Storia

Published on Ottobre 23rd, 2016 | by Massimo Campi

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Tavoni ed il licenziamento dei dirigenti nel 1961

Nel 1961 tutto il vertice della squadra Ferrari viene licenziato in tronco e sostituito con nuovi giovani

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Ottobre 1961, un anno particolare a Maranello, con le vittorie mondiali nelle massime categorie dell’automobilismo, sia con le monoposto che con le ruote coperte. Ma anche l’anno del dramma di Wolfgang von Trips, il pilota destinato al titolo mondiale che è andato invece al compagno Phil Hill. Non si sono ancora spenti gli echi della tragedia di Monza, con il pilota tedesco sono morti altri tredici spettatori ed molti sono rimasti feriti, quando arriva una nuova inaspettata notizia con la sostituzione di tutti i vertici dirigenziali della Ferrari.

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A Maranello è successa una vera e propria rivolta interna e otto dirigenti, alcuni tra gli uomini più vicini ad Enzo Ferrari e fondamentali per la fabbrica, sono stati licenziati in tronco. Per anni il motivo è rimasto abbastanza misterioso, poi è venuta a galla la verità: la signora Laura, moglie di Enzo Ferrari, era ormai un problema per molti di loro, con varie ingerenze nell’attività quotidiana. Una presenza spesso imbarazzante con scenate in pubblico fuori luogo. Della Casa e Gardini vengono accusati di essere dei ladri, Galassi viene schiaffeggiato, Tavoni apostrofato più volte.  I dirigenti, ormi esasperati, fecero mandare una raccomandata scritta da un avvocato in cui chiedevano ed Enzo Ferrari di lasciare la moglie lontano dalle piste e dalla fabbrica. La raccomandata porta i nomi di Ermanno della Casa (direttore amministrativo), Girolamo Gardini (direttore commerciale), Federico Giberti (direzione approvvigionamenti), Enzo Selmi (direttore del personale), Carlo Chiti (responsabile progettazione), Giotto Bizzarrini (responsabile sperimentazione prototipi), Fausto Galassi (responsabile della fonderia) e Romolo Tavoni (direttore sportivo). Ferrari, pur addolorato, deve reagire, in fondo la Signora Laura è sua moglie, e la madre del povero figlio Dino, anche se il matrimonio è ormai solo di facciata. Non ammette l’ingerenza dei dirigenti nella su vita privata, nel suo dramma famigliare, soprattutto non tollera il modo: con una lettera di un avvocato!

Il risultato fu il licenziamento in tronco degli otto e la immediata sostituzione con le giovani leve come Mauro Forghieri, Giampaolo Dallara, Franco Rocchi, Walter Salvarani, tutti personaggi che dimostreranno ben presto la validità della scelta fatta e la vittoria di un’altra scommessa del Drake.

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Romolo Tavoni è uno dei pochi testimoni rimasti di quella vicenda. Fino a quando c’è stato in vita Enzo Ferrari non ha mai voluto rivelare i veri motivi di quanto è accaduto. Ha raggiunto il traguardo delle novanta primavere e con gli anni ha raccontato i fatti, ma soprattutto il clima che si respirava in quel lontano inizio autunno a Maranello.

“In quel famoso ottobre del 1961 abbiamo sbagliato noi dirigenti. Noi eravamo impiegati, siamo diventati funzionari e poi dirigenti di azienda. Ferrari ci ha fatto crescere umanamente e di responsabilità, quando si è trattato di prendere una decisione che riguardava lui, per colpa di sua moglie, malata e pazza, abbiamo fatto l’errore di scrivergli. La signora Laura accusò Della Casa di essere un ladro di fronte a tutti. L’aveva sbeffeggiato, ma tutti sapevamo che la signora Laura non era in se, lui invece adirato andò dall’avvocato e fece fare la famosa lettera. Il contenuto riguardava il ruolo di noi dirigenti che era messo in difficoltà dalle interferenze della signora Laura. A parte le parole aveva anche schiaffeggiato Galassi e spesso aveva urlato in pubblico verso tutti noi. L’errore nostro fu quello di scrivere quella lettera, dovevamo invece avere il coraggio di parlargliene apertamente. Lui ci aveva formato, aveva creduto,  dato fiducia e noi non abbiamo avuto il coraggio di dirgli in faccia la nostra difficoltà, è stato questo il grave errore. Due anni prima, a Pescara, la signora Laura mi aveva apostrofato in pubblico  e tirato un bicchiere di Coca Cola sulla camicia. Io, conoscendo la situazione, non reagii, mi cambiai la camicia e feci finta di niente di fronte a tutti. Lui ce lo aveva detto “mia moglie non sta bene e questo è un mio grande problema”. Noi avevamo dovuto capirlo, ed invece avevamo tradito la sua fiducia, non eravamo stati capaci di affrontare apertamente il problema. Quando ricevette la lettera ci convocò, ma intanto aveva già nominato i vice al nostro posto, con un grande coraggio, come suo solito.”

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Come era la vita di Enzo Ferrari in quel 1961?

“La vita di Ferrari è stata un successo pubblico in un dramma famigliare, ed il successo che ha avuto nel pubblico non è mai riuscito ad appagare le pene che ha sofferto nel privato. Lui soffriva, sapeva fare il duro, ma dentro ha sempre sofferto. Non voleva mai andare a casa dalla signora Laura, lavorava sempre fino a tardi. Quando poteva si rifugiava dalla signora Lina, sua moglie ormai non gli preparava neanche da mangiare, la signora Lina invece era una brava cuoca ed era quella che gli offriva il calore di una famiglia. Una vigilia di Natale, era tardi, mi dette uno strappo fino a casa, gli dissi di salire, mi guardò e disse che ero fortunato perché avevo una famiglia che mi aspettava, vidi tanta malinconia, anche una lacrima, nascosta dietro gli occhiali scuri.”

Un uomo diviso tra due famiglie, ma c’era anche sua madre

“La signora Adalgisa era l’unica che riusciva a comandare su Enzo Ferrari, almeno in certi momenti, ma non sempre. Quando Ferrari prendeva certe decisioni anche sua madre era impotente, come quando decise di sposare la signora Laura. Quando siamo stati licenziati, Della Casa andò dalla signora Adalgisa a spiegare l’accaduto e tre ore dopo è stato riassunto in fabbrica.”

 

Vi siete mai riappacificati?

“Io avevo una posizione privilegiata in Ferrari, ero dentro le cose, e quando me ne sono dovuto andare via lui mi ha odiato, aveva forse anche paura che io rivelassi tanti segreti di cui era informato. Dopo un anno e mezzo ci siamo nuovamente incontrati e lui mi ha detto che, se volevo, la scrivania era ancora disponibile. Avevo firmato un contratto per tre anni con la ATS  e mi disse che i contratti si potevano annullare. “ho sempre rispettato i contratti, le regole sono regole per me” .“Tavoni le regole possono essere cambiate, torni che starà bene come prima”. “Commendatore, la ringrazio ma sarei sempre una minestra riscaldata” mi guardò profondamente negli occhi e disse “Tavoni le ho insegnato troppe cose e lei le ha imparate troppo bene”. Dopo due anni a mezzo lo incontrai di nuovo e mi disse con tristezza che non era cambiato nulla con sua moglie, anzi peggiorava sempre di più e capii che era sempre più solo.”

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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