G.P. Canada 1980, il pilota della Williams vince il titolo mondiale – di Carlo Baffi
Montreal, 28 settembre 1980,Gran Premio del Canada, penultimo appuntamento del mondiale di Formula Uno. Il brasiliano Nelson Piquet e l’australiano Alan Jones si trovano in prima fila della griglia di partenza. Il primo è in pole ed è pure leader della classifica piloti con 54 punti. Il secondo lo segue ad una sola lunghezza. Piquet è alla sua terza stagione in F.1 e viene considerato un astro nascente. Jones è invece più navigato, avendo esordito nel ’75. Le vetture sono rispettivamente la Brabham e la Williams, entrambe spinte dal motore Ford-Cosworth nonchè protagoniste della stagione. La Ferrari dominatrice della stagione passata ha cercato da difendere il titolo con la 312T5, dimostratasi però un disastro. Il fondo vien toccato proprio in Canada nelle qualifiche del sabato, con Gilles Villeneuve 22° e Scheckter, campione del mondo in carica, non qualificato. Sarà questa l’ultima stagione del sudafricano, che deluso e forse pure appagato, appenderà il casco al chiodo. Non a caso, la Ferrari ha già provveduto a sostituirlo con il francese Didier Pironi, presentato all’indomani del Gran Premio d’Italia corso ad Imola a settembre.
Ma torniamo sullo schieramento di Montreal ed ai due candidati all’iride. Un duello che può essere visto anche come un derby britannico tra il Team di Bernie Ecclestone e quello di Sir Frank Williams. La Brabham, con l’arrivo del futuro Padrino del Circus è tornata ad essere una squadra di vertice e la Williams è in piena ascesa. Dopo anni difficili, il sodalizio con i munifici sponsor arabi legati al mercato del petrolio, ha cambiato totalmente le prospettive della scuderia.
Nel 1979, è arrivato il primo successo in F.1 con Clay Regazzoni a Silverstone. Sul tracciato canadese dell’Isola di Notre Dame in riva al San Lorenzo, la tensione è ovviamente palpabile; c’è in ballo il titolo piloti. Riguardo a quello costruttori invece i giochi sono già chiusi in favore della Williams. La partenza viene data con cinque minuti di ritardo e Jones, forse con problemi alla frizione si porta accanto al poleman. Proprio in quel momento si accende il semaforo verde. Piquet scatta tenendo la traiettoria interna, Jones lo affianca e mentre affronta la prima curva a destra cerca di prendere la corda stringendolo. Nelson però non molla e finisce per toccare il muretto a bordo pista ed urtare la Williams. Jones si gira e da il via alla carambola che coinvolge dieci vetture cariche di benzina. Fortunatamente non ci sono conseguenze per i piloti che tornano ai box illesi, ma alquanto nervosi e non mancano le polemiche. Piquet, dolorante ad un polso per il contraccolpo ricevuto tenendo il volante attacca Jones:” E’ un pazzo. Alla prima curva mi ha chiuso la strada e mi è venuto addosso.” Pronta la replica dell’australiano, un po’ più tranquillo:” Io ho preso la mia traiettoria, guardando avanti. Poi ho sentito una botta al retrotreno ed ho visto che Piquet aveva tentato di infilarmi. Non ho nessuna colpa; non ho gli occhi dietro per vedere cosa succede alle mie spalle.” La gara viene sospesa e dopo circa un’ora tutte le monoposto sono in grado di riprendere il via. Se l’australiano può partire con la sua FW07 alla quale è stata sostituita l’ala anteriore e la fiancata sinistra, non è così per il capofila del mondiale; costretto a scendere in pista con il muletto e con il motore utilizzato nelle prove. Un handicap non da poco.
Al secondo start, Jones è lesto a prendere subito la testa seguito dalla Ligier di Pironi autore di una partenza fulminea che beffa Piquet. Alla conclusione del primo giro, Jones conduce davanti a Pironi, Piquet, Giacomelli, Reutemann, Watson, Laffite e De Cesaris. Il brasiliano è però ben lungi dall’alzare subito bandiera bianca e malgrado sia acciaccato reagisce prontamente. Al secondo passaggio, dapprima supera Pironi, poi si porta a ridosso di Jones e lo supera, diventando così il nuovo leader. Nelle retrovie, Giacomelli va in cerca di gloria con la sua Alfa Romeo attaccando Pironi, che però non cede. I due vanno per prati, col bresciano che si gira. Entrambi ripartono, ma Giacomelli prenderà mestamente la via dei box prima di ritirarsi. Destino analogo anche per De Cesaris (sulla seconda Alfa), per Patrese, Fittipaldi, Cheever e Andretti. E’ una sorta di decimazione. Piquet intanto prosegue indisturbato la fuga.
La sua Brabham BT49 bianca e blu vola e il distacco da Jones aumenta col passare dei giri. Arriva ad oltre 9 secondi, quando il V8 Cosworth cede di schianto ed sogni iridati di Nelson svaniscono in una nuvola di fumo bianco. Forse il brasiliano ha forzato un po’ troppo, o forse il muletto non era proprio a posto. giungiamo al giro 25 e Jean Pierre Jabouille è vittima di un brutto incidente. Dopo aver perso il controllo della sua Renault, s’infila nel muro di gomme dove rimane imprigionato tra le lamiere. Occorreranno ben 30 minuti per estrarre il francese dall’abitacolo ed una volta trasferito in ospedale, gli verranno diagnosticate due fratture alla gamba destra che lo terranno lontano dalle piste per oltre tre mesi. Circa l’uscita di strada, la causa verrà imputata alla rottura di una sospensione. La corsa prosegue e nelle posizioni di testa la lotta si fa serrata. Pironi è ormai negli scarichi della Williams ed al 44esimo passaggio prende il comando. Nemmeno il tempo per godersi la leadership, che il transalpino viene avvisato che la direzione ha deciso di infliggergli un minuto di penalità per partenza anticipata.
