Storia

Published on Luglio 7th, 2021 | by Massimo Campi

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La Ferrari 512M gialla

La Ferrari 512M della scuderia Montjuic va in testa alla 24 Ore di Le Mans 1971

24 Ore di Le Mans 1971, alla 13° ora la gialla Ferrari 512M della Scuderia Montjuic in testa alla gara si ferma a 300 metri dai box con un semiasse spezzato, per Josè Juncadella al volante scende dalla vettura, è la fine di un sogno.

Con i nuovi regolamenti 1970 del Campionato Mondiale Sport Prototipi inizia la sfida tra Ferrari e Porsche, una gara in pista ma anche commerciale, con entrambi i marchi che devono produrre almeno 25 vetture Sport da 5 litri per essere omologate nella categoria gruppo 5. Oltre a quelle delle ufficiali, le altre sono acquistate dai clienti sportivi che si dividono tra i due marchi.

La fabbrica di Maranello è una grande fornitrice di vetture vincenti, molti gentleman driver e scuderie private hanno acquistato i bolidi del cavallino contribuendo ad arricchire il palmares di vittorie delle rosse, come l’ultima vittoria assoluta a Le Mans 1965 conquistata dalla 250P del North American Racing Team.

La nuova Ferrari 512S monta il motore derivato dalla 612 Can Am. Il telaio è una semi-monoscocca con una struttura tubolare per la parte motore posteriore. La carrozzeria, inizialmente priva di appendici alari, può essere in versione coupè o spider. Il motore è ottenuto dal V12 di 6,2 litri della 612 riducendo  alesaggio e corsa a 87×70 mm per una cilindrata totale di 4.993 cc. L’angolo tra le bancate era di 60°, ed eroga inizialmente 550 CV a 8.500 giri/minuto. Il peso complessivo della vettura è di 850 kg. Il cambio, prodotto dalla Ferrari, è accoppiato al motore mediante la frizione della Borg & Beck, mentre il differenziale autobloccante viene realizzato dalla ZF. La parte meccanica, sulla carta risulta più avanzata rispetto alla diretta concorrenza tedesca, la Porsche 917 con un telaio in tubi ed il 12 cilindri boxer, inizialmente ancora di 4.5 litri, raffreddato ad aria, con una potenza nettamente inferiore alla sport di Maranello. La prime 512S hanno una linea aerodinamica molto elegante, priva di alettoni e spoiller, solo con la parte finale della coda tronca curvata verso l’alto per avere un maggiore carico sulla parte posteriore, ma dopo le prime prove appaiono i difetti con problemi di stabilità alle alte velocità e scarsa maneggevolezza. Ben presto i progettisti aggiungono spoiller ed alettoncini per ridurre i problemi, ma la mancanza di tempo, i grossi impegni della stagione 1970, e la necessità di dovere modificare tutte la 25 macchine prodotte frenano gli sviluppi della vettura a tutto vantaggio della rivale Porsche che domina la stagione 1970.

A fine anno visti i risultati e le Porsche sempre più in lizza per il titolo assoluto, a Maranello si decide di puntare le risorse sul nuovo motore di tre litri, nato per la Formula Uno e sviluppato per la nuova vettura prototipo, la 312P che avrebbe debuttato nel 1971. La carriera sportiva ufficiale della 512S finiva nel 1970, dal 1971 avrebbe corso solo con i team privati, ma a Maranello comunque si realizza un nuovo importante sviluppo aerodinamico con la versione 512M, acronimo di “Modificata”, una evoluzione per i team privati che, nelle gare più importanti, vengono sostenuti dalla Ferrari con il supporto di alcuni meccanici inviati da Maranello.

Oltre alla squadra ufficiale, le 512S nel 1970 corrono con vari team privati, alcuni veri satelliti della Ferrari come il Team N.A.R.T. di Luigi Chinetti, l’Ecurie Francorchamps Belga e la Scuderia Filipinetti svizzera, oltre alla Scuderia Picchio Rosso, il Gelo Racing Team e l’Escuderia Montjuich.

La Ferrari gialla

Tra i clienti sportivi c’è il gentleman driver spagnolo Josè Juncadella che acquista per la stagione 1970 la 512S con il telaio n°1002 e la fa dipingere di giallo e rosso, i colori della sua Escuderia Montjuich per la 24 Ore di Le Mans. un incidente mette presto fine all’avventura spagnola, e per il 1970 l’unico risultato di valore è un secondo posto nella 1000 km di Parigi a Monthlery.

