Storia

Published on Febbraio 27th, 2020 | by Massimo Campi

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Cobra Daytona la macchina che sconfisse la GTO

Nel 1965 entra nel vivo la battaglia tra la Ford e la Ferrari ed il colosso americano vince tra le Granturismo

Cobra, un nome leggendario tra le muscle car, Daytona, il santuario americano delle gare di durata. Cobra-Daytona, anno 1964, la macchina che sconfisse la Ferrari GTO, la regina dell’epoca nelle gare Granturismo. Carrol Shelby e la sua Cobra sbancano le corse USA, è la GT che tutti volevano per correre. Leggera, potentissima, “con i cilindri grossi come fiaschi” sentenziò il Drake nel suo eremo di Maranello. Ma le GTO andavano più forte, serviva più velocità per arrivare davanti alle rosse, serviva battere le Ferrari sul terreno di battaglia, nelle gare di durata, per spianare la strada al colosso Ford che si stava preparando alla guerra del decennio contro il piccolo Davide italico.

Carrol Shelby corre con la Cobra Roadster, ma non basta, ed affida al giovane Pete Brock lo studio di una nuova carrozzeria più aerodinamica. La meccanica doveva rimanere conforme al regolamento Fia per le vetture Gran Turismo, la carrozzeria poteva essere libera, ed in quegli anni erano già nate la Jaguar E-Type Lightweight e la Aston Martin Db4 Zagato che sfruttavano l’omologazione delle vetture già costruite (in pochi esemplari) ed omologate per correre.

Pete Brock sfrutta questa possibilità e sulla base della Cobra 289 disegna una carrozzeria aerodinamica chiusa. Grande muso lungo, tanta potenza, forme arrotondate e profilate. Quando il disegno arrivò sulla scrivania di Carrol Shelby esclamò “bellissima” e Brock subito replicò “andrà anche benissimo, sarà velocissima!”

Subito venne battezzata “Cobra Coupè Hard Top” ed il prototipo è realizzato in una officina di Los Angeles che produceva anche pezzi di ricambio per aeroplani. Era il mese di febbraio del 1964, la vettura costruita era pronta per essere collaudata in pista e non c’era occasione migliore della 24 ora di Daytona, da allora venne ribattezzata con il nome del catino della Florida.

La nuova coupè montava il V8 Ford di 4.997 cc con una potenza di 380 cv a 7.000 giri. L’angolo tra le bancate è di 90°, la distribuzione è realizzata con un solo albero a camme con aste e bilancieri. L’alimentazione è assicurata da 4 carburatori Weber doppio corpo da 48 mm. Il cambio a quattro rapporti è un Borg Warner T10 accoppiato ad un differenziale Salisbury. Il telaio è in tubi di acciaio con l’abitacolo scatolato in lamiera per rinforzare la struttura. I freni sono tutti a disco della Girling. La carrozzeria è in lamiera di alluminio, il tutto per un peso di soli 975 Kg.

Sul catino della Florida la Cobra Daytona pilotata da Dave McDonald e Bob Holbert ottenne subito il miglior tempo in qualifica e durante i primi giri di gara era davanti a tutte le GTO Ferrari fino a quando il differenziale iniziò a perdere olio scaldandosi in modo anomalo. Durante un rifornimento della benzina trafilata dal bocchettone andò a finire sul differenziale rovente e la Daytona terminò la sua prima avventura in una nuvola di fumo e fiamme. Pazienza, pensò Carrol Shelby, riportò i resti della vettura a casa per la ricostruzione ed ordinò la realizzazione di altri cinque esemplari. Alla costruzione ci pensò la Carrozzeria Gran Sport di Modena che modificò anche la coda con uno spoiller per dare più carico al retrotreno.

Dopo la sfortunata gara di Daytona e la conseguente ricostruzione, la Cobra Daytona riapparve alla 12 Ore di Sebring dove vinse la categoria GT davanti a tutte le GTO in gara. Un nuovo ritiro alla 500 km di Spa e di nuovo pronti per la gara più importante della stagione, la 24 Ore di Le Mans. Sull’Hunadieres le Cobra Daytona viaggiavano a 290 Km/h, ben 30 all’ora in più delle Cobra Roadster dell’anno prima. Le Ferrari Sport Prototipo dominano la gara, ma il quarto posto assoluto e primo delle Gran Turismo è per la Cobra Daytona di Dan Gurney e Bob Bondurant. Per Carrol Shelby vale un trionfo. L’ultimo risultato del 1964 è al Tourist Trophy di Goodwood, con Dan Gurney terzo assoluto dietro alle Ferrari 330P di Graham Hill e 250LM di David Piper.

I risultati del 1964 saranno l’antipasto per la grande annata 1965, quella del titolo Mondiale. Daytona, 28 febbraio, Johson e Schlesser sono secondi assoluti, e primi tra le GT, un inizio scoppiettante, si ripete a Sebring, ancora vittoria tra le GT, sempre Sclesser in coppia con Bondurant. Monza, Nurburgring, Reims ed Enna, tutte vittorie di classe. Gli alfieri principali sono sempre Bob Bondurant e Jo Schlesser. In Sicilia Bondurant sale anche sul gradino più basso del podio per l’assoluto. Le GTO, da sempre le rivali della Cobra, riescono a prevalere a Spa con Peter Sutcliffe ed a Le Mans con Mairesse-Beurlys. L’accopiata belga riesce ad avere la meglio sulle tre Daytona ufficiali schierate che vivono a Le Mans la loro caporetto, con l’unica superstite, quella di Sears-Thompson che si classifica ottava. Con le vittorie di classe ottenute la Cobra-Ford è campione del Mondo, ma nel 1966 si cambia strategia: la Ford arriva con le sue GT40 per sfidare le rosse di Maranello.

Per la Cobra Daytona è la fine della carriera agonistica, ma rimarrà nella storia come la prima Ford ad aver sconfitto una Ferrari. Carrol Shelby però non si ferma ed invia la Cobra Daytona a Bonneville dove conquista diversi record di velocità per la categoria granturismo sul lago salato. In tutto sono stati realizzati sei esemplari di Cobra Daytona, ma una leggenda particolare avvolge il primo prototipo che è passato in varie mani, fino a quando è stato acquistato da un produttore musicale che, dopo averla usata, trovandola scomoda e calda, ha deciso di venderla per poche centinaia di dollari al suo autista che la acquistò per la figlia. Anche lei, dopo averla provata, la giudicò inusabile su strada, scomoda, calda e troppo potente e la rinchiuse in un garage dove rimase sepolta per oltre trenta anni, per poi essere venduta ad un collezionista. Ora gli esemplari rimasti di Cobra Daytona valgono una vera fortuna!

Immagini © Massimo Campi

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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