Storia

Published on Gennaio 31st, 2021 | by Massimo Campi

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La Ferrari 512M gialla e blu

La Ferrari 512M del Team Penske debutta nel 1971 a Daytona, ma la sfortuna l’accompagnerà per tutta la stagione mondiale.

Anno 1971, le gare di sport prototipi sono il top mondiale, la Formula Uno è ancora una categoria dove “i garagisti inglesi” dominano, invece le vetture a ruote coperte hanno un grande seguito, soprattutto per la lotta tra la Ferrari e la Porsche con la fabbrica tedesca che ha dominato la stagione 1970 con la fantastica 917. La Ferrari ha messo in campo la 512S, grande motore, più potente della rivale tedesca, ma una telaistica non all’altezza della vettura di Stoccarda. I problemi sono di origine aerodinamica, ma anche di affidabilità e di costanza di prestazioni sulla lunga durata delle gare. A Maranello però si devono dividere tra le monoposto e le vetture a ruote coperte, lo staff dei meccanici è esiguo rispetto all’organizzazione teutonica ed alla gestione in pista di John Wyer che ha saputo modificare la 917 rendendola una vera macchina da vittoria.

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Mauro Forghieri, con le poche risorse a disposizione non riesce a seguire tutti i programmi, ma verso fine stagione presenta la 512M. la versione “Modificata” della 512S, con una aerodinamica che la rende molto più veloce e stabile. La nuova vettura dimostra subito la propria competitività, ma non correrà nel 1971 con i colori ufficiali, ma solo con i Team Privati, come ricorda il Direttore Tecnico di Maranello: “Nel mondiale la 512M debuttò alla 1000 Km di Zeltweg, sfoggiando un potenziale tremendo, tanto che poi vinse a Kyalami, in una gara fuori campionato, con Ickx e Giunti. Però arrivò ben presto lo stop dalla dirigenza Ferrari. Il progetto non andava più seguito ufficialmente e la vettura aggiornata dall’anno dopo sarebbe stata schierata nel campionato iridato esclusivamente da team privati”.

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La 512M fu venduta ai vari team privati, ma alcuni aggiornarono le 512S trasformandole in M, come il Team di Roger Penske che schierò una 512M dipinta con i colori blu e giallo dello sponsor petrolifero Sunoco, una biposto che dette del filo da torcere alle 917 ufficiali.

“La riprova è data dalla grande competitività che dimostrò nel 1971 la 512M privata del team Penske-Sunoco con Donohue e Hobbs.” Ribadisce in una intervista Forghieri “Gli americani l’avevano fatta crescere autonomamente, si erano fatti dare i disegni da noi e filavano come treni. Lo dico con cognizione di causa: la storia avrebbe potuto prendere un’altra piega e la 917 risultare un po’ meno leggendaria».

Roger Penske mise in pista questa vettura, pilotata da Mark Donohue e David Hobbs, due piloti di indubbia esperienza partecipando alle tre gare principali della stagione 1971, ovvero la 24 Ore di Daytona, la 12 Ore di Sebring e la 24 Ore di Le Mans, senza però ottenere alcuna vittoria. Nonostante nessun risultato di rilievo ottenuto, la 512M Sunoco è diventata un’icona nella storia del cavallino rampante, perché era veloce e soprattutto si faceva notare per le sue rifiniture e la colorazione vivace per l’epoca.

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La 512M gialla e blu debutta a Daytona con la pole position.

E’ il 31 gennaio 1971 quando la 512M del Team Penske debutta a Daytona, e subito conquista la pole position sbaragliando le varie 917. Parte in testa e tiene tranquillamente il comando della gara fino a quando, durante la notte mentre era Donohue alla guida, Vic Elford entra in testacoda con la sua 917 alla curva Nascar 3. Una 911 privata per schivare la Porsche urta la 512M, innescando un incidente multiplo. Donohue riesce  a rientrare ai box, la vettura viene riparata con tante toppe di nastro adesivo e quando riparte e notevolmente attardata. I due americani, con la macchina semidistrutta riusciranno comunque ad arrivare terzi, dietro la Porsche 917 di Rodriguez/Oliver ed alla Ferrari 512S della NART di Bocknum/Adamovicz, cogliendo l’unico risultato utile della stagione, ma anche tanta attenzione da parte dei media statunitensi.

In Florida, a Sebring, la Ferrari era attesa alla grande riscossa, ma le cose non andarono meglio. Sempre velocissima, via in testa alla 12 ore, ma ancora Donohue fu protagonista di un contatto con Pedro Rodriguez dalla parte opposta ai box. Danni alla carrozzeria ed alla ruota, lento rientro, ma la gomma danneggiata ruppe il serbatoio dell’olio costringendo i meccanici ad un lavoro supplementare e facendo precipitare la 512M fino al 10° posto finale.

Stesso discorso, purtroppo, alla 24 Ore di Le Mans dove va registrato l’ennesimo nulla di fatto e grande frustrazione per un altro risultato mancato come ricorda David Hobbs in una intervista: “In generale i motori erano affidabili. Ma poi siamo andati a Le Mans ed è stata un’idiozia perché non avevamo la coda lunga. Le 917 avevano la coda lunga ed erano veloci in rettilineo. Comunque alle sette di sera eravamo terzi e io ero soddisfatto per come avevo guidato in occasione del mio primo stint nel tardo pomeriggio. Avevano cercato di farmi stare in macchina fino al limite delle quattro ore. Poi, in seguito, nel doppio stint il motore ci ha lasciati. Non sono sicuro al 100%, ma penso che avessero cambiato il motore la sera prima della gara”.

La sfortuna della vettura giallo blu finisce alla 6 ore di Watkins Glen, l’ultima apparizione della 512M Sunoco. Solita partenza dalla pole position, con il solito Donohue che rompe il piantone dello sterzo e deve dire addio al risultato.

La stagione 1971 finisce così, la Porsche 917 continua ad essere la regina incontrastata tra le grosse sport di cinque litri. Nel 1972 tutto cambia, non si corre più con le sport ma solo con i prototipi di tre litri dove la Ferrari sbanca tutta la concorrenza con la 312P. La 512M Sunoco va in pensione, come le 917, ma a tanti anni di distanza sono ancora le vetture più ammirate negli eventi dedicati alle storiche.

Immagini © Massimo Campi – PressAm

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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