi economici della vecchia gestione McLaren, di cui è lo storico title sponsor. Dopo il titolo piloti del 1976 conquistato da James Hunt, la factory diretta da Teddy Mayer è andata incontro ad un periodo di risultati altalenanti che gli hanno fatto perdere la leadership nella massima serie. Ebbene con l’arrivo di Dennis, ha luogo quella grande svolta destinata a riportare in auge quel marchio prestigioso creato da Bruce McLaren. Ed uno dei primi risultati di rilievo è proprio quello di Silverstone.

La peculiarità della vettura realizzata dai tecnici di Dennis è appunto rappresentata dal telaio completamente in fibra, anziché nel classico alluminio rivettato. Questa nuova soluzione garantisce non soltanto un peso minore, bensì una maggiore rigidità di torsione del telaio. I primi frutti del lavoro svolto da Barnard & c. si concretizzano con due podi nelle gare precedenti quella inglese: terzo in Spagna e secondo in Francia. Prestazioni che confermano la validità del progetto. Le qualifiche di Silverstone, sono all’insegna del dominio Renault con Renè Arnoux in pole davanti al compagno Alain Prost. Poi la Brabham-Ford di Nelson Piquet e la Ferrari di Didier Pironi. Per Watson solo la quinta posizione, davanti al compagno Andrea De Cesaris. Del resto la pista britannica non è considerata terreno favorevole per vetture spinte da un motore aspirato. Al via Prost scatta meglio di tutti e si porta al comando seguito da Pironi, Arnoux, Villeneuve, Piquet e Watson, che sarebbe stato passato da Alan Jones sulla Williams. Durante il quarto passaggio Villenueve finisce in testacoda alla curva Woodcote. Alcuni lo evitano altri no; come Jones che danneggia l’avantreno, De Cesaris che finisce fuori pista e lo stesso Watson che deve fermarsi, ma che fortunatamente riesce a ripartire.

Forse un segno del destino. Mentre Prost mantiene la leadership, risale prepotentemente Piquet che dopo aver agguantato il terzo posto a spese di Pironi, va all’assalto di Arnoux. Però complice lo scoppio della gomma anteriore sinistra, perde il controllo della sua Brabham e sbatte in modo violento alla curva Becketts. Il brasiliano viene estratto dai commissari e abbandona il luogo dello schianto a bordo di un’ambulanza. Fortunatamente per lui non ci saranno traumi di rilievo. Nel frattempo Watson guadagna posizioni superando Andretti, Reutemann e Pironi ed alla tornata 12 si ritrova terzo all’inseguimento delle Renault. Al 17esimo giro, cede il turbo di Prost e la testa viene presa da Arnoux con la McLaren del nordirlandese dietro. Ma i guai per le monoposto francesi non sono ancora terminati. Infatti a sette passaggi dalla bandiera a scacchi, il capofila inizia a rallentare. Anche il suo sovralimentato lamenta noie, tant’è che alzerà bandiera bianca di li a poco. Watson diviene così il leader, riuscendo a concludere vittoriosamente il Gran Premio, siglando il suo secondo successo in carriera. Eloquente l’euforia nel dopo gara, manifestata insieme a padre, madre e sorella giunti ad hoc nell’autodromo britannico. “Sono talmente contento di questa vittoria, che non so veramente cosa dire. Vincere qui a Silverstone – dirà John – è sempre stato il mio sogno. Qui sono a casa mia, davanti al mio pubblico. Certo sono stato fortunato, perché i sei piloti che mi precedevano si son fermati.” E prima di chiudere non mancheranno gli elogi alla vettura:” Da quando sono salito per la prima volta, a Long Beach, sulla MP4/1, ho capito che sarebbe stata la macchina giusta – confesserà Watson – anche se si dimostrava bisognosa di sviluppo.” Parole sacrosante confermate dai fatti. Grazie a quell’impresa, primo centro della gestione di Ron Dennis, la McLaren aveva  aveva rotto un digiuno lungo ben quattro anni. Sul podio, insieme a Watson, salirono anche Reutemann (Williams) e Laffite (Ligier). Quella stagione si sarebbe conclusa all’ultimo round, a Dallas, con il duello iridato tra Reutemann e Piquet che avrebbe conquistato il suo primo titolo.

Nelson sarà incoronato campione per un solo punto di vantaggio su Carlos, mentre la Williams dominerà ampiamente tra i costruttori. John Watson chiuderà al sesto posto in classifica, come la McLaren. Ma per la factory di Dennis sarà l’inizio di una crescita costante che si concretizzerà con la conquista di numerosi mondiali tra piloti e costruttori. Alla guida delle monoposto costruite a Woking, si affermeranno i più forti piloti della Formula Uno, scrivendo pagine leggendarie nella storia dei Gran Premi. E per concludere è doveroso sottolineare che quella soluzione avvenieristica di John Barnard sarebbe stata adottata da tutti i costruttori del Circus.

Immagini © Raul Zacchè/Actualfoto

Massimo Campi
Massimo Campihttp://www.motoremotion.it/
Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.

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