Published on Dicembre 21st, 2020 | by redazione
0Lorenzo Bandini, 21 dicembre 1935
Nasceva in Libia il pilota della Ferrari – di Carlo Baffi
Il 21 dicembre del 1935 nasceva a Barce, allora colonia italiana in Libia, l’indimenticato campione Lorenzo Bandini. Tornata in Italia nel 1938, la sua famiglia si stabilisce in una frazione del comune di Brisighella, in provincia di Ravenna, dove acquista un albergo. Le fortune iniziali però sono destinate a naufragare nel giro di poco tempo, causa lo scoppio del secondo conflitto mondiale. La distruzione dell’albergo prima e la fucilazione del padre poi, spingono il giovane Lorenzo a contribuire al fabbisogno di casa.
Bandini oltre alla scuola inizia a frequentare l’officina di un riparatore di motociclette a Reggiolo. Ed è proprio li che s’accende la passione per i pistoni che lo spingerà in seguito a cercar fortuna a Milano, dove vive la sorella Gabriella. E’ il 1950, quando Bandini sbarca capoluogo lombardo in cerca di riscatto, dopo un’infanzia problematica. Trova subito impiego in un’officina di via Plinio, il Garage Rex di Goliardo Freddi, padre di Margherita, sua futura moglie.
Insieme a Freddi, Lorenzo comincia a frequentare la pista di Monza e in lui si fa sempre più forte l’attrazione per la velocità. Il 1956 è l’anno dell’esordio nelle competizioni. Bandini prende parte alla Castel Arquato-Vernasca, con la Fiat 1100 del futuro suocero. Seguono altre gare senza grandi acuti, finchè arriva la vittoria di classe nella 2000 Gran Turismo alla Mille Miglia su una Lancia Appia Coupè. E’ l’inizio dell’ascesa. Bandini vince con la Stanguellini la Coppa Junior a Monza nel ’61 e debutta in F.1 il 18 giugno nel G.P. del Belgio a Spa su una Cooper Maserati della Scuderia Centro-Sud di Mimmo Dei.
Lorenzo è ormai famoso e grazie al successo su una Ferrari privata alla 4 Ore di Pescara, riceve la fatidica chiamata da Maranello. E’ il sogno rosso che diviene realtà. Bandini si cimenta subito in F.1 e al volante dei prototipi, dove nel 1963 s’impone nella 24 Ore di Le Mans insieme a Ludovico Scarfiotti. Il 1964, vede Bandini pilota ufficiale del Cavallino, correre al fianco del “Figlio del vento”, ossia il grande John Surtees. Tra i due nasce un sodalizio che permetterà all’inglese di conquistare il mondiale nel round finale del G.P. del Messico. Una gara che scatenerà l’ira di Graham Hill, proprio nei confronti dell’italiano, reo di averlo tamponato.
Ma quel 1964 è anche l’anno della prima ed unica vittoria di Lorenzo in F.1: il 23 agosto sulla pista austriaca di Zeltweg. La stagione successiva però gli regala solo una prestigiosa affermazione alla Targa Florio in coppia con Nino Vaccarella e anche il ’66 si rivelerà alquanto parco di soddisfazioni rispetto alle premesse, che lo avevano visto balzare in testa al mondiale di F.1.
Arriviamo così al 1967, quando Bandini sente l’obbligo di dover puntare in alto per entrare definitivamente nell’olimpo dei grandi. Lorenzo parte col piede giusto, trionfando prima nella blasonata 24 Ore di Daytona e poi nella 1000 KM di Monza: la vettura è la 330 P4, il compagno è Chris Amon.
A Montecarlo per l’esordio stagionale del Cavallino, il pilota di Reggiolo è il favorito, elemento che rende l’attesa ancora più spasmodica. Una tensione che pare dissolversi quando al via, il ferrarista balza al comando dalla prima fila bruciando il poleman Jack Brabham. Ma da li in avanti la sorte gli volterà le spalle. Al 2° dei 100 giri in programma, finisce sull’olio (non segnalato) perso dal motore rotto di Brabham, andando in testa coda. Riparte, ma deve gioco forza inseguire. Sulle strette stradine del Principato è quasi una missione impossibile, ma la sua 312 passa ad uno ad uno i rivali e risale alle spalle del leader Denis Hulme.
Il neozelandese pare ormai la prossima vittima, quando Lorenzo incappa in due doppiati. Il primo è Pedro Rodriguez che lo lascia passare, mentre il secondo è Hill. Memore del G.P. del Messico ‘64, il britannico non molla rallentando la rincorsa del ferrarista. Quando Lorenzo passa, il capofila è ormai a 20”. Inoltre i suoi tempi sono divenuti incostanti e non risponde più ai segnali che gli vengono fatti dai box. Segno inequivocabile che ormai la fatica ha preso il sopravvento.
All’82° giro, si compie il dramma. La sua Ferrari n°18, arriva lunga alla chicane del porto, urta una bitta, si spezza in due e prende fuoco. Una densa colonna di fumo nero si sprigiona dalla monoposto rovesciata e viene ripresa dalla diretta televisiva. Tra i telespettatori, c’è anche Enzo Ferrari che dal proprio ufficio di Maranello, rimane impietrito davanti a quelle immagini crude. Ai box di Monte Carlo, c’è invece la moglie di Lorenzo, costretta a vivere la tragedia in prima persona. Quando Bandini viene estratto dai rottami carbonizzati, presenta ustioni su circa l’80% del corpo. A nulla vale l’immediato trasporto al nosocomio di Montecarlo, dove morirà dopo tre giorni di agonia.
Illustrazione © Carlo Baffi – Immagine © Ferrari Press