E’ il colpo di scena che decide il mondiale! Jones ormai virtualmente vincitore, tira i remi in barca non affaticando la meccanica della sua FW07 e va a conquistarsi la corona iridata: prima per lui e per la Williams. Alle sue spalle si piazzano Reutemann (suo compagno), Pironi, Watson sulla McLaren, Villeneuve e Rebaque sulla vettura gemella di quella di Piquet. Jones, neo campione, avrà modo di aggiudicarsi anche il round successivo, ultimo Gran Premio in calendario, a Watkins Glen negli Stati Unti, concludendo nel migliore dei modi un campionato da incorniciare. Sul podio di Montreal, la coppia dei piloti Williams si guarda bene di brindare con lo champagne, in rispetto alla religione musulmana degli investitori della scuderia. Secondo indiscrezioni avranno modo di rifarsi in una festa privata lontano da occhi indiscreti. Jones circondato dai media trova anche il modo di sorridere, contrariamente al suo carattere non molto incline ai convenevoli, piuttosto silenzioso e anche scontroso. Aspetti che lo accomunano ad un altro suo connazionale illustre che ha scritto pagine importanti nel motor sport, parliamo di Jack Brabham, meglio conosciuto come “Black Jack”. Carattere a parte, a Jones va riconosciuto il merito di aver creduto nel progetto Williams quando ancora la scuderia di Sir Frank non offriva grosse garanzie.
Nel 1977, l’australiano era finito sotto i riflettori grazie alla vittoria nel Gran Premio d’Austria sulla modesta Shadow, davanti a Niki Lauda che sulla Ferrari 312T avrebbe bissato il titolo mondiale conquistato nel ’75. Un exploit che aveva indotto Enzo Ferrari a contattarlo. A Maranello erano consapevoli che Lauda se ne sarebbe andato ed erano in cerca di un sostituto. Il Drake gli fece firmare un pre-contratto di cui però non se ne fece nulla. Pare che quell’accordo sia stato incorniciato e conservato gelosamente da Alan nella sua residenza in Svizzera. L’australiano sarebbe stato fiero di correre per il Cavallino, ma visto il protrarsi dei tempi (Ferrari avrebbe poi optato per lo “sconosciuto Villeneuve”), s’accasò alla Williams, malgrado le opinioni contrarie di chi gli stava intorno. Una vera e propria scommessa per quel 31enne di Melbourne, figlio di Stan Jones, anch’egli pilota che si aggiudicò il titolo australiano nel 1956, che s’era imposto due anni prima nel Gran Premio di Nuova Zelanda su una Maybach costruita artigianalmente. Si può quindi ben capire quella passione verso i motori, che spinse il 17enne Alan a cimentarsi dapprima sui kart e poi sulla Cooper del padre in alcune gare club. Nel 1970 emigrò in Inghilterra, dove insieme ad un amico cercò di sbarcare il lunario vendendo auto d’occasione a Londra. Coi primi guadagni esordì nelle categorie minori, cimentandosi in F.3, F. Alantic e F. 5000. Frequentando sempre più assiduamente i circuiti, Jones ebbe modo di farsi largo grazie alla sua professionalità fino a debuttare in F.1 sul pericoloso tracciato del Montjuic a bordo di una Hesketh nel 1975. Proseguì con la Lola, la Surtees e la Shadow con cui trionfò a Zeltweg. Il matrimonio con la Williams rappresentò la grande svolta per quell’uomo rude, ma genuino molto appassionato di corse e con un debole per le auto italiane:” Non amo solo il successo – disse una volta – mi piace correre e più c’è battaglia e più mi diverto.”
Quel 28 settembre di quarant’anni fa non solo cambiò la carriera di Alan, ma pure della Williams, che divenne una dei top team del Circus. Il sodalizio con Jones, proseguì per tutto il 1981. La versione C della FW07 si dimostrerà ancora competitiva, ma la rivalità interna con Reutemann si rivelerà un’arma a favore di Piquet che vincerà il mondiale con la Brabham per un punto sull’argentino. Anche in questa circostanza, emerse il carattere duro dell’australiano che nell’ultimo round a Las Vegas siglò il suo ultimo trionfo in F.1, incurante di fornire un aiuto a Reutemann nella lotta iridata contro Piquet. Alla vigilia di quella corsa decisiva, Carlos era primo in classifica con un punto di vantaggio su Nelson e ben 12 su Alan. Da li in poi la carriera di Jones imboccherà il viale del tramonto. Correrà un solo Gran Premio nell’83 con la Arrows, per poi firmare con l’americana Haas due anni dopo e disputare la stagione 1986 sfiorando il podio in Austria (con un 4° posto). Uscito dal Circus, l’australiano si cimentò in alcune gare del campionato turismo australiano nei primi anni ’90, prima di appendere definitivamente il casco al chiodo.
Amante della vita tranquilla e riservata si comprò terreni in Gran Bretagna ed in Australia. “Quando mi ritirerò, farò il cow-boy e curerò i miei affari.” Una frase pronunciata da Alan ai cronisti, dopo essersi laureato campione a Montreal.
Illustrazioni © Carlo Baffi – immagini © Ford Press – Raul Zacchè (Actualfoto)