Finita la stagione, durante l’inverno la macchina è stata convertita in specifiche M dalla fabbrica e Juncadella la riporta alla 24 di Le Mans Le Mans 1971 ingaggiando Nino Vaccarella come secondo pilota. Il preside siciliano in quella stagione è un pilota ufficiale dell’Alfa Romeo, ma i prototipi di tre litri della casa di Arese non vengono fatti correre alla maratona della Sarthe e Vaccarella accetta di buon grado il sedile della 512M gialla, anche se le speranze di vittoria sono praticamente nulle contro le vetture ufficiali e private del plotone Porsche.

Nino Vaccarella, dopo avere avuto una brutta disavventura alla 1000 Km del Nurburgring con l’Alfa Romeo 33/3, dove esce di strada al oltre 250 km/h sul tratto del Fuchsrohe, fortunatamente senza conseguenze e riesce a portare la macchina ai box arrivando alla fine 5° assoluto, si presenta a Le Mans dal Team Montjuic “la gialla 512M era assistita da alcuni meccanici esperti mandati direttamente dalla Ferrari, in quell’occasione sono riuscito a guidare il prototipo più potente e perfetto della mia carriera. Nelle prove ufficiali mi rendo subito conto che la macchina va molto bene, ottima stabilità, motore eccezionale, molto veloce sull’Hunaudiers. Frena bene ed è molto equilibrata, senza forzare faccio un buon tempo migliore di quello dell’anno precedente di oltre due secondi al giro”.

Sabato 12 giugno parte l’edizione 1971 della 24 Ore di Le Mans, le Porsche sono subito protagoniste battagliando tra le scuderie ed i vari piloti per il primato della corsa. La Ferrari 512M della Montjuic con il siciliano alla guida mantiene con facilità le posizioni di testa della gara, preceduta dalle tre Porsche di Siffert, Rodriguez ed Elford che comandano le danze. “La mia 512M perdeva alla fine del rettilineo circa 100 metri dai diretti avversari – racconta Vaccarella – raggiungevo i 345 km/h contro i 362 delle Porsche con le loro carrozzerie aerodinamiche. Finita la parte più veloce guadagnavo agevolmente sugli avversari, in crisi di stabilità soprattutto in frenata. La gara era ancora lunga, meglio tenere un ritmo prudente lasciando sfogare le vetture tedesche che viaggiavano a medie troppo sostenute per arrivare alla fine.”

Come previsto da campione siciliano iniziano i guai per le Porsche, mentre la condotta di gara della Ferrari gialla è all’insegna della prudenza, con regolari soste ai box per i rifornimenti ogni ora ed un quarto. La prima a fermarsi è quella di Siffert, seguita dalla 917 di Elford, e Vaccarella-Juncadella si ritrovano secondi alle spalle della Porsche 917 di Pedro Rodriguez. Il colpo di scena arriva alla 11° ora, anche Rodriguez è fermo e Vaccarella si ritrova in testa alla 24 Ore di Le Mans mentre ai box i meccanici segnalano facendo salti di gioia “era una sensazione stupenda, stavamo occupando la prima posizione con una macchina privata in una gara difficile con avversari di primo piano, si presentava l’occasione di bissare il successo del 1964 e regalare alla Ferrari una nuova vittoria!”

Alla 12° ora la Ferrari è ancora prima con un giro di vantaggio sulla Porsche 917 della Martini, pilotata da Marko-Van Lennep, che alla fine vincerà la gara e ben cinque giri di vantaggio sull’altra tedesca di Atwood-Muller e sulla Matra di Beltoise. Sulla 512M sale Josè Juncadella, tutto sembra filare liscio, ma alla 13° ora la gialla 512M si ferma a 300 metri dal traguardo con un semiasse spezzato. “Lo spagnolo non capì il problema, credeva fosse rotto il cambio ed il ritiro era inevitabile, invece, con l’aiuto di qualche meccanico, si sarebbe potuto bloccare il semiasse e raggiungere i vicini box per la riparazione”.

Finisce così il sogno di vittoria per la gialla Ferrari 512M spagnola che continua a correre nella stagione 1971 dove conquista un nuovo podio al Tour de France per poi riapparire nelle manifestazioni per auto d’epoca del nuovo millennio.

Immagini © Massimo Campi

 

 

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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