Storia

Published on Aprile 28th, 2020 | by Massimo Campi

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815 la prima Ferrari, 28 aprile 1940

La prima vettura costruita nel 1940 da Enzo Ferrari non poteva portare il suo nome, si chiamerà Auto Avio 815

Brescia, 28 aprile 1940, alle 6.20 del mattino prende il via della Mille Miglia una nuova vettura pilotata dal marchese Lotario Rangoni Machiavelli e da Enrico Nardi. Sembra una vettura come tante, sarà invece la capostipite della più famosa fabbrica da corsa. Il suo nome è Auto Avio 815, nome anonimo, ma a volerla e costruirla è stato un certo signor Enzo Ferrari, di Modena, un nome già allora famoso. Un avvio come tanti, classe 1.100 – 1.500 in lotta contro le Lancia Aprilia. La carrozzeria è una torpedo, il motore è un otto cilindri derivato dalla meccanica della Fiat 508. Ma c’è un’altra vettura gemella al via con un giovane Alberto Ascari al volante, figlio dell’allora noto campione Antonio, scomparso  15 anni prima a Montlhèry.

Mancano solamente 43 giorni alla dichiarazione di guerra, l’Italia è già pronta a sguainare le armi contro Francia ed Inghilterra e la tradizionale Mille Miglia che si chiamerà  “1° Gran Premio di Brescia delle Mille Miglia”, viene eccezionalmente corsa su un tracciato triangolare tra le città di Brescia, Mantova e Cremona. Il circuito prevedeva nove giri in modo da raggiungere la lunghezza di circa 1000 miglia. La scelta fu dettata dopo il grave incidente del 1938, dove una Lancia Aprilia era uscita di strada finendo nella folla, uccidendo dieci spettatori, tra cui sette bambini. La BMW di Huscke von Hanstein  prese subito il comando della gara e nessun avversario fu in grado di impensierire la 328 tedesca per la vittoria assoluta.  Nella classe 1.500 il giovane Ascari dominò il primo giro, transitando 12° assoluto davanti alla vettura gemella di Machiavelli, ma poi si arrese per un guasto meccanico. Stessa sorta per Machiavelli fino a quando il ponte lo tradì al penultimo giro. La stella della 815 durò solo quel giorno, poi venne dimenticata e solo ritrovata dopo molti anni, ma quel giorno fu molto importante per Enzo Ferrari, aveva dimostrato che poteva diventare un vero costruttore, un imprenditore delle auto, e dopo la guerra darà vita alla sua Ferrari.

Il futuro Drake di Maranello aveva lasciato, nel 1939, con molte polemiche l’Alfa Romeo. Wilfredo Ricart era arrivato al Portello nel 1936 come consulente, ma già nel 1938 era stato nominato capo del esperienze dal direttore generale Ugo Gobbato. Enzo Ferrari  intanto gestiva l’attività sportiva della fabbrica milanese nella sede della sua scuderia a Modena, ed aveva appena realizzato la nuova Alfetta 158 per le gare nella categoria “veturette” . Tra Ferrari e Ricart non corre buon sangue, l’ingegnere spagnolo ha poca esperienza con le corse e da il via a progetti che si riveleranno sbagliati ed ingestibili come la tipo 162 e la 512. Ferrari invece predilige vetture semplici, facili fa gestire, come la 158 e non a caso, nel dopo guerra, saranno proprio le Alfette a riportare l’Alfa Romeo ai fasti mondiali.  Anche Jano se va dal Portello alla fine del ’37 e la successiva vittima sarà proprio Ferrari. Alla fine si arriva ad un accordo, Gobbato sotto le pressioni di Ricart acquista la Scuderia Ferrari e fonda l’Alfa Corse al Portello. Ferrari, nominato direttore della squadra corse, deve sottostare agli ordini dell’ingegnere spagnolo, nonostante le sua Alfetta 158 iniziano a vincere nella Coppa Ciano nel 1938. Tra Ferrari e Ricart è guerra, le idee sono troppo distanti, si arriva alla separazione. Ferrari viene liquidato dall’Alfa con una cospicua somma, torna a Modena, in via Trento e Trieste 11, nei locali della sua ex Scuderia e fonda l’Auto Avio Costruzioni.  Tra gli accordi della separazione con l’Alfa il Drake aveva firmato un impegno di non ricostruire la Scuderia Ferrari nei quattro anni successivi alla partenza da Milano.  Ma Ferrari vive per le corse,  la passione lo divora ed accoglie la richiesta di due giovani facoltosi, Alberto Ascari e Lotario Rangoni Machiavelli per realizzare una vettura con cui correre la Mille Miglia. È la vigilia di natale del 1939, due mesi dopo le vetture sono pronte ed iniziano i primi collaudi su strada.

La 815 identifica il numero dei cilindri e la cilindrata di 1.5 litri, ma quella sigla è anche un piccola rivincita verso l’Alfa che gli aveva rubato di mano la 158, ovvero la sua monoposto di 1.5 litri ad otto cilindri. Il progettisti sono Alberto Massimino, ingegnere torinese ex Fiat e transfuga anche lui dall’Alfa di Gobbato e Ricart, e Vittorio Bellentani, perito industriale di Modena, vecchia conoscenza di Ferrari. Viene deciso l’uso di un otto cilindri, ricavato dai basamenti di due Fiat 1.100 allineati. La cilindrata è ridotta a 1.496 cc, per correre nella categoria fino a 1.5 litri e non scontrarsi con le veloci BMW e le potenti Alfa 3 litri. La potenza è di 72 cv a 5.500 giri. Per la carrozzeria ci pensa la Touring, di Milano, che sta vivendo un periodo di grande successo realizzando alcune Alfa e BMW da corsa. “Voglio una vettura da corsa, ma che sia anche di lusso” fu questa la richiesta di Enzo Ferrari a Bianchi Anderloni, il creatore della carrozzeria milanese. Ferrari aveva già le idee chiare, voleva personalità ed eleganza, alle prestazioni ci pensava il motore e già vedeva una piccola produzione di 815, ma la guerra pose fine al progetto. Il risultato della Touring fu apprezzato, una torpedo con un cofano motore alto e lungo, una elegante presa d’aria davanti, parabrezza basso e la coda filante.

In Piazza della Vittoria a Brescia la vettura destina interesse, il nome di Enzo Ferrari alle prese con la sua prima avventura dopo il divorzio con l’Alfa fa già clamore, come i nomi dei due piloti, soprattutto quello del figlio di Antonio Ascari, classe 1918, che ha nel suo carniere solo qualche vittoria in moto con Sertum, Gilera e Bianchi. Il giovane milanese corre con il cugino Giovanni Minozzi, mentre il copilota di Rangoni Machiavelli è Enrico Nardi, anche lui diventerà famoso con i suoi volanti.

Quel 28 aprile del 1940 finisce subito l’avventura della Auto Avio Costruzioni 815, ma sono gettate le basi per una nuova grande avventura. Con la guerra anche Enzo Ferrari dovrà riconvertirsi alle varie forniture meccaniche, produrrà  macchine utensili, ma deposte le armi e finito il periodo di accordo con l’Alfa, rinascerà finalmente la Scuderia Ferrari e le vetture potranno portare il suo nome e lo stemma del cavallino rampante.

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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