Published on Maggio 27th, 2015 | by Bruno Brida

Maria de Villota, la verità negata

L’Health and Safety Executive (HSE) britannico, istituto responsabile della sicurezza sul lavoro (il corrispettivo della nostro Inail), ha comunicato, senza alcun documento di supporto, che non verrà intrapresa nessuna azione legale nei confronti della Marussia (oggi Manor) per il grave incidente subito dalla driver Maria de Villota nel 2012.

Le conseguenze immediate furono la perdita dell’occhio destro, ma i danni fisici subiti contribuirono probabilmente alla sua morte, ufficialmente per un problema cardiaco, avvenuta l’11 ottobre 2013 in un albergo di Siviglia, dove avrebbe dovuto tenere una conferenza stampa.

La famiglia de Villota, però, non intende accettare la decisione dell’HSE ed intende attivare tutte le azioni legali possibili a tutela del buon nome di Maria, vittima di un incidente in cui furono violate tutte le norme di sicurezza di base.

Maria de Villota non volle mai parlare di quanto accaduto all’aerodromo di Duxford il 3 luglio 2012 quando un semplice test aerdinamico della Marussia di Formula 1 si concluse con uno schianto contro la rampa di carico di un camion posto a bordo pista. Voleva che fosse la giustizia inglese ad accertare le responsabilità dell’accaduto, giustizia che invece la chiuso la faccenda con un “non luogo a procedere”.

Per correttezza d’informazione, va detto però che l’HSE non è entrato nel merito dell’efficienza della monoposto, bensì ha verificato solo che quel giorno che le misure di sicurezza fossero adeguate.

Secondo il quotidiano spagnolo Marca, che ha voluto riaccendere i riflettori sull’incidente, per gli inglesi il camion era parcheggiato regolarmente e, per il tipo di test in programma, la normativa locale non prevedeva la presenza di un medico o di un’ambulanza.

Incidente de Villota

Maria de Villota soccorsa dai meccanici Marussia subito dopo l’incidente. Quel giorno sulla pista mancava il personale medico.

A questo punto i giornalisti del quotidiano hanno voluto ricostruire quanto accaduto sulla sconosciuta pista inglese il 3 luglio 2012, partendo dalla dichiarazione di Maria agli ispettori dell’HSE. Lei ha sempre sostenuto che l’impatto è avvenuto certamente per un concatenarsi di cause (come le condizioni della pista e la bassa temperatura di freni e pneumatici) ma che tutto ha avuto origine da qualcosa che sulla vettura non ha funzionato.

Secondo Marca, quel maledetto test venne svolto frettolosamente (i lavori erano in ritardo di un giorno sulla tabella di marcia) e senza un briefing con la de Villolta, al suo primo giorno di lavoro alla Marussia come test driver. Fu fatta salire sulla vettura in fretta e furia, senza alcun controllo preventivo sulla monoposto.

Quella di Duxford è una pista provvisoria, con un rettilineo sul quale vengono presi i riferimenti cronometrici. Il rettilineo termina con una doppia esse (porta ai … box) che deve essere imboccata a velocità ridotta. Ed è qui che avvenne l’incidente.

Maria ha sempre sostenuto che sulla monoposto successe qualcosa. Avvicinandosi alla esse, per due volte cercò di scalare le marce, inutilmente. A questo punto entro in funzione l’antistallo, dispositivo che aumenta il regime del motore per evitare che si fermi con una marcia inserita.

Maria riusci ad inserire la terza, ma la pista era scivolosa e le gomme fredde. Secondo il suo raccondo, vide davanti a se, a circa 25 metri, un camion. Premette in tasto neutral per mandare il cambio in folle, ma non ottenne alcun effetto. Allora si attaccò disperatamente ai freno. Le ruote si bloccarono e la vettura scivolò inesorabilmente verso la rampa del camion lasciata alzata a 70 centimetri da terra. L’impatto del casco contro lo spigolo della rampa avvenne a 40 orari.

Il quotidiana Marca scrive che inizialmente i tecnici presenti al test avrebbero confermato la dichiarazione di Maria, per poi ritrattare tutto, forse per pressione dei capi della Marussia. Alla fine fu la parola di Maria contro quella di tutta la squadra che ventilò la possibilità che l’incidente fosse accaduto solo per colpa della spagnola, che però vantava una buona esperienza con le monoposto (Superleague Formula, Formula Palmer Audi, Euroseries 3000).

I familiari de Villota non intendono accettare la conclusione dell’HSE proprio per difendere il buon nome di Maria, vittima, secondo loro, di un incidente in cui furono violate tutte le norme di sicurezza … e del buon senso.

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About the Author

Laureato in ingegneria. Giornalista da oltre 40 anni nel settore motoristico, produzione e sportivo. Consulente della comunicazione. Esperienze: redattore di Quattroruote, caporedattore di Autoruore 4x4, caporedattore centrale della Gazzetta di Crema e della Gazzetta di Monza, direttore di Paddock.



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