Storia

Published on Febbraio 25th, 2018 | by Massimo Campi

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Jean Pierre Wimille tra Ferrari, Alfa e Bugatti

Jean Pierre Wimille è stato un grande campione ed anche un eroe della resistenza francese, è nato il 26 fabbraio del 1908.

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Velocità, charme, coraggio, pericolo, sono questi gli ingredienti della vita di Jean Pierre Wimille uno dei migliori campioni di Francia a cavallo della seconda Guerra Mondiale. Vincitore due volte della 24 ore di Le Mans, nel 1937 e nel 1939, l’ultima edizione prima dei dieci anni di stop forzato che hanno sconvolto il mondo. La prima vittoria la ottiene, su una Bugatti, con Robert Benoist, la seconda con Pierre Veyron, quello che ha ispirato il nome della attuale supercar, entrambe con una vettura derivata dalla 57S. La 57G, del 1937, era spinta da un 8 cilindri in linea di 3.257 cc, a sua volta derivato dal propulsore della Bugatti 59 da strada, con una potenza di 250 cv. Si trattava di una barchetta biposto scoperta con un enorme muso appositamente realizzato per contenere il lungo 8 cilindri in linea e venne subito ribattezzata “Tank” come la sua progenitrice “32” del 1923. Per aggraziare le linee venne verniciata con due diversi toni di azzurro/blu, la stessa verniciatura ripresa per la nuova Veyron “Wimille”. Benoist e Wimille vinsero la gara compiendo 248 giri alla media di 136,997 km/h per un totale di 3.287 km. La Bugatti del 1939 era sempre una 57G “Tank” ma il propulsore era dotato di un compressore. Wimille e Veyron vinsero la 24 Ore alla media di 139,781 km/h percorrendo 3.354 km in totale.

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Wimille, il pilota.

Jean Pierre Wimille nasce a Parigi il 26 febbraio 1908 ed inizia a correre in macchina nel 1930 a soli 22 anni, con una Bugatti 51A di 1,5 litri presa in affitto. È veloce, ma anche molto irruento e presto distrugge la vettura rimanendo appiedato per tutto il 1931, anche se in quella stagione riesce a partecipare al Rally di Montecarlo con una Lorraine, conquistando il secondo gradino del podio. Nel 1932 ha una nuova Bugatti per correre con cui conquista il GP di Orano in Algeria e la corsa in salita de La Turbie. Si sente già un grande pilota, compra un Alfa Romeo 2.3 Monza e vince il GP di Lorena a Nancy. Ettore Bugatti lo nota, è giovane e veloce, ha anche un grande fascino come persona e gli offre un sedile da pilota ufficiale. Wimille non si fa sfuggire l’occasione e dal 1934 al 1936 è uno dei piloti ufficiali della casa francese. Il primo successo arriva a fine del ’34 in Algeria, continua con diversi piazzamenti nel ’35 ma intanto arrivano le veloci vetture tedesche, Auto Union e Mercedes che dominano i Gran Premi lasciando poco spazio alla concorrenza. Bugatti non può competere con i potenti mezzi teutonici e le grandi risorse economiche messe a disposizione dal nazismo, si ritaglia una propria identità nelle gare di durata, dove conta l’esperienza, affidabilità e costanza. Wimille partecipa a molte di queste gare ed il coronamento arriva con le vittorie nella maratona della Sarthe. Ma il pilota francese è presto notato da Enzo Ferrari che gli affida alcune sue Alfa Romeo nel 1938 con cui ottiene un terzo posto alla Coppa Ciano. Il Drake, grande conoscitore di piloti, riconoscerà il valore di Wimille citandolo nei suoi libri come “uno dei più forti della sua epoca”.

Wimille l’eroe ed il seduttore.

