Storia

Published on Settembre 6th, 2020 | by Massimo Campi

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Alfa Romeo un marchio mondiale

Il marchio Alfa Romeo è da sempre icona di sport, il primo a conquistare allori mondiali.

Una vettura con il nome Alfa Romeo ritorna a correre nella massima formula, una operazione di marketing ma che riporta l’immagine dei titoli mondiali conquistati dal marchio del biscione. La storia dell’Alfa Romeo è una delle più gloriose, da sempre l’immagine delle vetture italiane è legata alle auto sportive. La ex fabbrica milanese è stata la prima a vincere dei titoli iridati, iniziando dal primo titolo conquistato ben 90 anni fa da Brilli Peri per poi continuare con quello di Nino Farina nel 1950, il primo anno della Formula Uno, per continuare la stagione successiva con il “maestro” Manuel Fangio. Una serie di allori nelle massime formule che hanno fatto grande l’Alfa Romeo ed hanno contribuito a rendere famoso il marchio al mondo intero.

Gastone Brilli Peri, il primo campione del mondo con l’Alfa Romeo P2 il 6 settembre 1925

Sono passati ben nove decenni da quando l’Alfa Romeo vinceva il suo primo titolo mondiale, ovvero nel 1925, precisamente il 6 settembre, sul tracciato dell’Autodromo Nazionale di Monza. Il Gran Premio d’Italia di quell’anno era valido per il “Campionato del Mondo Automobilistico, e vincere l’alloro era un premio molto ambito. Ben 15 le vetture in gara, ma solo otto taglieranno il traguardo dopo 80 giri di una massacrante gara, soprattutto per le parti meccaniche delle vetture. L’Alfa Romeo è la vettura da battere, Vittorio Jano ha creato la “P2”, un vero bolide per l’epoca e chi corre con la vettura del Portello ha quasi la vittoria assicurata. Per la squadra corse milanese corrono i più grandi campioni dell’epoca e sarà Gastone Brilli-Peri che vince la corsa con il tempo record di 5 ore, 14 minuti e 33 secondi a una velocità media di oltre 152 km/h. Alle sue spalle, con un distacco di soli 3 secondi, si piazza l’Alfa Romeo “P2” del compagno di squadra Giuseppe Campari. Nasce allora la leggenda sportiva dell’Alfa Romeo che conquista il primo dei suoi cinque Campionati del Mondo, una storia gloriosa che è durata per decenni. Proprio a seguito di questo successo, che lo proietta nell’olimpo dei costruttori di prestigio, il marchio Alfa Romeo si cinge della corona d’alloro.

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Nino Farina il primo campione del mondo della Formula Uno con l’Alfetta 158.

Era il 3 settembre 1950 quando l’Alfa Romeo 158 numero 18 sfreccia per prima sotto la bandiera a scacchi, con Nino Farina che vince la ventunesima edizione del Gran Premio d’Italia, una gara faticosa, di oltre 500 km, come era abitudine in quegli anni. Con i 30 punti conquistati si laurea campione del mondo, il primo della storia, precedendo Juan Manuel Fangio di tre lunghezze. Nino Farina era nato a Torino il 30 ottobre 1906. Suo padre Giovanni era il fondatore degli Stabilimenti Farina, una delle più antiche ed importanti carrozzerie automobilistiche dell’epoca. Giovanni era fratello maggiore di Pinin, padre dell’ingegner Sergio Pininfarina che, quindi, era cugino di Nino.

L’esordio di Farina in F.1 avviene nella prima gara mondiale, in Inghilterra a Silverstone con l’Alfa Romeo 158. Conquistò la pole, stabilì il giro più veloce e vinse la gara ed in quel 1950, prese parte a sei dei sette eventi in calendario, saltando la 500 Miglia di Indianapolis alla quale partecipavano prevalentemente i piloti nordamericani. Oltre all’Inghilterra, Nino Farina vinse anche i Gran Premi di Svizzera e d’Italia marcando anche il miglior tempo sul giro veloce che a quei tempi significava 1 punto in più su quelli della gara. “Nino Farina era l’uomo dal coraggio che rasentava l’inverosimile”, scrisse Enzo Ferrari sul suo libro “Piloti che gente”. Il pilota torinese era un uomo spesso al centro delle cronache mondane per alcuni comportamenti che, a quei tempi, erano considerati eccessivi: la sua grande passione per le donne e il vezzo di correre con un sigaro cubano fra le labbra. Nel 1952 passò alla Ferrari, dove resterà fino alla fine della stagione 1955 collezionando nell’ordine un secondo, un terzo, un ottavo e un quinto posto mondiale. Morì com’era vissuto, al volante di un’automobile, il 30 giugno 1966. Mentre si recava a Reims per assistere al Gran Premio di Francia, con una Ford Cortina Lotus uscì fuori strada, nei pressi del paese di Aiguebelle, affrontando una curva ad una velocità pazzesca.

