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sabato 25 Gennaio 2025

Il primo sigillo della Lotus

di Carlo Baffi

Monte Carlo, 18 maggio 1958. Dopo aver gareggiato nelle categorie minori, la Lotus fa il suo esordio in Formula Uno e su uno dei palcoscenici più famosi del mondo, il Gran Premio di Monaco. Due anni dopo, il 29 maggio, sempre nel Principato, la monoposto inglese progettata da Colin Chapman, colse il suo primo successo nella massima serie. La monoposto è la Lotus 18 Climax  ed a pilotarla è Stirling Moss, il fuoriclasse britannico recentemente scomparso. Per la verità la vettura non era schierata dalla Lotus ufficiale, bensì dal team di proprietà di Rob Walker, fondato nel ’53 dal discendente dei produttori del famoso whisky. Dopo Connaught e Cooper, a partire dal 1960, Walker iniziò ad utilizzare i telai prodotti dalla factory di Chapman. Le qualifiche videro primeggiare Moss autore della pole, seguito dalle Cooper di Jack Brabham il campione del mondo in carica, Tony Brooks e Chris Bristow. A seguire le BRM di Bonnier e Graham Hill. Le prime due Ferrari, erano in ottava e nona posizione con Von Trips e Ginther. La gara scattata sotto un cielo nuvoloso, vide subito lo svedese Jo Bonnier prendere il comando davanti a Brabham e Brooks, quest’ultimo superato da Moss. Von Trips, vittima di un incendio nella parte posteriore della sua D246, riuscì comunque a proseguire anche se in modo travagliato. Moss nel frattempo iniziò a forzare il ritmo ed al diciassettesimo passaggio aveva la meglio sul capofila Bonnier, passato pure da Brabham quattro giri dopo. Il vantaggio del leader si aggirava intorno ai 6” sugli inseguitori, quando alla 31^ tornata iniziò a scendere una leggera pioggia. Una variabile destinata a scompaginare il prosieguo della gara. Moss infatti rallentò, “Black Jack” Brabham passò a condurre, ma la sua cavalcata durò fino al giro 40, interrotta da  un incidente.

Ritornato in testa, l’inglese precedeva Bonnier, McLaren che si sentiva a proprio agio sul bagnato realizzando il giro più veloce della corsa, Phil Hill e Graham Hill risaliti dalle retrovie. Ma al 60° passaggio ecco un nuovo colpo di scena, con Moss costretto a prendere la via dei box complice il distaccamento del filo di una candela. Fortunatamente il guasto veniva riparato subito in modo da permettere all’asso britannico di tornare in pista. Al 66° giro le cronache registravano un brutto incidente alla curva del Gasometro con Graham Hill protagonista. Dopo una sbandata, la sua BRM numero 6 sbatteva contro la staccionata all’esterno della carreggiata, rimbalzando successivamente verso la parte opposta dove si trovava una struttura in legno costruita per le riprese televisive. Nel crollo rimanevano coinvolti tecnici ed operatori. Il più grave risultava un elettricista colpito dal radiatore staccatosi dalla vettura; costui riportava una commozione cerebrale e la frattura ad una gamba. Prontamente soccorso veniva trasferito all’ospedale del Principato. Un’ulteriore conferma di come in questo Gran Premio le insidie siano sempre state in agguato. Intanto davanti s’era insediato Bonnier, ma Moss per nulla rassegnato dallo stop momentaneo riprese la propria rincorsa e raggiunto lo svedese lo fulminò all’80^ delle cento tornate previste. Il terzo posto era mantenuto dall’americano Hill, dietro di lui McLaren e poi Brooks. Tutto deciso? No. Bonnier rientrava ai box con un problema alla sospensione posteriore della sua BRM. Una sosta lunga che chiudeva definitivamente i giochi. Moss s’imponeva così nella 18^ edizione del Gran Premio di Monaco. Sul secondo gradino del podio saliva McLaren con la Cooper e terzo giungeva Phil Hill al volante della Ferrari. Brooks sull’altra Cooper era quarto, doppiato; e Bonnier ripartito, portava la sua monoposto al traguardo in quinta posizione. Dopo questo secondo round del mondiale, la classifica piloti vedeva al comando McLaren con 14 punti, seguito da Moss con 8 ed Allison con 6. Quel campionato avrebbe incoronato per la seconda volta, Jack Brabham e la sua scuderia, la Cooper sarebbe risultata prima tra i costruttori. Il secondo posto sarebbe stato appannaggio della Lotus, che in quella stagione avrebbe colto un altro successo, sempre con Moss, a Riverside negli Stati Uniti. Erano le prime due affermazioni di una lunga serie di trionfi, che avrebbero permesso la scuderia d’oltre Manica ad diventare una delle più blasonate protagoniste della storia del motorsport. Grazie alle geniali soluzioni del vulcanico patron, nonché ingegnere aeronautico Colin Chapman, la Lotus avrebbe totalizzato negli anni a venire 79 vittorie, 107 pole position, 7 mondiali costruttori, 6 titoli piloti ed una “500 Miglia” di Indianapolis. Al volante del team inglese si sarebbero succeduti fuoriclasse del calibro di Jim Clark, Graham Hill, Jochen Rindt, Emerson Fittipaldi, Mario Andretti e non ultimo il leggendario Ayrton Senna. Senza dimenticare anche uno dei più talentuosi piloti italiani, Elio De Angelis, verso cui Chapman nutriva un particolare feeling. Una lunga storia fatta di gloria, ma anche di momenti tragici figli di un automobilismo dove la sicurezza doveva fare ancora molti passi avanti.

illustrazione e testo © Carlo Baffi

 

Massimo Campi
Massimo Campihttp://www.motoremotion.it/
Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.

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