Il mondo sta cambiando, la Germania scende in guerra, invade la Polonia, invade la Francia e Wimille sceglie di entrare nella resistenza francese combattendo contro l’invasore tedesco assieme al suo grande amico Robert Benoist, anch’egli pilota.juliette-greco

Benoist venne arrestato dalla Gestapo e finì giustiziato nel campo di concentramento di Buchenwald, mentre Wimille riuscì a fuggire alla furia nazista riprendendo l’attività di sabotatore fino alla liberazione di Parigi. In seguito si arruolò nell’aviazione dell’esercito della Francia libera partecipando a diverse missioni sui cieli della Germania. Jean Pierre Wimille oltre ad essere un grande pilota ed un eroe della resistenza, ha anche un grande fascino come uomo. Modi da gran signore, un vero seduttore sempre attorniato da molte donne e da amicizie altolocate. Tra i tanti aneddoti sulla sua persona c’è quello raccontato dal collega Renè Dreyfuss: nel 1932, a soli 22 anni, durante il GP des Comminges i due sono coinvolti in incidenti e si ritrovano la sera nella stessa corsia in ospedale. Wimille durante la notte confessa all’amico che ha intenzione di darsi alla politica dopo la carriera di pilota ed alla domanda su chi pensa che lo potesse votare risponde senza nessuna esitazione “tutte le donne, non ho dubbi!”. Dopo guerra, ormai sposato e con un figlio, diventa amante di Juliette Greco, che dopo la sua morte lo definisce “il più grande amore della mia vita!”

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Si ritorna a correre.

Nove settembre 1945, la guerra è finalmente finita, c’è bisogno di svago, di sport e la prima gara del dopoguerra si disputa in Francia, il Grand Prix de Prisonneirs nel Bois de Boulogne a Parigi. Wimille è ancora sotto le armi, ma partecipa alla gara, in divisa militare, con una vecchia Bugatti Type 59/50B 4,7 litri. Vince davanti alla Talbot di Sommer, sarà anche l’ultima affermazione di una Bugatti in una corsa internazionale. La vera attività agonistica riprende nel 1946 e Wimille vince tre gare con una Alfa Romeo 308 ed una con la Alfetta 158. Nel 1947 è ingaggiato dall’Alfa Corse per i Gran Premi internazionali con Varzi, Trossi e Sanesi, mentre in Francia, nella gare nazionali, corre con una Gordini. Conquista nuove vittorie, due con la l’Alfetta e due con la Gordini. Oltre alla carriera come pilota Wimille pensa anche di costruire una vettura di serie e con la collaborazione di due tecnici ex Bugatti, Michel Viel e Pierre Lapaygou concepisce la JPW1, caratterizzata da alcune soluzioni originali. La vettura ha un coefficiente aerodinamico molto basso, un abitacolo con ampie superfici vetrate, tre posti a sedere sul sedile anteriore con quello del guidatore nel mezzo. Monta il motore della Citroen Tracion, in posizione centrale-posteriore di 1.911 cc e 56 cv., ma non è completamente contento del prodotto e ben presto compare una nuova versione con il V8 della Ford Vedette di 2.158 cc.

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La stagione 1948 inizia con le gare della Temporada Argentina dove vince il GP del Rosario con la Gordini 15, dopo una lotta memorabile con la stella locale Juan Manuel Fangio, che ricorderà sempre il francese come uno dei più forti avversari della sua carriera. Rientrato in Europa ritorna a correre con l’Alfa Romeo e vince tre Gran Premi: quello d’Italia al Valentino, il GP di Monza e quello di Reims.

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Wimille è considerato da tutti uno dei più forti piloti della sua epoca, sembra pronto per la prossima Formula Uno che sta per nascere, ma il 28 gennaio del 1949 finisce tutto contro un albero in Argentina. Con la sua Gordini ritorna alla Temporada sudamericana, e durante le prove di GP di Buenos Aires succede il dramma. Diverse sono le versioni: forse abbagliato dal sole, forse per colpa di uno spettatore che attraversa la pista è costretto ad un repentino scarto per evitarlo. La sua Gordini esce sul terrapieno, schizza in aria e va a sbattere contro un albero ricadendo a terra. Wimille sembra non avere gravi conseguenze, viene caricato su una ambulanza ed ha anche tempo di chiedere ai soccorritori cosa sia successo, ma saranno le sue ultime parole!

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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