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L’Alfetta 158, la vettura che ha conquistato il primo titolo mondiale di Formula Uno.

La vettura era nata a Modena, disegnata e costruita nelle officine della Scuderia Ferrari, quando ancora era il reparto sperimentale e si occupava di gestire i programmi sportivi della fabbrica milanese. L’Alfa Romeo 158 era stata progettata da Gioacchino Colombo con la collaborazione nella zona delle sospensioni e del cambio di Alberto Massimino. La monoposto, nata nella primavera del 1937 era equipaggiata con un motore 8 cilindri sovralimentato di 1.500 cc. La sigla 158 derivava dalla cilindrata e dal numero di cilindri. Venne subito rinominata “Alfetta”, un nome che resterà nella storia della marca del biscione, ma sarà identificata anche come una delle auto più longeve con una carriera sportiva durata ben 13 anni. Gareggiò in varie versioni, ma mantenendo sempre l’impianto costruttivo originale, attraversando gli anni del periodo bellico. La 158 venne progettata per la categoria delle “vetturette” per non andare a scontrarsi con le potenti vetture da Grand Prix dove imperversavano Auto Union e Mercedes.

L’Alfa Corse, diretta da Enzo Ferrari, la fece debuttare il 7 agosto 1938 sul Circuito del Montenero nei pressi di Livorno, un percorso cittadino di 5800 metri da ripetere 25 volte per un totale di 145 km. La vettura conquistò il primo e il secondo posto con Emilio Villoresi e Clemente Biondetti. Nel 1939 arriva la prima evoluzione dell’Alfetta con una potenza cresciuta a 225 cavalli a 7500 giri/minuto. La 158 era rientrata direttamente in fabbrica e gestita dalla struttura tecnica diretta dallo spagnolo Wilfredo Ricart dopo i contrasti avuti con Enzo Ferrari che giudicava il tecnico dell’Alfa come una figura politica e non all’altezza del ruolo coperto. Il 30 luglio si aggiudicò la Coppa Ciano di Livorno e la XV edizione della Coppa Acerbo, il 13 luglio 1939, con Clemente Biondetti. L’ultima vittoria prima della guerra fu al G.P. di Tripoli del 1940, poi venne messa a sicuro per non cadere nelle mani delle forze di occupazione naziste durante il conflitto.

Nel 1946, dopo la parentesi bellica, ci fu il lento ritorno alle competizioni e le fabbriche rimaste tirarono fuori dai nascondigli le vetture che avevano corso nel decennio precedente. Il Servizio Esperienze, diretto da Gian Paolo Garcea si occupò della preparazione e dell’assistenza in gara della monoposto che fu definita dalla stampa “il simbolo della ripresa del nostro Paese”. Al motore dell’Alfetta furono fatte delle modifiche portando la potenza da 225 cavalli a 250 cavalli, era a quel tempo era la vettura più progredita e la più competitiva nella gare. Il 21 luglio rientrò in gara al Gran Prix des Nations di Ginevra, piazzando tre piloti nelle prime tre posizioni: Giuseppe Farina, Carlo Felice Trossi, Jean Pierre Wimille. La stagione continua con le vittorie a Torino, nel GP del Valentino ad a Milano. Nel 1947 sulla 158 venne adottato un nuovo compressione volumetrico Roots a 3 stadi, la potenza aumentò fino a 275 cavalli a 7500 minuto/giro e nella nuova evoluzione   vinse al Bremgarten con Jean-Pierre Wimille. La 158 continua a correre ed a vincere nelle varie competizioni del primo dopo guerra fino a quando, nel 1950 la Federazione Internazionale organizza il primo campionato mondiale di Formula Uno. L’Alfa ha ancora le macchine più competitive ed è pronta alla sfida con una nuova squadra composta da Giuseppe “Nino” Farina, Luigi Fagioli ed il campione argentino Manuel Fangio.

Con 350 cavalli di potenza a 8.600 giri/minuti, ed un peso di soli 700 kg, che porta il rapporto peso/potenza allo stratosferico (per quei tempi) valore di 2Kg/cavallo, l’Alfa Romeo 158 non ha praticamente rivali nel 1950 aggiudicandosi 6 dei 7 Gran Premi di questa prima stagione mondiale. L’unica gara non vinta è la 500 Miglia di Indianapolis, allora inserita nel calendario, ma nessuna macchina europea va in America, come gli americani non verranno mai a correre in F.1. Il 3 settembre Farina si laurea primo Campione del Mondo a Monza. In Alfa Romeo si festeggia, il dominio è assoluto, Farina e Fangio si dividono le vittorie e solo il ritiro dell’argentino a Monza lascia via libera all’italiano. Con il 1950 finisce la carriera della 158, nel 1951 corre la nuova evoluzione Alfetta 159, che aveva già corso e vinto a Monza l’ultima gara di campionato e degna erede, che trionferà cogliendo il secondo successo mondiale per l’Alfa con Fangio.

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Il titolo mondiale nel 1951 per l’Alfetta 159 e Manuel Fangio.

Dopo aver trascorso il Natale 1950 casa, Fangio tornò nuovamente in Europa per la nuova stagione. Nel 1951 iniziarono ad entrare in gioco le fermate per i rifornimenti, la Alfa sovralimentate consumavano mediamente un litro al chilometro e spesso la capacità dei serbatoi non bastava per finire una gara. Fangio vinse a Berna, ma a Spa, seconda gara stagionale, la Ferrari si dimostro molto pericolosa per la corsa al titolo con Ascari e Villoresi. Farina vinse, mentre Fangio perse 14 minuti ai box per la sostituzione di una gomma giungendo alle spalle delle vetture di Maranello. Fangio vinse anche in Francia dopo essere salito sulla vettura di Fagiolo a causa della rottura della sua Alfetta, mentre Ascari giunse secondo sulla vettura di Froilan Gonzales. A Silverstone arrivò la prima vittoria della Ferrari in una gara titolata ad opera di Gonzales. L’unico a stare nella scia della vettura milanese era Fangio, ma dovette soccombere al dominio della Ferrari arrivando secondo. Al Nurburgring arrivò la prima vittoria di Ascari, Fangio arrivò nuovamente secondo riuscendo a guidare l’Alfa solo con la terza e la quarta marcia a causa di una avaria al cambio.

A Monza le Alfa andarono in crisi, Fangio e De Graffared furono costretti al ritiro. La Ferrari fece una doppietta con Ascari e Gonzales, seguiti dalle Alfa di Farina e Bonetto. La gara decisiva era in Spagna, ultimo appuntamento stagionale del 1951. Alfa e Ferrari partirono con serbatoi maggiorati per evitare la perdita di tempo dei rifornimenti, ma poco prima della partenza Gioacchino Colombo disse a Fangio che, dai nuovi calcoli fatti, sarebbe comunque stato necessario effettuare un pit-stop. La Ferrari fece l’errore di partire con pneumatici più stretti che ebbero un consumo eccessivo e le Ferrari dovettero cedere proprio per problemi alle gomme lasciando il via libera a Fangio che conquistò gara e campionato. Juan Manuel Fangio, l’ex meccanico di Balacarce, si era così laureato Campione del Monde 1951 della F.1. L’argentino aveva 38 anni e fu sempre grato alla fabbrica milanese dei risultati ottenuti.

Con il 1951 finisce l’epoca d’oro dell’Alfa Romeo in Formula Uno, nel 1952 si cambia regolamento tecnico, la fabbrica milanese non ha le risorse adeguate per realizzare una nuova vettura. Il futuro sono le macchine di serie, la gestione statale IRI punta sul marchio Alfa e crea i nuovi stabilimenti di Arese ed in seguito Pomigliano d’Arco. L’Alfa Romeo continua a produrre vetture sportive, è il sogno di molti nuovi automobilisti, ma non abbandonerà mai le competizioni, veicolo di immagine per il suo prodotto. Le corse turismo riportano l’Alfa Romeo ai vertici del motor sport, poi ci saranno i titoli di durata, con i prototipi 33 realizzati dall’Autodelta, la struttura sportiva creata da Carlo Chiti a Settimo Milanese. Il ritorno dell’Alfa Romeo alla massima formula avverrà a metà degli anni ’70 con la fornitura di motori alla Brabham di Bernie Ecclestone ed infine con la vettura progettata da Chiti, ma non riuscirà mai a rinverdire i fasti e le vittorie mondiali.

Immagini Massimo Campi

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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